Retrogaming: l'87% dei giochi "muore"

C'è chi lotta per preservarli

Retrogaming l87 dei giochi muore

Mettere le mani su un gioco nuovo o relativamente recente è semplice: in generale basta aprire lo store online della nostra piattaforma, spendere soldi dalla carta di credito e via, si gioca. Ma quando i giochi non sono nuovi, quando si vuole mettere le mani su un vecchio classico o in generale su un gioco precedente e al 2010 - data dell'avvento del mercato digitale - che si fa?

Uno studio condotto da The Video Game History Foundation in collaborazione con the Software Preservation Network ha evidenziato come una percentuale veramente alta di software, intorno all'87%, sia attualmente pressocché introvabile per l'utente. Sì, esatto: quasi 9 giochi su 10 di quelli prodotti prima del 2010 non si possono più giocare.

C'è da dire che questa statistica non tiene conto dei giochi che hanno subito un restyle in tempi recenti: se infatti un Final Fantasy VII è reperibile essenzialmente identico su PC e PS4/5 nonostante l'esistenza di un Remake, così non è per l'originale Yakuza PS1 di cui esiste solo il rifacimento Yakuza Kiwami, considerato un titolo a sé ai fini di questa statistica.

"Per quasi 9 giochi classici su 10 ci sono poche opzioni: collezionare e preservare giochi e hardware vintage, viaggiare da un capo all'altro del paese per visitare una biblioteca o... piratare - spiega la co.director del VGHF, Kelsey Lewin - nessuna di queste opzioni è desiderabile, il ché significa che molti videogiochi sono inaccessibili alla massa se si fa eccezione per pochi e dedicati fan. È molto triste!"

Secondo lo studio, circa il 13% dei giochi anteriori al 2010 sono conservati nelle biblioteche, e ciò è dovuto al fatto che le leggi per la tutela delle opere protette contro la copia ha fatto sì che queste non fossero convertite in digitale e poi smaltite come molto altro materiale.

"Immaginate che l'unico modo di vedere Titanic sia trovare una vecchia cassetta VHS e dover preservare il vostro vecchio equipaggiamento vintage in modo da poterla ancora guardare - continua Lewin - E che nessuna biblioteca, neppure quella del Congresso, possa fare meglio: possono conservare e digitalizzare quella VHS di Titanic ma dovreste andare fino a lì per guardarla. Sembra una follia, ma è la realtà che viviamo nel mondo dei videogames, un'industria da 180 miliardi di Dollari, mentre i giochi e la loro storia spariscono."

Raggiunta telefonicamente dai colleghi di Kotaku, la Lewin ha anche spiegato di essere allarmata dal fatto che gran parte dei titoli sono in mano a società che non sempre hanno interesse a preservarne la memoria. A questo proposito ha fatto l'esempio di Nintendo e della chiusura dell'eShop che ha portato alla sparizione di tantissimi titoli per Game Boy.

"Quando l'eShop ha rimosso la disponibilità della libreria Game Boy, il numero dei titoli disponibili è crollato dall'11% al 4.5%. La compagnia ha spazzato via la metà della disponibilità della libreria del Game Boy semplicemente chiudendo il Nintendo eShop. ma questa non è neppure una critica a Nintendo: non dovrebbe esistere una simile vulnerabilità. È pazzesco che qualcosa come la chiusura di un negozio possa eliminare totalmente la disponibilità di tanti giochi."

Ma cosa ne pensano le autorità di tutto questo? È importante preservare e conservare la possibilità di giocare ai vecchi titoli? Secondo la Entertainment Software Association (ESA) purtroppo non sarebbe così.

"L'ESA si è in generale opposta a tutti i nuovi esempi proposti. La loro idea è 'no, ciò danneggerebbe i nostri profitti' o 'ciò danneggerebbe i profitti dell'industria'. Secondo l'ESA l'industria sta facendo molto per mantenere i giochi classici in release, considerandolo un fiorente mercato di ristampa. Ed è vero: c'è un fiorente mercato di ristampa. Ma questo copre solo il 13% dei videogiochi e non sembra possa migliorare in futuro."

Quanti di voi conservano ancora un Mattel Intellivision e giocano regolarmente a Burgertime o Astrosmash? Noi ne conosciamo uno...