Soleil Noir, la recensione: faide e segreti di famiglia nelle campagne della Provenza
Serie francese in sei episodi, la nuova esclusiva Netflix guarda a Succession e alla serialità moderna senza trovare la giusta chiave di lettura
Soltanto qualche giorno fa vi avevamo parlato su queste stesse pagine di L'estate dei segreti perduti, serie che tentava di replicare la formula di un cult come Succession in versione young adult. E proprio a tale pietra di paragone si ispira anche questa nuova produzione francese, sei episodi sbarcati in esclusiva nel catalogo di Netflix, dove ognuno dei personaggi principali ha colpe e segreti da nascondere.
La storia segue Alba, una giovane donna in fuga dai propri errori passati, che cerca di fare il meglio - o almeno così lei crede - per il bene del figlioletto. Dopo aver ricevuto sul cellulare un'offerta di lavoro come raccoglitrice di fiori in una fattoria immersa nella quieta della Provenza, si ritrova coinvolta in un misterioso omicidio: il patriarca della famiglia, che l'aveva temporaneamente assunta, viene infatti ucciso in circostanze ignote. E come se non bastasse, Alba scopre di essere la figlia segreta dell'uomo. Mentre la vedova e gli altri figli della vittima cominciano a discutere accesamente per l'eredità, con Alba che ne risulta anch'essa beneficiaria, una serie di nuovi e folli crimini viene commessa "alla luce del sole", mentre verità inaspettate fanno capolino per cambiare tutto per sempre.
Le problematiche di Soleil Noir
Il problema principale è che nel corso delle sei puntate, della durata tra i 40 e i 55 minuti, accade molto a livello di eventi, ma ben pochi riescono a destare un effettivo interesse. La sceneggiatura infatti è a dir poco schizofrenica e propone una serie incessante di situazioni e colpi di scena in un arco narrativo troppo breve, impedendo di entrare pienamente in comunione coi personaggi. Personaggi che si eclissano a seconda delle diverse svolte, che però risultano spesso incoerenti con quanto visto in precedenza, accompagnandoci verso un'ultima puntata dai toni inutilmente visionari, nella quale molti nodi - ma non tutti - vengono infine al pettine.
Soleil Noir, letteralmente Sole Nero, non lascia allo spettatore il tempo di assimilare quanto appena visto, per poi subito trovare un'altra soluzione choc a ribaltare i vari sospett(at)i. Ultimatum, ricatti, tradimenti, figli segreti e chi più ne ha più ne metta: il racconto non va certo per il sottile nell'esporre un gran numero di sottotrame, sfruttando appieno il copioso roster di figure a disposizione. Figli, mogli, mariti, amanti, fratelli e sorelle, all'insegna di una genealogia familiare che regala contorsioni varie e assortite per giustificare i galoppanti cliffhanger che fanno capolino a metà o a fine dei vari episodi. Peccato che poi alla definitiva resa dei conti la soluzione adottata sull'identità del maggiore villain sia parzialmente ridicola, con tanto di epilogo che rimette ulteriormente le cose in ballo per aprire le porte ad un'ipotetica seconda stagione.
Volti e atmosfere
Il cast è a dir poco sprecato, ritrovandosi alle prese con personaggi che appaiono inermi vittime di un destino che ama giocare con loro, più che perfidia che per reale necessità. In particolar modo spiace vedere un'attrice del calibro di Isabelle Adjani, leonessa mai doma del cinema transalpino - vestire i panni di questa matriarca settantenne che cerca di orchestrare i magheggi di una famiglia sui generis, salvo perdersi poi proprio nei momenti clou.
L'anima mystery non riesce a instillare la necessaria dose di curiosità tale da far spingere play fino al tassello successivo e si arriva alla conclusione più per inerzia che per un reale appagamento. Colpa di relazioni umane prive di tensione e di passione, con personaggi respingenti che però non hanno una dose di carisma tale da essere amabili anche nelle loro bruttezze, lasciando così che questa partita a scacchi tra reietti si smarrisca in una noia nichilista fine a se stessa.