Sniper: Ghost Warrior 3

Sniper Ghost Warrior è una serie ormai arrivata al terzo episodio, un prodotto per intenditori di un sottogenere di nicchia dei classici FPS, che con l’uscita di Sniper Ghost Warrior 3 punta a muovere i primi passi nel mondo degli open world e nei budget di produzione tripla A: un obiettivo ambizioso per i polacchi CI Games, che a circa un mese e mezzo dall’uscita sul mercato (4 Aprile 2017) hanno voluto mostrarci i progressi raggiunti.

La ricetta di Sniper Ghost Warrior 3 è quella dei film d’azione anni ’90, ambientati in località ben lontane dalla democraticissima America: un est europeo politicamente instabile, governi corrotti, e separatisti dediti ai peggiori crimini di guerra. Si tratta di una formula già collaudata molte volte sul grande schermo, e proprio per questo più che adatta ad un gioco che non mira a fare della storia il proprio punto saliente. 

Nonostante il setting e la storia di una Georgia sull’orlo della guerra civile siano sufficienti per far  immergere immediatamente il giocatore fra boschi, strade innevate e piccoli villaggi diroccati, joypad in mano il primo impatto con l’ambientazione non è esattamente dei migliori: per quanto la missione provata negli uffici di Koch Media fosse già a gioco inoltrato, si intuisce come gli sviluppatori abbiano cercato di costruire una trama complessa (quasi “cinematografica”) -ma fin troppo legata agli stereotipi di genere: soldatesse procaci e trafficanti d’armi, vendette e vecchi rancori, il tutto reso in modo abbastanza piatto e senza troppa inventiva attraverso dialoghi scontati e personaggi poco memorabili.

Lasciando da parte la narrazione, punto non certo fondamentale per il genere, si può notare come la stessa mentalità che abbia spinto per una natura open world traspaia anche nella struttura delle missioni di Sniper Ghost Warrior 3: durante le ore di gameplay provato, ad esempio, gran parte del tempo è stato dedicato al setup dell’infiltrazione in un matrimonio -dal furto di un camion in una distilleria per oltrepassare i checkpoint al nascondere le armi in un luogo sicuro. Una volta giunti al matrimonio vero e proprio, un attacco terrorista interrompe la nostra missione e trasforma la cerimonia in un bagno di sangue da cui dovremo fuggire, per recuperare le armi e ritornare sul luogo del delitto alla ricerca di indizi sui mandanti.

Missioni non del tutto open, va detto -ma dietro cui si intuisce lo sforzo di voler rendere l’impressione di una esperienza di gioco aperta a diverse angolazioni e possibilità, ben diverse dalle classiche missioni di infiltrazione e sparatorie. Sul piano di puro gameplay, infatti, Sniper Ghost Warrior 3 supporta in ogni missione tre tipi di approccio diverso: chiamate in-game appunto Sniping, Ghost e Soldier, le tre tipologie (rispettivamente la pura attività di cecchino, gli avvicinamenti basati sulla furtività, e quelli invece più diretti “arma in mano”) possiedono ognuna il proprio albero di abilità ed i propri punti esperienza -incoraggiando in questo modo la specializzazione e la sperimentazione di soluzioni magari non proprio in linea con lo spirito della missione.

Sempre sul piano di gameplay, tuttavia, la versione provata ha mostrato delle problematiche piuttosto evidenti per quanto riguarda l’intelligenza artificiale del nemici: forse una legacy dei vecchi capitoli, l’IA in Sniper Ghost Warrior 3 sembra essere in parte ancora basata su un modello action vecchio stile, ed in parte tarata non proprio perfettamente per quanto riguarda la percezione. Molti degli avversari incontrati sono sembrati dotati di coni di visuale estremamente focalizzati (tanto da ignorare l’uccisione di un alleato letteralmente al proprio fianco) ma allo stesso tempo dei tiratori dalla mira infallibile sulla lunga distanza (elemento più che frustrante nel caso di vasti spazi aperti, in cui è capitato frequentemente di ritrovarsi sotto tiro senza nessun avvertimento). Allo stesso modo, alcuni problemi di routing hanno costretto la maggior parte dei soldati nemici su dei binari piuttosto comici nelle fasi di movimento e perlustrazione negli ambienti chiusi, rendendo alcune situazioni di gioco al limite del grottesco, ma c'è comunque ancora tempo per rimediare.

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