FROM: trama, personaggi, segreti del successo. Tutto sulla geniale serie di Paramount+

Alla scoperta della formula vincente di FROM, dai personaggi alla struttura narrativa. Rigorosamente senza spoiler

di Chiara Poli

Ricetta per il pilot perfetto: presenta protagonisti, ambientazione, atmosfera a premessa narrativa in 45 secondi. FROM ci ha regalato un pilot perfetto.

Un uomo si aggira per le strade di una cittadina semifatiscente brandendo una campana e suonandola ripetutamente. Cammina suonando e guardandosi intorno. Dice a tutti di andare a casa. Alla cintura porta un distintivo da sceriffo. Il sole sta calando. In meno di un minuto, siamo consapevoli che qualcosa non va: al calar del buio, tutti devono essere a casa. Ma non lo sono. Un uomo, ubriaco fradicio, giace sul pavimento del bar. Il barista cerca di mandarlo a casa, ma lui non si regge in piedi. In città, la moglie dell’uomo fa entrare la bambina in casa - dopo la raccomandazione dello sceriffo - e maledice quell’uomo per non essere tornato.

Poco dopo, assisteremo all’orrore che spinge gli abitanti a stare chiusi in casa dopo il tramonto. Assicurandosi che nessuno apra una finestra o una porta.

Creata da John Griffin, praticamente al suo esordio dopo un paio di sceneggiature, FROM ha ottenuto subito un grandissimo successo fra gli appassionati. Sì, è una serie horror, ma il mistero che avvolge la cittadina e coloro che ci restano intrappolati ha una struttura stratificata, intrigante, che episodio dopo episodio ci svela sempre più sulla natura del luogo al centro della trama. 

Su Paramount+ sono disponibili le prime due stagioni della serie, che ci ha regalato oggi - venerdì 14 luglio, un secondo finale di stagione straordinario.

Già confermata per una terza stagione, FROM si sta facendo notare grazie anche a un cast straordinario, con personaggi che rendono la sfida della sopravvivenza sempre più appassionante, ma al tempo stesso anche più pericolosa.

La trama di FROM


Alcune persone in viaggio verso la propria destinazione, per motivi ancora sconosciuti, restano intrappolati in una cittadina semifatiscente, il cui nome è sconosciuto. Al loro arrivo, vengono informati dagli abitanti che la notte delle creature mostruose dall’aspetto inizialmente umano escono dalla foresta per dare la caccia a chiunque non si sia nascosto o rifugiato in un luogo sicuro. Lo sceriffo Boyd Stevens (Harold Perrineau, Lost) è il punto di riferimento degli abitanti, costantemente in lotta per la sopravvivenza. La studentessa di medicina Kristi (Chloe Van Landschoot, Lune) ha messo in piedi un’infermeria e fa del suo meglio per gestire ogni emergenza medica mentre la carismatica Donna (Elizabeth Saunders, Mary Kills People) gestisce l’antica casa coloniale in cui vive una parte della popolazione della cittadina. 

Ogni volta che qualcuno arriva in città, bisogna riuscire a convincerlo a credere che uscire con il buio non è sicuro, e spiegargli le regole per la sopravvivenza nel luogo infestato - anche da visioni che influenzano alcuni degli abitanti - da cui nessuno sembra potersene andare. Notte dopo notte, giorno dopo giorno, Boyd cerca di scoprire di più sulla natura del luogo in cui è rimasto intrappolato insieme alla sua famiglia, nel tentativo di riportare a casa tutti i suoi compagni di sventura.

Il cast di FROM: personaggi e interpreti. Un approfondimento sui protagonisti


Harold Perrinau, l’ex Michael di Lost, ci regala un’interpretazione straordinaria nei panni dello sceriffo Boyd. Protagonista indiscusso, punto di riferimento per tutti e personaggio pronto a sacrificarsi per il bene della comunità, Boyd ha portato un grande cambiamento. Prima del suo arrivo, la vita era molto diversa. Senza scendere in dettagli, per evitare ogni spoiler, vi basti sapere che dopo il suo arrivo il numero dei morti di ogni notte, prima altissimo, scende drasticamente. Quasi illudendo la popolazione che i mostri della foresta si possano sconfiggere e che si possa condurre una vita dignitosa perfino in quel luogo terrificante. Quasi… Perché, come sempre in questo genere di storie, non sono solo i “mostri” a creare grandi pericoli.

Elizabeth Saunders dà vita a Donna, uno dei personaggi più amati dal pubblico grazie al suo carisma, la sua determinazione, il suo spirito di sacrificio e la sua innata capacità di sdrammatizzare anche i momenti emotivamente più difficili da sopportare. Donna vive nel luogo misterioso al centro della narrazione da prima dell’arrivo di Boyd, e sa bene come ci si arrangiava prima del nuovo sceriffo. In un certo senso è una sua antagonista, perché in quanto leader di uno dei due gruppi - quello della casa coloniale - gode di molto rispetto ed esercita l’autorità. Ma proprio per aver conosciuto la cittadina prima di Boyd lo rispetta e si dimostra più volte collaborativa nei suoi confronti, soprattutto col passare del tempo.

Kristi, interpretata dalla brava Chloe Van Landschoot, è una studentessa di medicina al terzo anno. Grazie a tutti i testi e al materiale medico che recupera cerca di continuare a studiare, per affrontare qualsiasi tipo di emergenza medica. Ha un carattere molto dolce, ma sa anche essere determinata e ferma quando il paziente ne ha bisogno. Conforta tutti coloro che cura, anche quando li ha appena incontrati, e mostra una grandissima empatia e umanità. Stringe un forte legame d’amicizia - che per lui è qualcosa di più - con Kenny, il giovane vicesceriffo della città. Lo interpreta l’attore Rick He, che prima di FROM aveva recitato in 6 episodi della serie The Good Doctor. Kenny è come Kristi: empatico, premuroso, generoso ma fermo quando la situazione lo richiede. I due rappresentano un po’ il cuore degli abitanti in cerca di riparo e sopravvivenza. Mai quanto Fatima, però.

Fatima vive alla casa coloniale. Ha il volto di Pegah Ghafoori, al suo primo ruolo dopo il film Hello Au Revoir. Fatima è una ragazza dolcissima, altruista, sempre preoccupata del benessere altrui. Accoglie a braccia aperte ogni nuovo arrivato, si offre di fare da tutor durante la difficilissima prima notte a chiunque ne abbia bisogno. Tutti le vogliono bene, ed è facile capire perché: Fatima sembra capire e rispettare il carattere di tutti. Nessuno, nemmeno le persone più fastidiose, riescono a turbarla. Ha un grande spirito d’adattamento, si dà sempre da fare per tutti ed è un esempio da seguire. 

Fatima ha un legame speciale con Ellis, il figlio di Boyd. Corteon Moore (Slasher) è perfetto nei panni di un ragazzo giovane, prima molto legato alla famiglia e ora - per ragioni più che comprensibili - alla ricerca della propria indipendenza. Ellis non teme di mettersi in pericolo, se qualcuno ha bisogno di lui. Non esita mai, nemmeno nelle situazioni più spaventose. Coraggioso e generoso, è uno dei personaggi umanamente più ammirevoli della serie. Come Fatima, che non a caso si avvicina a lui.

Ci sono diversi altri personaggi, alcuni arrivati nel corso dei vari episodi. La madre di Kenny, la signora Liu (Elizabeth May) parla sempre in cinese e ha modi sbrigativi e apparentemente sgarbati, ma in realtà si prodiga per tutti cucinando e offrendo i pasti ai cittadini nel Diner, il vecchio ristorante locale.

Ma è dei Matthews che devo parlarvi. Arrivano davanti ai nostri occhi, e rappresentano il nostro punto di vista: quello di chi per la prima volta si trova in un posto sconosciuto, spaventoso, in cui le cose non funzionano come nel mondo a cui siamo abituati e in cui bisogna imparare subito le regole per restare vivi. 

Il padre Jim (Eion Bailey, che ricorderete in Band of Brothers, Ray Donovan o E.R.) all’inizio sembra il classico bravo padre di famiglia che si preoccupa solo di tenere al sicuro chi ama, ma presto mostra anche dei lati irrazionali che rischiano di creare grossi problemi alla comunità. Non è uno di quei personaggi di cui ti fidi a prima vista, ed è esattamente così che è stato scritto e ottimamente interpretato da Bailey. Sua moglie Tabitha (Catalina Sandino Moreno, candidata all’Oscar nel 2005 come migliore attrice protagonista per Maria Full of Grace) invece è molto più portata all’ascolto, sebbene altrettanto determinata a tenere i figli al sicuro. Jim e Tabitha hanno vissuto una tragedia che li ha allontanati, ma ora devono pensare a fare tutto ciò che serve per salvare i loro amati Julie (Hannah Cheramy, già vista nella serie Val Helsing) e il piccolo Ethan (Simon Webster, The Hot Zone), che fin dal suo arrivo instaura un legame speciale con Victor (Scott McCord, celebre negli USA per essere il doppiatore dell’Ispettore Gadget), la persona che più a lungo di tutti ha vissuto in quel luogo maledetto.

Una riuscita serie corale


FROM è una serie corale. Come Lost, The Walking Dead, Il trono di spade e tutte le altre serie in cui una moltitudine di personaggi agisce insieme, portando avanti la narrazione, ciascuno con la propria funzione. Quando ci sono molti personaggi - ve ne ho presentati solo una parte, anche per evitare anticipazioni - è fondamentale che ciascuno di essi sia psicologicamente approfondito, che abbia caratteristiche precise, un ruolo ben chiaro all’interno del gruppo e anche quel pizzico di imprevedibilità che gli permette di spingere la storia in un’altra direzione quando la sceneggiatura lo richiede.

FROM funziona così bene perché ciascuno dei personaggi ha tutte queste caratteristiche. Boyd è l’Eroe che, come tutti gli eroi, a un certo punto dubita di se stesso e rifiuta la “chiamata”, per poi rendersi conto di dover agire per il bene comune, a qualsiasi costo. Donna è il Mentore di tutti gli abitanti della casa coloniale, ma non solo: grazie alla sua esperienza, alla sua età e al suo carattere forte, è in grado di essere un punto di riferimento che agisce al momento opportuno e guida chi non sa come comportarsi nei momenti più drammatici. Jim è il Mutaforme, un personaggio ambiguo che come vi dicevo ha “qualcosa che non va”, e che sembra essere diretto in una certa direzione per poi cambiare strada improvvisamente. E farlo di nuovo, e ancora… Poi ci sono il Messaggero, l’Ombra, il Guardiano della Soglia, tutti gli archetipi studiati da Chris Vogler per l’ambito specifico della sceneggiatura e che ogni scrittore di Hollywood conosce a menadito e usa per costruire l’equilibrio perfetto in ogni storia. Ma questi ultimi ruoli sono attribuiti a  personaggi di cui volutamente non vi ho parlato, per non inserire anticipazioni. Quindi li scoprirete lungo il viaggio.

Ciò che conta maggiormente è la perfetta caratterizzazione di ogni personaggio, inserito in un contesto in cui - anche quando risulta petulante o fastidioso - la sua funzione non devia mai dal percorso prestabilito, affinché tutti i personaggi si trovino nel luogo in cui devono andare, e nel momento in cui devono raggiungerlo.

In una serie corale, l’approfondimento psicologico così prezioso anche per l’identificazione (in forma di attaccamento al personaggio, come accade nelle serie del genere di FROM), richiede necessariamente degli spazi in cui ciascun personaggio possa raccontarsi, interagire con altri, agire in situazioni insolite. In una parola: tutte quelle scene che in The Walking Dead facevano gridare alla “lentezza” della serie, mentre si trattava invece di momenti preziosi per l’approfondimento di una moltitudine di personaggi, e che in Lost venivano trattati episodio dopo episodio nei flashback sui vari protagonisti per raccontarne la storia. 


L’escamotage del flashback, per evidenziare le peculiarità di un personaggio in un altro tempo e in altro luogo, è sicuramente molto funzionale e appassionante, perché immerge lo spettatore in un altro contesto. Ma non sempre è adatto al tipo di narrazione, e quando gli sceneggiatori scelgono altri strumenti - come il monologo, il sogno, il litigio e via dicendo - a un primo sguardo possono inserire momenti dal lento ritmo narrativo, che annoiano gli spettatori più superficiali. Ma sono momenti preziosi, perché hanno tutti uno scopo fondamentale: mostrarci sia le conseguenze delle azioni dei personaggi, sia il loro carattere in modo da aspettarci da loro un determinato comportamento (e poi magari spiazzarci).

FROM è ricchissima di momenti come questi, dedicati un po’ a tutti i personaggi, ma concentrati spesso su Boyd. I suoi monologhi interiori, cioè le sue riflessioni, vengono esteriorizzati affinché anche noi diventiamo partecipi del suo modo di ragionare, del suo stato d’animo, di tutto ciò che sarà utile per portare avanti la storia.

Una serie d’azione, tensione e suspense come FROM inserisce con cura questi momenti di approfondimento lungo il percorso, spesso in brevi parti di ciascun episodio, altre volte negli episodi cosiddetti interlocutori, che servono proprio a farci conoscere meglio i protagonisti. Sia nella prima che nella seconda stagione, FROM ha realizzato episodi come questi, senza però mai spezzare il ritmo narrativo. Senza mai farci dimenticare che il pericolo è costantemente in agguato, e che può cambiare forma, evolversi, assumere sembianze inaspettate.

La formula vincente di FROM


La forza di FROM è tutta qui: nella realizzazione di una serie corale ricchissima di personaggi interessanti, ciascuno con il proprio ruolo, ambientata in un luogo misterioso di cui non conosciamo la natura. Scopriamo indizi un episodio dopo l’altro, elaboriamo le nostre teorie, ascoltiamo i personaggi elaborare la loro - inclusa quella, immancabile, dell’esperimento sotto osservazione.

A prescindere dalla soluzione del mistero - che potrebbe anche non arrivare, o arrivare solo in parte - ciò che conta è il viaggio. Come in Lost, mentre tutti erano ossessionati dalla spiegazione della natura dell’isola e dal finale, contava solo proprio il momento in cui quelle teorie venivano elaborate, l’esercizio mentale di mettere insieme indizi e azioni dei personaggi.

In questo senso, la formula vincente di FROM è la stessa di Lost, di The Walking Dead, di Game of Thrones: immergere lo spettatore in un mondo diverso dal suo, con regole  morali, fisiche e relazionali differenti, spingerlo a voler sapere tutto su quel mondo mentre lo si fa affezionare - o spaventare, o infastidire - dai suoi personaggi, e infine accompagnarlo lungo un viaggio di scoperta che, proprio come nella vita vera, necessariamente porterà a dei cambiamenti.

La ragione che porta il pubblico a un sentimento di disamore verso una serie che prima amavano è proprio il cambiamento. Sempre. Un personaggio muore, un altro arriva, uno esce di scena perché l’attore che lo interpreta vuole fare altro. I bambini crescono, stagione dopo stagione. Gli amori iniziano, finiscono, rivolgono altrove il proprio sguardo. Questo meccanismo di cambiamento ha negativamente influenzato il sentimento degli spettatori nei confronti di molte serie TV: vorremmo sempre che tutto restasse come all’inizio, quando tutto andava “bene” almeno lì, nella nostra serie preferita.

Ma le serie sono fatte dalle persone che, proprio come nella vita vera da cui ci distraggono, cambiano.

Costruire il proprio punto di forza sull’inevitabile cambiamento, con uscite (dolorose) dal cast e modifiche nel pericolo o nel modo di affrontarlo è stata la scelta degli autori di FROM. E si tratta di una scelta senz’altro vincente. Pensate alle Nozze Rosse ne Il trono di spade o all’arrivo di Negan in The Walking Dead: sono momenti in cui tutto cambia, a cominciare dalla composizione del cast della serie che amavamo e che, magari, dopo la morte di quel personaggio ci fa sentire che l’odiato cambiamento affligge tutto.

Se invece costruisco la mia serie fin dal primo episodio con delle uscite di scena e dei nuovi ingressi, il pubblico ne avrà una visione diversa. Avrà comunque i suoi punti di riferimento, ma saprà che potrebbe perderli come è già successo negli episodi precedenti.

La formula vincente di FROM, oltre alla cura per i dettagli, l’attenta caratterizzazione di tutti i personaggi, le ottime interpretazioni e naturalmente il mistero che ti spinge a restare incollato allo schermo per vedere cosa succederà, si basa proprio sulla capacità di includere il cambiamento nella natura stessa nella serie.

E nella terza stagione, che da oggi aspettiamo con ansia, sappiamo già - perché l’abbiamo visto in un finale di stagione da manuale - il cambiamento sarà così grande da rimettere tutto in discussione… Non è straordinario?