E' Stadia il famoso progetto gaming di Google

E Stadia il famoso progetto gaming di Google

Che Google fosse interessata in qualche modo a entrare nel mondo dei videogames, era cosa ormai risaputa. A parte i tentativi, falliti, di contrastare Twitch nel campo dello streaming dedicato al mondo videoludica, la casa di Montain View aveva lasciato diverse “briciole di pane” nel corso degli ultimi mesi, che davano un quadro abbastanza chiaro della sua prossima mossa. Project Streaming è stato sicuramente il primo, con la possibilità per l’utente di poter giocare una versione di Assassin’s Creed Odyssey (quasi) al massimo del dettaglio, praticamente senza intoppi. La seconda, ancora più chiara della prima, è l’aver portato in casa Jade Raymond, appena fuoriscita da Electronic Arts, in qualità di vice presidente. Non sono mancati ovviamente i leak del possibile pad di questa fantomatica console e nemmeno le dichiarazioni di aziende come Id Software e Ubisoft (Azienda che per prima ha lanciato la Raymond) che hanno appoggiato il lavoro di Google, garantendo la loro presenza sul palco della GDC per l’annuncio in pompa magna.

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Difficile pensare ad una console vera e propria, in grado di primeggiare contro Sony, Nintendo e Microsoft. Non per le scarse disponibilità di Google, sia intesi, quanto piuttosto perché il mercato sembra già essere saturo e, soprattutto, si intravede all’orizzonte l’arrivo del cloud gaming. Basta console con i classici lettori, roba ormai vetusta, basta una piccola scatoletta da collegare alla TV, una connessione in fibra e il gioco è fatto. Il keynote di Sundar Pichai, CEO di Google è stato chiarificatore sulla volontà del colosso americano di entrare, di forza, nel mercato del videogioco.

Un processo iniziato da tempo, in un certo senso, ma che culmina oggi con Stadia. E’ Phil Harrison (ex Xbox) a salire sul palco per parlare di una piattaforma che non solo promette di giocare con maggiore semplicità, ma che dovrebbe favorire anche i creators su YouTube. E’ da proprio da YouTube che parte l’esperienza di gioco. E’ lo stesso Harrison a fare un esempio pratico: guardando un video di Assassin’s Creed su YouTube sul canale Ubisoft, si potrà trovare un bottone “Gioca”, che in meno di 5 secondi aprirà una istanza sul nostro browser con l’ultima versione del gioco disponibile, senza scaricare niente, senza dover ricorrere a patch di alcun tipo, ma lasciandoci solo il piacere del gioco. Un’esperienza scalabile e trasportabile, dal momento che potremo interrompere la sessione sul nostro PC per riprendere dallo stesso punto sul nostro telefono, o dal un tablet, o anche da una TV che abbia inserita una Chromecast HD.

Insomma, non dovrete comprare niente di nuovo per usare Stadia, a parte il controller, molto simile al classico pad Playstation, ma con l’aggiunta di due nuovi bottoni. Uno per catturare sessioni di gioco da condividere su YouTube, il secondo invece legato a particolari funzioni implementate dagli sviluppatori del gioco, come per esempio chiedere aiuto in un punto specifico del gioco dove si è rimasti bloccati, per avere subito un suggerimento in tempo reale per superare il livello.

Ovviamente il peso della tecnologia si sposta propria sulla rete internet e sull’ottimizzazione del software, ma Google garantisce ben 7500 data center sparsi in tutto il mondo, per garantire sempre un rendimento al di sopra delle aspettative, dal momento che così come mostrato sul palco, Stadia sarà in grado di riprodurre giochi in 4K fin dal lancio e successivamente anche in 8K. Una struttura potente e scalabile, anche grazie ad un accordo stretto con AMD che ha creato apposite GPU in grado di assecondare anche i più grossi carichi di calcolo possibile, addirittura più di quanto fatto dal Xbox One X (10.7 Gigaflops contro i 6 di Xbox). Insomma, il Data Center sarà la vostra piattaforma di gioco del prossimo futuro.

A porre l’accento sulla questione è intervenuta anche Id Software, da sempre considerata come una software house innovativa e alla continua ricerca di nuove sfide tecnologiche. La piattaforma Google si è dimostrata perfettamente in grado di far girare non solo l’episodio di Doom uscito qualche anno fa, ma anche il prossimo Doom Eternal, addirittura in 4K e 60 frame al secondo.

I vantaggi saranno estendibili anche sul versante multiplayer, dal momento che client e server saranno all’interno della stessa macchina (più o meno), annullando anche la possibilità di hacking o cheating. La piattaforma sarà aperta, quindi sarà anche interfacciabile con le console. Google però metterà a disposizione degli sviluppatori anche importanti mezzi di machine learning per aiutare i creatori dei giochi a semplificare operazioni che altrimenti porterebbero via, letteralmente, anni di lavoro.

Ma è ovvio che per Google la vera partita si giochi dall’altra parte del monitor, e ha creato quindi tutti i presupposti necessari per far si che il sistema si autoalimenti attraverso la community. Stadia è quindi il tassello che mancava tra chi gioca e chi guarda, lasciando all’utente finale ii compito di scegliere da quale parte stare. Ad ogni modo, per passare da semplice giocatore a creator, adesso basta solo un semplice tasto. Che sia un altro modo per assaltare Twitch e la sua community? Probabile. Del resto è Google stessa a snocciolare in numeri il fenomeno del videogioco a livello globale. Oltre due miliardi di giocatori, 200 milioni di creators su YouTube, 10 miliardi di dollari di ricavi dalle monetizzazioni dei video sui videogames, 50 miliardi di ore passate dagli utenti a guardare video sul tema, sempre su Youtube.

Di fronte a questi numeri era impensabile che Google rimanesse con le mani in mano e Stadia può essere il primo, vero passo, per una cambio di paradigma sul videogioco 3.0. Ne sapremo di più quest’anno, quando Stadia sarà lanciata ufficialmente. Nel frattempo, giù il cappello.