Locke & Key

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Nato dalla penna di Joe Hill (dietro cui si nasconde Joseph King) e illustrato da Gabriel Rodriguez, Locke & Key è un progetto uscito sotto forma di graphic novel nel 2008 e che trova oggi spazio nella programmazione di Netflix grazie ad una trasposizione curata da Carlton Cuse (Lost, Bates Motel) e Meredith Averill (Hill House) e che potremo vedere sui nostri schermi il prossimo 7 Febbraio.

La genesi di Locke & Key parte dal misterioso omicidio del padre della famiglia Locke, freddato proprio di fronte a sua moglie e al suo figlio maggiore. Sconvolti dall’accaduto l’intera famiglia parte alla ricerca di una maggiore sicurezza (non sono chiari i motivi dell’omicidio), prendendo nuovamente possesso dell’immensa casa di famiglia Locke: la Key House.

Situata nel fittizio paese di Matheson (nella graphic novel gli eventi si svolgevano a Lovecraft), la Key House è quello che ci si potrebbe aspettare da un tipico film horror: enorme, tetra e ricca di segreti. E sarà proprio il più piccolo della famiglia Locke, Bode (Jackson Robert Scott, It, The Prodigy) a essere attirato da una voce misteriosa che lo guida verso un pozzo. Dal fondo del pozzo qualcuno gli dice che all’interno della casa sono nascoste sette chiavi, ognuna dotata di speciali poteri magici. La ricerca delle chiavi si rivela subito fruttuosa per il bambino, senza rendersi però conto di avere innescato tutta una serie di eventi che coinvolgeranno tutti i membri della famiglia, facendo luce anche sulle peculiari origini del padre e della sua famiglia.

Il plot di Locke & Key è sicuramente molto interessante ed è in grado di riuscire a tenere ancorato lo spettatore fino al più classico dei cliffhanger finali che dovrebbe fare da ponte per una ipotetica seconda stagione. Quello che fa storcere un po’ il naso è che nella trasposizione dalla graphic novel originale si siano persi tutti gli elementi più horror e gore, riducendo la serie all’ennesimo teen drama dalle forti connotazioni magiche ed esoteriche.

Intendiamoci, l’intreccio funziona, cast e regia funzionano a dovere, ma manca quella cattiveria che ti aspetteresti da uno che di cognome fa “King” e che, di nuovo, ha inserito a badilate nell’opera originale. Si sente anche la mancanza di uno sviluppo dei personaggi che, ad eccezione di Kinsey (Emilia Jones, la casa delle bambole), risultano tutti un po’ monodimensionali. Un po’ come gli effetti speciali, che fanno ricorso ad una CGI non esattamente “next gen”. Nel cast troviamo anche Darby Stanchfield (Scandal) e Connor Jessup (Falling Skies).

Locke & Key