Profondo Rosso Live: il culto dei Goblin al Castello Sforzesco
Cronaca dell'evento milanese con la proiezione del film e la colonna sonora dal vivo di Claudio Simonetti's Goblin
Il 50º anniversario del capolavoro di Dario Argento si è trasformato in un rito sonoro e visivo da brividi grazie a Claudio Simonetti e i suoi Goblin, che lo scorso 25 luglio hanno accompagnato la proiezione del film riproponendo fedelmente la versione originale di una delle colonne sonore tra le più iconiche dell’horror italiano.
Milano si tinge di sangue (cinematografico)
Le mura del Castello Sforzesco si sono tinte di un rosso irreale, mentre i circa 1.300 spettatori hanno preso posto sotto un cielo terso. Un'atmosfera carica di attesa: c’è chi ha visto Profondo Rosso tante di quelle volte da aver perso il conto, chi lo conosce solo di nome e chi è presente per riascoltare dal vivo quella musica che nel 1975 cambiò per sempre il volto del cinema di genere.
Composizioni e registrazioni dell'epoca vedevano coinvolto in primis Giorgio Gaslini, pianista e compositore jazz. Subentrarono i Goblin quando Argento chiese un sound più moderno e rock. La formazione del 1975 contava: Claudio Simonetti tastiere, sintetizzatori; Massimo Morante chitarra elettrica; Fabio Pignatelli basso; Walter Martino batteria (poi sostituito da Agostino Marangolo in alcune tracce).
I brani di Gaslini (che incise con musicisti italiani di area jazz, ma non partecipò alle registrazioni dei Goblin):
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Mad Puppet – tema lento e inquietante, con chitarra elettrica e atmosfere sospese.
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Deep Shadows – brano dalle sonorità più cupe e sperimentali.
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School at Night – atmosfera tesa, usata in alcune sequenze investigative.
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Death Dies (Versione Jazz) – con un’impronta più tradizionale e meno rock rispetto a quella dei Goblin.
I brani dei Goblin:
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Profondo Rosso (Main Theme) – il celebre tema principale con clavicembalo, synth e basso pulsante.
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Death Dies (Versione Rock) – batteria incalzante, basso funk e chitarra elettrica.
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Mad Puppet (Versione Goblin) – adattamento più ritmico del brano di Gaslini.
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Wild Session – pezzo strumentale energico e improvvisato.
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Deep Shadows (Versione Goblin) – rielaborazione con arrangiamento più rock.
Claudio Simonetti e la sua band — Cecilia Nappo (basso), Federico Maragoni (batteria), Daniele Amador (chitarra) — entrano in scena agli ultimi bagliori del crepuscolo e il tempo si azzera. In pochi istanti sono pronti a dare vita alla performance live con le immagini del film (restaurato 4K e con il doppiaggio originale dell'epoca) che scorrono su un grande schermo alle loro spalle. Si è subito travolti da brividi ed emozione proprio ai titoli di testa, con quella folgorante e inconfondibile linea di basso. Su 127' minuti di film se ne contano circa 60' di musica.
Argento e lo sceneggiatore Bernardino Zapponi avevano infilato nel racconto momenti di ironia corrosiva e grottesca tra un omicidio e l’altro. In un’epoca in cui il “politicamente corretto” sembra dominare, quelle battute taglienti appaiono ancora più audaci. Durante la proiezione il Cortile della Armi alterna silenzi religiosi a reazioni emotive della platea e qualche nervosa risata in un’altalena di sensazioni.
Musica come coltello scenico
La colonna sonora dei Goblin — dall’ipnosi inquieta del tema principale alle esplosioni prog di “Death Dies” — è suonata in perfetto sincrono con sequenze divenute memorabili. La batteria di Maragoni è il cuore pulsante della tensione, la chitarra di Amador graffia le immagini, il basso della Nappo le avvolge in una spirale dark. Simonetti alle tastiere è il conduttore occulto di quello che per tanti fan presenti è prima ancora celebrazione di musica senza tempo e poi esperienza multimediale.
I momenti di intensità sonora sono tanti, a partire dal primo omicidio, quello della medium, che apre una danza macabra che terminerà in misura egualmente grafica e viscerale in quello stesso luogo, a ridosso dell'ascensore all'esterno dell'abitazione dove si compie il tragico destino dell'assassino. Altro momento di incredibile intensità quando irrompe in scena il brano “Deep Shadows”, nel momento in cui Marcus lotta con gli spettri per la casa maledetta. Composizioni che fortunatamente hanno potuto librarsi nell'aria in tutta la loro potenza espressiva in virtù del fatto che in quei medesimi frangenti non vi sono dialoghi, come ha tenuto a sottolineare Simonetti nel corso della nostra intervista.
Il bis che fa esplodere il pubblico
Calato il sipario sugli intensi titoli di coda con la ripresa del tema principale, la serata ha nuovamente svoltato. I Goblin hanno proseguito riproponendo altre iconiche composizioni, nel corso di un live set sono risuonate note altrettanto iconiche di brani tratti da Suspiria, Il cartaio, Zombi (Argento's cut), Phenomena, Opera, Demoni e certo non ultimo Tenebre. Riletture entusiasmanti dove la band ha potuto letteralmente scatenarsi in aggressivi arrangiamenti: riff prog-metal e incursioni dance-rock con il pubblico sempre più entusiasta, che al termine ha salutato il gruppo con una standing ovation altrettanto liberatoria.
Profondo Rosso - Cinquant’anni e non sentirli
Dopo così tanto tempo Profondo Rosso continua a sedurre perché è perfetto connubio tra estetica, musica e narrazione. La performance dal vivo dei Goblin non è una semplice operazione nostalgia, ma la prova che certi linguaggi artistici restano eterni quando sanno toccare corde profonde, che il 25 luglio 2025 sono state tirate fino a vibrare di piacere e terrore.
Un vero e proprio rito collettivo, parte dell'ampio tour “Profondo Rosso Live Soundtrack 50° Anniversary”, con la band che tornerà sul palco il prossimo 24 agosto al Trasimeno Prog Festival, Giardini del Frontone. Proseguirà il 9 settembre alla Multisala Impero a Varese e poi in Belgio, Canada e Stati Uniti, dove l'8 novembre è attesa all'interno dell'incredibile “Future Ruin Festival” a Los Angeles, dove affiancheranno altre formidabili formazioni come quella di John Carpenter.
Il 29 luglio non si è svolta una semplice proiezione di un film o l'esecuzione di un concerto, ma un'esperienza che ha unito spettatori di più generazioni in un unico respiro, sotto lo stesso cielo estivo, percorsi dai brividi della medesima, inconfondibile, lama sonora.