Nella docuserie su Katrina l’uragano è solo l’inizio: la recensione del doc su Disney+

Uragano Katrina: Corsa contro il tempo, recensione docuserie

di Elisa Giudici

È davvero bizzarro constatare come l’uragano Katrina svolga una funzione minoritaria eppure cruciale nella docuserie dedicata al disastro naturale appena approdata su Disney+. Katrina è la causa scatenante di una concatenazione di conseguenze che diventano il vero cuore narrativo di una storia a tratti difficile anche da ascoltare e che risulterà per buona parte assolutamente inedita rispetto al ricordo di quanto successo nel 2025 a New Orleans. Tanto che il titolo è quasi forviante: c’immaginiamo che la corsa contro il tempo sia quella per far evacuare la popolazione o salvare quanti rimasero per giorni bloccati sui tetti dopo l’inondazione. Sfollati che hanno bisogno di tutto in una città per buona parte allagata dalla furia dell’uragano e dalla violenta alluvione che ha causato. Invece non è così.

L'Uragano Katrina è solo un violentissimo, eccezionale punto di partenza, che dalle sue premesse alle sue drammatiche ricadute occupa appena due dei cinque episodi di cui è composta la serie firmata dalla documentarista candidata all'Oscar Tracy A. Curry. La docuserie di National Geographic arriva sulla piattaforma streaming di Disney per ricordare il ventesimo anniversario da un evento che ha cambiato per sempre la città di New Orleans. Il come e perché un centro statunitense così ricco di storia e cultura sia stato radicalmente trasformato dall’uragano, spazzando via per sempre l'identità di interi quartieri, è la vera storia nella storia raccontata da Uragano Katrina: Corsa contro il tempo.

Nella docuserie di Curry l'uragano Katrina è davvero solo il punto di partenza

Katrina insomma avrebbe potuto essere un uragano, un tornado, un incendio, una pandemia: è semplicemente una causa esterna eccezionale nella sua gravità che provoca un disastro che va oltre quanto sarebbe lecito aspettarsi. Il motivo per cui la storia prende da subito questa piega sinistra a livello burocratico, statale e umano costituisce una serie di ragioni così profondamente intrecciate alla società statunitense e all’ineguaglianza e al razzismo su cui è fondata che servono tutte le quattro ore e passa di durata della serie per realizzare appieno quante delle morti e delle case distrutte da Katrina fossero state designate, in un certo senso, a quel destino.

Uragano Katrina: Corsa contro il tempo è un ritratto oscuro degli Stati Uniti mascherato da “semplice” racconto puntualmente documentato su quanto accaduto durante un’emergenza straordinaria per intensità ma non imprevedibile. Anzi, il documentario si apre proprio con la lunga serie di concause che hanno contribuito a rendere così devastante l’uragano: l’inefficacia dei sistemi d’allarme, un piano d’evacuazione che non ha tenuto conto dell’estrema povertà degli abitanti di alcuni quartieri poi finiti sott’acqua, la distruzione della palude che proteggeva la città dalle alluvioni più repentine operata dalle piattaforme petrolifere e dai loro affaristi senza scrupoli.

Rivisto oggi il dopo Katrina sembra un'interruzione democratica destinata a ripetersi

Già nel suo avvio dunque la docuserie descrive un’America ingiusta e predatoria, dove i più poveri fanno fronte comune contro le avversità facendo comunità. A essere ritratta dal progetto è la comunità afroamericana prima e dopo l'uragano, cuore di molte tradizioni di New Orleans ma anche obiettivo della furia degli eventi. Le tre intense, a tratti strazianti puntate conclusive diventano via via un sinistro racconto dell’orrore in cui si combinano inettitudine nel gestire quanto sta succedendo, incapacità dei media di raccontare quanto accade senza cadere nel pregiudizio razziale (è paradossale rivedere spezzoni di reporter che dicono che la città non è allagata perché si trovano nei quartieri residenziali bianchi risparmiati da un’alluvione che altrove arriva ai tetti delle case per chilometri) e la rottura di una fragile bolla democratica.

Vista e riscoperta oggi questa storia - dopo che il Black Lives Matter ha mostrato quanto il razzismo sia sistemico negli Stati Uniti e in una situazione politica in cui l’implementazione dura della legge ai danni dei “diversi” è diventata quotidianità - colpisce soprattutto per come nel pieno dell’amministrazione Bush sia stato semplicissimo instaurare uno stato di polizia tra sfollati privi di tutto. L’arrivo dell’esercito, il coprifuoco obbligatorio, l’urgenza di proteggere le proprietà private prima ancora che tutelare vite raccontano una storia via via più drammatica, che risulterebbe incredibile se non fosse così puntualmente documentata, fin nelle sue svolte più tragiche.

È l’ultimo episodio quello che forse rimane più impresso, quello per cui forse il produttore Ryan Coogler (il regista di Sinners) con la sua Proximity Media ha finanziato l’intera operazione, mettendola nelle mani della regista Traci A. Curry. Quando si arriva a illustrare una deportazione di massa non coordinata e forzata della popolazione nera di New Orleans nel resto della nazione, quando emergono episodi di linciaggio della popolazione bianca ai danni degli sfollati neri, quando sul finale ci viene mostrato come interi quartieri siano sfollati, tornati alla natura, depauperati della loro cultura e identità perché quelli non colpiti, bianchi e ricchi, volevano più zone verdi per tutelarsi da cataclismi futuri si scopre la tragedia mai raccontata nascosta dentro una storia poco conosciuta, entrambe celate dai ricordi superficiali che conserviamo di quelle drammatiche ore.

Uragano Katrina: Corsa contro il tempo è insomma un documentario che rimane impresso non per l’eccezionalità dell’evento che racconta, ma per la sistematicità dell’ingiustizia sociale che una crisi come questa mette a nudo in maniera dolorosamente chiara, eppure passata per lo più sotto silenzio.