The Last of Us, la recensione della serie TV: Druckmann confeziona un nuovo capolavoro

Tra riscritture e maggiori dettagli, il videogioco di Naughty Dog ridà lustro alle trasposizioni televisive

di Mario Petillo

Lo scorso anno Sky Atlantic ci aveva proposto, sotto l’etichetta Paramount, la serie televisiva di Halo: uno show che con la sua prima stagione ha sofferto decisioni provenienti da improvvisi cambi di direzione causati dal Covid-19 e che ha claudicato nel suo incedere verso la conclusione del primo arco narrativo. Nel frattempo, su Netflix l’ennesima iterazione di Resident Evil veniva bersagliata da critiche impietose da parte dei fan e degli addetti ai lavori. Insomma, sintomo del fatto che trasporre sul grande o sul piccolo schermo un videogioco non è proprio semplice. Eppure, sembra che il 2023 voglia intervenire questa direzione convincendoci che prodotti come Super Mario da un lato e The Last of Us dall’altro possono davvero intrattenere e raccontare qualcosa di intenso, di vero. HBO, ad esempio, con la serie creata da Neil Druckmann ce l’ha fatta.

Un cast che sovrasta le critiche

In questo susseguirsi di scelte è importante soffermarsi anche sulla scelta degli attori: Pedro Pascal, che in molti avevano imparato ad apprezzare nei suoi sette episodi di Game of Thrones nei panni di Oberyn Martell, è un Joel perfetto, in grado di lasciar trasparire tutto il cinismo e lo sconforto che l’uomo sta vivendo nell’affrontare la propria vita. Quella del cinquantenne contrabbandiere è un’esistenza svuotata, che mira esclusivamente al trascinarsi fino alla morte, cercando di adempiere ai propri doveri in una comunità che si mantiene in vita grazie a un ritorno allo stato brado; l’arrivo di Ellie gli permetterà, a lungo andare, di recuperare parte della propria vitalità e del proprio desiderio di rinascita, di ripartenza. Convincente è anche Bella Ramsey nei panni della quattordicenne fulcro dell’intera vicenda, nonostante le numerose polemiche che l’hanno vista protagonista al momento della scelta. Affascinante e sorprendente è stata la scelta in fase di casting di Nick Offerman nei panni di Bill, che – ribadiamo – è forse tra le migliori riscritture offerte da The Last of Us, tanto da essersi meritato un intero episodio a lui dedicato, insieme a Frank, il compagno del quale nel videogioco si accenna solo.

E sebbene Druckmann abbia rivisto l’utilizzo delle maschere a gas al di fuori delle zone di quarantena, per evitare che la narrazione diventasse troppo pesante e pedante, nulla ci è sembrato fuori posto. Il ritmo è convincente, salvo in alcuni momenti degli episodi centrali in cui registicamente si incede su qualcosa che poteva essere snellito, così come dal punto di vista del make-up è stato fatto un lavoro molto valido sul Clickers, al di là del fatto che i VFX non fossero ancora completi negli episodi visti in anteprima e quindi un giudizio definitivo non è esprimibile al momento.