The Crew accende la crociata contro la scomparsa dei giochi

Parte da uno YouTuber il movimento Stop Killing Games

The Crew accende la crociata contro la scomparsa dei giochi

The Crew, primo capitolo della serie motoristica di Ubisoft, ha visto la luce nel Dicembre del 2014. Lo scorso anno, la casa franco-americana ha però segnato le date della sua dipartita: lo scorso Dicembre il gioco è stato rimosso da tutti gli store online e questo Lunedì, 1° Aprile, i server sono stati chiusi definitivamente.

Non è certo la prima volta che una software-house mette offline i server di un suo gioco che, ormai vecchiotto, ha da tempo smesso di "monetizzare": stiamo parlando di società per azioni che, volenti o nolenti [noi], devono fatturare utili e non di associazioni benefiche senza scopo di lucro. Ciò non di meno, simili episodi rivestono un ruolo particolarmente grave nel momento in cui riguardano giochi - come The Crew, per l'appunto - che sono strutturati in modo da poter funzionare unicamente on-line.

Tradotto ai minimi termini:
dal 1° Aprile non è più possibile giocare a The Crew.

Anche in questo caso non parliamo di una "prima volta": tanti altri giochi, soprattutto su piattaforma Mobile, subiscono questa sorte. Come se non bastasse la progressiva sparizione del supporto fisico a favore del mercato digitale - in cui il detentore delle IP può decidere in qualsiasi momento di rimuoverla dagli store - la chiusura dei server è un'altra considerevole crepa nel progetto della conservazione delle opere videoludiche.

Stop Killing Games: la Crociata di Accursed Farm

Di fatto però gli accordi di licenza parlano chiaro: i giochi - come d'altronde la musica e le opere cinematografiche - sono di proprietà dei creatori, gli utenti finali ne possiedono solo una licenza d'uso [sì: anche se acquistano una copia fisica] e i proprietari possono farli sparire quando vogliono. A questo proposito sono diventate rapidamente famose le parole di Philippe Tremblay, direttore delle sottoscrizioni proprio in seno a Ubisoft, il quale ha sostanzialmente detto che i giocatori devono abituarsi all'idea di non possedere i giochi.

Non c'è veramente nulla che si possa fare per contrastare questo fenomeno?

Secondo Ross Scott, lo YouTuber che amministra il canale Accused Farm, è possibile movimentarsi in modo che questa sorta di sopruso da parte delle SH, accusate di aver intascato i soldi da parte dei giocatori e averli poi privati del bene acquistato, sia contestato a livello legale. In un lungo video di 30 minuti, Scott descrive accuratamente il problema e presenta una proposta concreata per una linea d'azione.

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"Non parliamo esclusivamente di The Crew o di Ubisoft - spiega nel video - parliamo di cercare di trovare un sottile collegamento nell'industria in modo che i governi possano esaminare questa pratica per impedire ai publisher di distruggere i nostri giochi."

Ciò non di meno, la pietra dello scandalo, la goccia che fa traboccare il vaso, o semplicemente il caso più prossimo ed evidente, quello insomma su cui ha senso battersi in questo momento, è proprio quello di The Crew. Scott ha aperto un sito intitolato Stop Killing Games che descrive le varie azioni che possono svolgere gli utenti per segnalare questi soprusi ai vari e rispettivi organi governativi dedicati alla tutela dei diritti dei consumatori.

Il sito, tradotto anche in Italiano, è strutturato in modo da fornire passo-passo le istruzioni su come collaborare con l'iniziativa. Le legislazioni più forti in questo senso sembrerebbero essere quella tedesca e quella francese - un ottimo punto d'inizio, visto che Ubisoft ha sede legale proprio in Francia - mentre per l'Italia e le altre nazioni dell'Unione Europea i passi da seguire tendono comunque ad essere inviati in Francia.

Ovviamente quando si parla di segnalazioni e proteste inoltrate attraverso i canali governativi ufficiali bisogna prepararsi a lottare contro quei mulini a vento che rispondono al nome di Burocrazia: nell'esempio in questione il primo passo da fare è quello di inviare a Ubisoft una richiesta di non dismissione dei Server; una volta che si possiede la prova di questa comunicazione, va inoltrata all'organo segnalato e quel punto ci saranno da attendere fino a due settimane per una risposta...

"Chiedere alla gente di aspettare fino a due settimane prima di fare il passo successivo potrebbe rovinarci - ammette Scott - potrei star chiedendo l'impossibile, non so. Questo potrebbe essere esattamente il motivo per cui l'industria dei giochi è stata in grado di farla franca con questo schifo per tutto questo tempo. Non tutti avranno l'attenzione per il passo successivo. Ma alcuni di voi lo faranno, lo so!"

Altre attività che il movimento propone sono petizioni e raccolte di firme online, nonché la condivisione del sito per aumentarne la visibilità.

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Gli Obiettivi di Stop Killing Games

Ma cosa si propone di ottenere il movimento, al di là della [improbabile] salvezza di The Crew? In generale, gli obiettivi sono i seguenti:

  • I giochi venduti devono per legge essere mantenuti in uno stato funzionale.
  • I giochi venduti non devono richiedere necessariamente la connessione coi publisher o coi partner affiliati per funzionare.
  • Quanto detto sopra si applica anche ai giochi che hanno venduto contenuti tramite micro-transazioni.
  • Quanto detto sopra non può essere eluso neppure con un accordo di fine licenza.

Probabilmente tutti questi obiettivi sono ostacolati da mulini a vento molto più grossi e robusti rispetto alla burocrazia governativa, ma è pur vero che se si vuole portare avanti una battaglia mirata ad ottenere qualcosa bisogna pur cominciare da qualche parte.
La scelta di aderire o meno, naturalmente, è nelle mani di ciascuno di noi...