Conservare pubblicamente i giochi? L'ESA è contraria

L'associazione dell'industria americana si schiera contro, ma la questione resta delicata

Conservare pubblicamente i giochi LESA è contraria

Ancora una volta torniamo a parlare del tema della preservazione dei videogiochi nel tempo. Si tratta di un argomento con diversi profili problematici, perché da un lato sussiste il serio rischio che buona parte del patrimonio videoludico vada perduto per sempre, soprattutto quello precedente alla rivoluzione digitale; dall'altro lato, stiamo pur sempre parlando di prodotti commerciali e chi li gestisce deve valutarne innanzitutto l'aspetto economico.


Inserire i giochi nelle librerie pubbliche

Il Copyright Office della Libreria del Congresso USA sta esaminando la proposta di includere i videogame in un archivio pubblico. Come riporta Game Developer, i giochi così conservati sarebbero accessibili da remoto per scopi di ricerca, grazie ad una apposita eccezione al copyright. Questa proposta è frutto della Software Preservation Network, una associazione il cui scopo è appunto quello di preservare i videogiochi.

La proposta ha però incontrato il contrasto di un'altra associazione, la Entertainment Software Association (ESA, quella che organizzava l'E3), che rappresenta gli interessi dell'industria dei videogame. Tramite il legale Steve Englund, la ESA ha escluso che i suoi membri (ovvero le compagnie del settore) possano approvare questa forma di accesso da remoto, a prescindere dai limiti imposti ad esso.

Comprensibilmente, la ESA guarda all'interesse dei suoi membri, che è quello di mantenere il pieno controllo delle proprietà intellettuali. Questo però non risolve il problema di preservare i giochi: riguardo il punto, la ESA liquida la questione sostenendo che stia ai singoli publisher occuparsene. Abbiamo visto che effettivamente qualcuno si sia mosso in tale direzione, ma di certo non basta, soprattutto considerando che c'è una mole di videogame del passato che un publisher non lo ha più.