Terrazza Sentimento: Milano tra sesso e droga nella docuserie su Alberto Genovese
Tre episodi piattaforma che non aggiungono nulla: un resoconto ambiguo delle violenze nell'attico milanese.
Questa nuova docuserie italiana Netflix diretta da Nicola Prosatore, reduce dal successo di visualizzazioni del pur controverso documentario su Wanna Marchi, Terrazza Sentimento si poneva l'obiettivo di raccontare un argomento di cronaca quanto mai scottante, che qualche anno fa aveva caratterizzato i tabloid e i telegiornali. I tre episodi, per una durata totale di poco superiore alle due ore, hanno infatti il compito di raccontarci la parabola discendente di Alberto Genovese, il "re delle startup" italiano condannato per violenza sessuale e lesioni ai danni di giovani donne che partecipavano ai suoi festini nel suo sfarzoso attico milanese con vista sul Duomo.
Un'operazione sicuramente "furba", che sa bene di giocare con un target preciso di pubblico, oscillante tra l'intento più o meno dichiarato di restituire dignità alle vittime e la tentazione persistente di indugiare sull'estetica di quel lusso decadente, accompagnandoci in una ricostruzione contestuale della Milano post-Covid ma lasciandoci con la sensazione di un'operazione più scaltra che effettivamente coraggiosa e genuina.
Terrazza Sentimento, luogo di perdizione
A fungere da principale voce narrante troviamo Giuseppe Guastella, giornalista del Corriere della Sera che seguì il caso fin dagli albori, introducendo lo spettatore nel sordido mondo di Terrazza Sentimento. Un luogo dove ogni sera si organizzavano feste, facilitate da quel lockdown che impediva di ritrovarsi nei locali e spingeva le persone a ritrovarsi in ambienti chiusi, dove alcool e soprattutto droga scorrevano in gran quantità.
La struttura episodica mescola testimonianze, materiale d'archivio e ricostruzioni digitali di quanto avvenuto all'interno di quell'appartamento degli orrori, con lo spettatore che viene progressivamente immerso in quel mondo fatto di cocaina e ketamina a fiumi, ragazze giovanissime e abusi sistematici da parte di Genovese e di alcuni dei suoi più cari amici.
Conosciamo il "padrone di casa" attraverso la sua biografia professionale: la laurea e il master e la fondazione di Facile.it, venduto poi a cifre enormi: proprio quel denaro che gli è tornato utile per darsi a una vita di eccessi e sregolatezze.
Milano diventa coprotagonista della vicenda: città dove il lavoro paga ma dove il costo della vita è altissimo, dove il mondo della moda va di pari passo con quello della droga e del massimo divertimento senza controllo.
Visto da dentro e da fuori
E nel periodo del Covid vi era una voglia come non mai di dare carta bianca ai propri istinti, di liberarsi, e proprio in quel clima si sono allentate tutte le difese. Allo stesso tempo viene messo alla berlina anche il mondo dell'informazione nazionale, con alcuni dei più popolari programmi televisivi sempre pronti a dare la colpa alle vittime quasi giustificando i colpevoli. Un intendo sicuramente lodevole, anche se poi la stessa Terrazza Sentimento sembra voler marciare su questa mercificazione di sentimenti e dolori, risultando così in una sorta di cortocircuito.
Allo stesso modo il notevole spazio lasciato a registrazioni dello stesso Genovese, che prova a giustificare la sua condotta immorale e immonda con frasi generiche e dando la colpa alle droghe, rischia di risultare parzialmente fuori luogo. L'anima documentaristica, che procede ancora con interviste a chi direttamente coinvolto quale parte lesa o a opinionisti ed esperti, è relativamente piatta e Terrazza Sentimento a conti fatti non offre nulla di realmente nuovo o che non sia già stato redatto negli atti processuali. Certo, il grande pubblico si sa è spesso attirato da queste vicende morbose e tragiche, ma questa è un'altra storia...