The Woman in the Wall: il thriller di Paramount+ sullo sfondo di una scioccante storia vera

Su una sconvolgente storia vera, con migliaia di persone coinvolte, nasce il thriller con Ruth Wilson

di Chiara Poli

Ruth Wilson è una bravissima attrice. Un’interprete intensa. A prescindere dai ruoli in cui la vediamo, ritroviamo sempre la totale aderenza al personaggio, cosa non scontata.

L’avrete vista in Luther, nell’inquietante ruolo di Alice Morgan accanto a Idris Elba, o in The Affair - con Dominic West, Maura Tierney e Joshua Jackson, o ancora in Queste oscure materie, nei panni di Mrs. Coulter. In questi e in tutti gli altri ruoli ha sempre dimostrato il proprio talento, ma stavolta sta superando se stessa. Su Paramount+, con un nuovo episodio ogni sabato, è protagonista di The Woman in the Wall, un avvincente thriller britannico ambientato in Irlanda sullo sfondo della vicenda di cronaca reale che ha scioccato il mondo. La serie è ambientata nel 2015, prima dello scioccante ritrovamento che rese il caso dei bambini rubati aprisse gli occhi al mondo intero su ciò che accadeva negli istituti per madri e bambini. Ma andiamo con ordine.

La trama di The Woman in the Wall


Lorna Brady (Ruth Wilson) lavora come sarta non lontano dalla propria casa a Kilkinure, nell’Irlanda del Nord. Il suo lavoro è molto apprezzato ma Lorna è una donna parecchio riservata: vive da sola in una grande casa e sembra restia a stringere legami, sebbene abiti in una cittadina in cui tutti si conoscono. Quando la vediamo per la prima volta, è sdraiata in mezzo a una strada, in camicia da notte: Lorna è sonnambula. In casa ha una stanza in cui sembra ammassare tutti gli oggetti che rovina o riporta a casa durante il sonnambulismo. E, nonostante prenda precauzioni mettendo diversi lucchetti a tutte le porte, una mattina si sveglia nel proprio letto e in quella stanza trova un cadavere.

Intanto un prete, Padre Percy, viene trovato morto a Dublino e il detective Detective Colman Akande (Daryl McCormack, Bad Sister) - che conosceva la vittima - si reca a Kilkinure dove viene ritrovata l’auto del prete.

Cos’è successo? Chi è la vittima a casa di Lorna? Aveva qualcosa a che fare con il biglietto anonimo che Lorna aveva ricevuto il giorno prima, in cui qualcuno affermava di sapere cosa fosse successo alla sua bambina? E in che modo Kilkinure e Lorna sono legate a Padre Percy?

I bambini rubati dalla Chiesa in Irlanda: il caso delle lavanderie della Maddalena


Il caso ha sconvolto il mondo intero. All’inizio del 2021 l’Irlanda ha reso pubblico il rapporto completo della commissione d’indagine del Governo sugli orfanotrofi dell’orrore in Irlanda. Il caso nasce dall’inchiesta del quotidiano Sunday Independent.

Nel 1922, dopo secoli di colonizzazione britannica, l’Irlanda ottenne l’indipendenza diventando una Repubblica autonoma. In quell’anno, venne deciso di affidare alla Chiesa le strutture adibite a istituti d’accoglienza per ragazze rimaste incinte al di fuori dal matrimonio e gestite da suore appartenenti a vari ordini. Si chiamavano ufficialmente Mother and Baby Homes (Casa della madre e del bambino), ma venivano chiamate comunemente Magdalene Laundries (lavanderie della Maddalena). Esistevano in tutto il Regno Unito già nel diciottesimo secolo, con l’idea di offrire alle ragazze un luogo sicuro in cui portare a termine la gravidanza, lontano dagli occhi delle famiglie e delle comunità a cui venivano raccontate bugie sull’allontanamento delle future madri.

In realtà, le ragazze venivano costrette a lavorare duramente e i loro figli, spesso strappati alle loro braccia, finivano in altre strutture in cui morivano prematuramente per mancanza di cure, mentre chi le gestiva intascava lauti compensi dai soldi pubblici.

Nel 2017 nella contea di Galway, le autorità rinvengono i corpicini di quasi 800 bambini seppelliti, correlati a una di queste strutture. Il caso esplode e viene istituita una commissione d’inchiesta sugli abusi e gli orrori condotti in queste strutture in Irlanda. Abusi e orrori che, naturalmente, le donne irlandesi denunciavano da tempo, senza che nessuno si prendesse la briga di indagare sui fatti.

Il rapporto del 2021 dimostra come, fra il 1922 e il 1998, le Mother and Babies Homes, istituti e orfanotrofi finanziati dallo Stato e gestiti dalla Chiesa cattolica, abbiano registrato un tasso di mortalità infantile altissimo, decisamente fuori dal comune. Malattie, malnutrizione, maltrattamenti: in questi luoghi morirono oltre 9000 bimbi nati al di fuori del matrimonio, mentre le loro madri subivano abusi e violenze di ogni genere, perpetrati nel tempo. Fino a perdere la vita.

Annalisa Lo Monaco, riguardo alle Lavanderie della Maddalena irlandesi, scrive:

“Nella lavanderia di Donnybrook, in pieno centro a Dublino, giacciono in una fossa comune i corpi di 155 donne, che nei calcoli delle suore sarebbero dovute essere 133: ci sono 22 cadaveri in più, senza contare che i certificati di morte sono solo 75. Donne senza nome e identità, dimenticate da tutti, per le quali mai nessuno ha versato nemmeno una lacrima, né per la loro morte, né tantomeno meno per una vita vissuta in segregazione, senza aver commesso alcuna colpa”.

Se non avete vissuto sulla Luna, avrete senz’altro sentito parlare del caso che ha portato il premier irlandese Michéal Martin, eletto nel 2020, a chiedere pubblicamente scusa al suo popolo e al mondo intero con queste parole:

Mi scuso per il torto generazionale inflitto alle madri irlandesi e ai loro figli che sono finiti nelle “Mother and Baby Home” o in istituti di contea. Come dice chiaramente la commissione, non avrebbero dovuto essere lì. Mi scuso per la vergogna e lo stigma a cui sono stati sottoposti e che per alcuni rimane un peso ancora oggi. E scusandomi, voglio sottolineare che ognuno di voi era in uno di questi istituti per colpa di qualcun altro, ognuno di voi è irreprensibile, ognuno di voi non ha fatto nulla di sbagliato e non ha nulla di cui vergognarsi.

Sullo sfondo di questa atroce vicenda, che secondo il rapporto ha coinvolto oltre 56.000 donne, si innesta la storia di The Woman in The Wall.

Lorna e il dolore di una madre


La storia della serie TV con Ruth Wilson, che firma anche da produttrice esecutiva, è costruita interamente attorno al caso delle “lavanderie”, come le chiamano a Kilkinure, dove un convento nascondeva proprio una di queste strutture dell’orrore.

Nella cittadina, tutti sanno che Lorna è una delle madri della lavanderia vicina. Le donne che erano state portate in quel luogo si riuniscono, ma avendo perso la speranza di ritrovare i loro bambini e di ottenere giustizia, si tratta perlopiù di riunioni in cui emerge la rabbia delle sopravvissute.

Lorna è sola. Soffre di sonnambulismo. Ha subito abusi e ha perso la sua bambina, che le è stata strappata dalle braccia subito dopo essere venuta al mondo.

Il motivo per cui gli autori della serie creata da Joe Murtagh (Origin) per BBC ci informano praticamente subito del passato di Lorna è duplice.

Da un lato, veniamo spinti a solidarizzare con Lorna, vittima di orribili abusi e privata ingiustamente della sua piccola. Dall’altro, la serie vuole rappresentare tramite il personaggio di Lorna il dramma di tutte quelle donne, decine di migliaia, forse di già, che hanno subito il suo stesso destino e che lottano ogni giorno per sopravvivere al dolore.

Ci sono ferite che non si rimarginano mai e sicuramente perdere un figlio fa parte di queste.

Grazie alla storia di Lorna, coinvolta in un crimine misterioso, The Woman in the Wall squarcia il velo su una realtà molto più diffusa di quanto si pensasse: le ex ragazze madri degli istituti che cercano di rifarsi una vita, alcune senza mai riuscirci davvero.

Il caso investigativo seguito dal sergente investigatore Akande si lega a un passato oscuro, che per moltissimo tempo è stato nascosto, negato, non creduto. Ma che oggi sappiamo essere un’orrenda realtà.