The Traitors Italia: perché il reality psicologico sta conquistando gli italiani
Tra psiche, inganni e suspense: scopriamo perché la versione italiana di The Traitors sta piacendo così tanto.
Negli ultimi anni l’Italia è invasa dai reality show. Molti di questi ripropongono dinamiche ormai prevedibili: la storia d’amore che nasce tra le lenzuola di una casa affollata da una ventina di concorrenti, la quotidianità estrema e spietata su un’isola deserta o l’esperimento sociale in cui le coppie vengono divise e messe alla prova da gruppi di single tentatori. Questi format, pur continuando a essere seguiti e apprezzati, forse anche grazie all’ondata di trash irresistibile amplificata da meme che diventano subito virali, rischiano di essere drasticamente travolti da una novità approdata di recente. The Traitors Italia è infatti la versione italiana del reality americano che sta rapidamente conquistando una grossa fetta di utenti. Ecco perché, secondo noi, ha tutte le carte in regola per rivoluzionare il panorama dei reality italiani.
Quando la psicologia incontra la strategia
“Per ordine dei traditori, sei stato assassinato”. Una sentenza che riecheggia in ogni puntata, ma che fa costantemente un certo effetto. Partiamo prima da una breve introduzione, in modo da farvi capire meglio cosa sia effettivamente The Traitors. Si tratta di un reality basato sulla serie olandese De Verraders, ispirato alle meccaniche di Mafia o Werewolf. Nel nostro caso, la prima stagione è stata pubblicata su Prime Video, prodotta da Fremantle Italia. Un gruppo di concorrenti soggiorna in un castello particolarmente suggestivo: da una parte ci sono i leali, dall’altra dei subdoli e silenziosi traditori. Quest’ultimi si riuniranno in conclave allo scoccare della mezzanotte, scegliendo la loro prossima vittima da assassinare durante la notte. Una morte simbolica, ma è così convincente da sembrare quasi vera.
Lo scopo dei leali è quello di scovare i traditori mettendoli al bando durante la tavola rotonda (o “round table” pronunciato alla perfezione in stile Giuseppe Giofrè, se sapete di cosa stiamo parlando). Qui entrano in gioco diverse dinamiche: la psicologia, il gioco che si fonde con le emozioni, con la confusione, talvolta con il vero delirio e con la paranoia. Cosa è vero? Cosa, invece, è falso? Le menzogne e le strategie, miste alle manipolazioni, possono far dubitare di qualsiasi cosa. In questo caso, noi osserviamo in prima persona quanto una persona sia capace di fingere, progettando vere e proprie messinscene capaci di tenerci col fiato sospeso per tutto il tempo.
Ciò che attira ancora di più, oltre alle dinamiche del reality, è forse proprio il vedere alcuni volti noti mostrarsi in vesti del tutto inedite. È come se venissero messi a nudo, una sorta di Hunger Games o Squid Game in cui giochi e psiche si intrecciano in modo così estremo e adrenalinico da tenere sulle spine per tutto il tempo. Funerali da cardiopalma che, seppur inscenati, appaiono incredibilmente veri, persone che iniziano a dubitare perfino delle loro stesse convinzioni e menti manipolate in modo così subdolo da sembrare di trovarsi in un Battle Royale fatale, più che in un semplice gioco.
Qui si va oltre il gioco
Oltre alla componente psicologica, che gioca un ruolo cruciale nell’intera serie, incide in modo determinante la spontaneità e l’autenticità delle reazioni dei concorrenti. Una sorta di meccanismo naturale che si innesca dopo pressioni emotive, giudizi, critiche, spirito di sopravvivenza. E a quel punto viene spontaneo chiedersi: emozioni così forti derivano dalla voglia di continuare a giocare, e quindi ambire al bottino, o il format è così geniale da mettere in luce dimensioni più profonde, che superano l’aspetto puramente materiale? Noi optiamo per la seconda opzione.
Ci è rimasta impressa una frase di una concorrente in seguito a una risposta particolarmente accesa di un altro partecipante (evitiamo di farvi spoiler per non rovinarvi l’esperienza). Alla sua reazione esagerata, lei ha risposto con un: “Non parlarmi con quel tono da maestro, altrimenti qui si va oltre il gioco”. Una risposta apparentemente banale, ma che in realtà rispecchia appieno ciò che accade tra quelle mura. Il gioco non è più un semplice gioco: dover scovare un traditore, doversi difendere dalle accuse, dover fingere e pensare costantemente alla prossima mossa, può essere sfiancante e innescare una reazione a catena di conseguenze. Ciò che affascina ulteriormente è osservare gli sguardi di chi è stato accusato ingiustamente o, meglio ancora, di chi sta per essere scoperto e deve celare la preoccupazione nei suoi occhi.
Le meravigliose ambientazioni italiane
Oltre a una sorprendente Alessia Marcuzzi, conduttrice che si è calata perfettamente nella parte della Regina del Castello, le ambientazioni sono a dir poco straordinarie e contribuiscono in modo decisivo alla resa complessiva del reality. Le missioni quotidiane, volte a far accrescere il bottino della squadra, si svolgono tra scenari estremamente suggestivi e convincenti. Si tratta di due castelli della Val di Non, in Trentino-Alto Adige: Castel Valer e Castel Nanno, un vero e proprio tributo alle meraviglie italiane.
Una narrazione non convenzionale
Ciò che distingue The Traitors Italia dai classici reality game è il focus narrativo. Nel Grande Fratello troviamo dinamiche apparentemente simili come le nomination, ma l’aspetto relazionale è completamente diverso e si basa sulla semplice convivenza. In questo caso, lo spettatore conosce le menzogne e vive una tensione costante: vive le paranoie e i dubbi dei leali, ma assiste anche agli stratagemmi subdoli dei traditori, quasi come se fosse leale e traditore allo stesso tempo. Se vogliamo fare un più preciso riferimento alla formula di questo reality, allora non possiamo non menzionare “Lupus in fabula”, i cui punti focali sono la deduzione e il bluff. I Lupi Mannari, in quel caso, devono uccidere tutti i contadini senza farsi scoprire, ed esattamente come in The Traitors il gioco si svolge a turni alternati tra notte e giorno.
In ogni caso, la scelta del cast può sicuramente giocare un ruolo cruciale nell’intera esperienza. Proprio per questo motivo la scelta dei traditori può ribaltare completamente il gioco, così come il ruolo di alcuni leali può dare davvero vita a un reality che rischierebbe di apparire monotono o troppo semplice se fossero presenti i personaggi sbagliati.
The Traitors Italia è uno dei migliori reality?
Il successo di questo format varia sicuramente da paese a paese. Nel Regno Unito la finale della stagione 2025 ha registrato circa 9,91 milioni di spettatori medi, una cifra piuttosto impressionante. La versione australiana, invece, sembra abbia attirato solo una nicchia di pubblico fedele. The Traitors Italia potrebbe essere tra le versioni più riuscite e ha tutte le carte in tavola per continuare a conquistare ampie fette di spettatori. Dalle ambientazioni straordinarie del Trentino, al cast ben scelto e al format semplicemente geniale, l’Italia aveva decisamente bisogno di una novità simile. Che sia l’inizio di una serie di stagioni di grande successo?