Perché si parla tanto di Sound of Freedom? Perché mescola una storia vera a teorie del complotto

Gli allarmi della stampa su Sound of Freedom sono giustificati? Sì, perché un film parecchio insidioso.

Perché si parla tanto di Sound of Freedom Perché mescola una storia vera a teorie del complotto

Cosa c’è di più universalmente incontestabile dell’orrore e del disgusto che suscita la pedofilia? Quale argomento unisce più unanimemente le persone della condanna verso quanti abusano sessualmente di minori, in alcuni casi bambini piccolissimi, strappati alle proprie famiglie per il sollazzo di qualche adulto? Pochissimi argomenti, forse nessuno. Questo chi ha realizzato Sound of Freedom - Il canto della libertà lo sa bene. Per questo sul suo biglietto da visita c’è scritto: “il film che racconta la storia vera di un uomo che ha rischiato la sua vita per strappare dalla tratta due bambini del Honduras, rapiti dalla casa paterna e portati in Colombia”.

Come sempre però il diavolo si nasconde negli dettagli. Chi ha realizzato questo film e perché? A fronte di un ottimo risultato al botteghino statunitense (250 milioni di dollari in tutto il mondo. Tuttavia il film è stato infatti accolto con scetticismo, sdegno, demolito dalla critica a stelle e strisce. Vale la pena di guardare con più attenzione al film di Alejandro Gómez Monteverde, per capire cosa vuole dirci, come ce lo dice e, su tutto, cosa tenta di farci passare, tra le righe.

Perché si parla tanto di Sound of Freedom? Perché mescola una storia vera a teorie del complotto

Sound of Freedom è il kolossal del nuovi film religiosi

Sound of Freedom - Il canto della libertà è un film figlio di una produzione statunitense con cui di solito non entriamo a contatto. Quella delle case di produzione religiose, che si occupano di realizzare lungometraggi pensati per gruppi religiosi e spettatori così ortodossi da sentirsi rassicurati solo se anche il loro intrattenimento arriva sotto l’egida religiosa. Questo non significa che i film parlino necessariamente di temi cristiani o siano adattamenti dei Vangeli, della Bibbia. Ci sono film d'azione, musical, spaccati di vita quotidiana i cui valori e i messaggi, spesso sull’orlo della propaganda, aderiscono perfettamente alle visioni più ortodosse delle confessioni religiose che li finanziano. Comunità in cui c'è molta diffidenza verso i titoli “pericolosi” e liberal mainstream delle major.

Solitamente si tratta di prodotti molto scadenti a livello qualitativo, al limite dell’amatoriale. Il livello è quello di un film TV non troppo riuscito, anche perché giocoforza si attinge sempre allo stesso bacino di interpreti, tecnici, sceneggiatori e registi che lavorano in questo comparto. L’interscambio con Hollywood e con il cinema indie è pressoché inesistente.

Sound of Freedom - Il canto della libertà è invece il kolossal di questo segmento e, senza conoscerne le origini, è quasi impossibile distinguerlo da un regolare film action di media fattura. Lo sforzo economico per produrlo ha pochi eguali nel settore. L’intento era di traghettarlo dove è arrivato - in sala. Mobilitando poi le comunità religiose, spesso comprando in blocco i biglietti, si è creato il fenomeno al botteghino, sorgendo agli onori della cronaca.

L'intento era chiaro: dimostrare che c'è un pubblico per queste pellicole, che non sono di "nicchia". Si voleva provare che c'è un'America molto religiosa che è disposta ad andare al cinema per sentirsi raccontare queste storie. Dalla sua Sound of Freedom - Il canto della libertà ha una carta pesante da giocarsi: Jim Cavizel, l’unico volto davvero famoso del suo cast, seguito a distanza da Bill Camp. L’ex Gesù Cristo di Mel Gibson, protagonista di una delle versioni più violente e gore del calvario cristiano, da anni si è allontanato da Hollywood, abbracciando pubblicamente le visioni di queste correnti religiose, diventando la star di queste produzioni.

Quali sono queste visioni e cosa c’entrano con la storia vera raccontata da Sound of Freedom?

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La storia vera e il complotto: cosa nasconde Sound of Freedom

Sound of Freedom racconta l’eroismo di Tim Ballard (Jim Cavizel), ex agente della sicurezza nazionale statunitense che s’imbarca in una lunga, complicatissima missione in territorio nemico per salvare due ragazzini del Honduras sottratti con l’inganno al padre e finiti in Colombia.

Con anni di lavoro nella squadra anti-pedofilia alle spalle, Tim sente che catturare pedofili in terra americana non basta più. S’imbatte per caso nella storia di Rosio e Miguel e fa di tutto per liberarli. Timoratissimo di Dio, con alle spalle una moglie devota e cinque figli, Tim crea un forte legame con Vampiro (Bill Camp), un altro uomo che ha trovato una forte fede dopo una vita di criminalità, carcere, droghe. Entrambi si battono per liberare quanti bimbi possibile dalla morsa del traffico di esseri umani. Il punto è come.

Nel film infatti Tim si lancia in una missione dai forti risvolti action, con tanti di combattimenti in punta di coltello, infiltrazioni, sparatorie. Tanto che, messi alle strette, i realizzatori hanno ammesso che sì, il film è molto, molto liberamente ispirato alla vera storia. Non è certo la prima volta che una storia degna di essere conosciuta viene un po’ “pompata” per esaltarne l’aspetto adrenalinico, trasformandola in un film d’azione.Ci sarebbe da interrogarsi però se la pedofilia e la tratta dei minori a scopi sessuali siano un argomento su cui è lecito o conveniente fare operazioni a scopo d’intrattenimento di questo tipo. Per farlo bisognerebbe credere alla buona fede di questo progetto. Sfortunatamente per Cavizel e soci, non siamo così ortodossi.

A un primo impatto si potrebbe argomentare che Sound of Freedom è un film che racconta in maniera molto superficiale e facilona un lavoro delicatissimo e complesso, che gli esperti del settore spiegano funzioni esattamente all’opposto. Nella realtà infatti chi salva questi bambini fa tutto l'opposto di quello che succede nel film: bisogna lavorare con la popolazione locale, sul territorio, di concerto con le autorità. 

Il film invece usa i bambini come moneta spendibile per acquistare facile indignazione. Per questo fa leva su una delle paure più ancestrali dei genitori, che uno sconosciuto porti via dal nulla il proprio figlio, rapendolo. I numeri dicono però che solo un bimbo su dieci viene sottratto così. Sound of Freedom non s’interroga mai da dove vengano questi bambini, perché per farlo incontrebbe questioni più scomode, meno gradite al suo pubblico.

Perché si parla tanto di Sound of Freedom? Perché mescola una storia vera a teorie del complotto

Gli altri nove bambini della statistica sono figli di una povertà estrema e spesso vengono avviati alla tratta da chi li conosce, chi è già nelle loro vite. Si tratta spesso di fragili, perché in condizioni di estrema povertà, perché isolati dopo il tentativo di migrazione che li ha separati dai genitori, perché appartenenti alle minoranze queer e quindi perseguitati. Argomenti che Sound of Freedom si guarda accuratamente dal toccare, per quanto invisi da proprio pubblico in larga parte conservatore.

Sound of Freedom sussurra all'orecchio dei complottisti

La malizia maggiore però sta in quel che lascia intendere a un pubblico già familiare con un capello di teorie cospirazioniste che passa sotto il nome di QAnon. Questo giro di pedofili, senza nomi e senza volti, sarebbe formato dalle altre sfere dei governi mondiali, coalizzate per sfruttare non solo a livello sessuale i piccoli. Queste teorie sostengono esista un modo per distillare la paura dei bimbi in un elisir per mantenersi giovani, utilizzato dalle elite. Sound of Freedom fa solo vaghissimi accenni a questa teoria, ma lascia abbastanza buchi, allunga abbastanza silenzi in punti strategici da fare l’occhiolino a chi è andato al cinema proprio per veder confermati i propri timori.

Per il pubblico italiano - a cui viene proposto in una due giorni in sala organizzata da una casa di distribuzione di opere religiose - è pressoché incomprensibile su questo versante, tranne per quanti sono già addentro a queste teorie e vi credono fermamente. Per tutti gli altri c’è però un passaggio in cui si può gustare, diciamo così, tutta la scaltezza e la malevolenza del film. A un certo punto un agente di polizia dà a Camp e Cavizel due siringhe da vaccino e gli dice di tenerle sempre con loro, nel portafoglio o…e lascia cadere allusivamente la frase. Subito il personaggio di Vampiro replica: “così potete tracciare i nostri corpi!” e voilà, l’allusione ai microchip nei vaccini e alle più fantasiose teorie di tracciamento collettivo è servita. Poco più tardi Cavizel riesce a far abbassare la guardia ai cattivi fingendo di essere un medico che porta degli innocui vaccini, associando ancora un volta i medicinali a un inganno, a una copertura…e via dicendo.

Perché si parla tanto di Sound of Freedom? Perché mescola una storia vera a teorie del complotto

Sound of Freedom non è certo il primo film d’azione ispirato piuttosto liberamente a una storia vera incentrato sul fatto che i veri cattivi, la vera cospirazione, sta ai piani alti del Sistema. Franchise come Mission:Impossible e Jason Bourne ripropongono a ogni loro capitolo una variazione di questo schema. Il punto è che Sound of Freedom, dietro il suo intrattenimento di livello tutto sommato accettabile, spinge l’agenda di chi punta a far passare l’idea che guidati da Dio si può lottare contro poteri oscuri, misteriosi, terribili, nascosti chissà dove in un Sistema tutto volto a fare del male ai bambini. Gli stessi piccoli che poi, quando bussano ai confini e alle porte nella vita vera, sono l’incarnazione del pericolo straniero. Il solo utilizzo dei bambini, il raccontare le loro sofferenze indicibili in maniera così manipolatoria, basta a squalificare un’operazione che si traveste da innocuo film action come tanti altri.