Recensione L'alienista

I Mindhunter nella New York di fine Ottocento

di Elisa Giudici

New York, ultimi anni dell'Ottocento. Il secolo sta per finire e la tecnologia promette di cambiare il volto della società che impara a conoscere i lati oscuri dell'industrializzazione e della vita urbana nella crescente metropoli statunitense.

Il progresso avanza per le strade della città - con le marce delle suffragette e le straordinarie invenzioni "elettriche" di Edison - nelle case dell'aristocrazia e persino nei commissariati di polizia, dove si aggira una donna impiegata come segretaria, unicum in un mondo professionale totalmente maschile.


Per le strade della città però si aggira anche un efferato assassino. Le sue vittime predilette sono i ragazzini costretti a prostituirsi per racimolare di che vivere, il suo territorio di caccia di bordelli dove lavorano. Di fronte al sensazionalismo generato da questa lunga scia di sangue, si va creando un trio che prova a catturare l'assassino con metodi alternativi alle indagini ufficiali della polizia. Un trio che suscita lo scherno e la disapprovazione di gran parte dei poliziotti della città, essendo formato da una donna, uno storpio e un giovane uomo tradito e lasciato alla vigilia delle nozze dalla futura moglie.

Sara Howard - la segreteria di cui sopra - l'illustratore e ritrattista per diletto John Moore e il dottor Laszlo Kreizler si riveleranno invece in grado di dare filo da torcere allo sconosciuto che uccide impunitamente e senza lasciare tracce. Il loro approccio radicale sta nel tentare di capire le modalità con cui l'assassino sceglie le sue vittime, tentando di predire quando e dove tornerà a colpire. Quello che oggi chiameremmo modus operandi di un serial killer allora era largamente un territorio inesplorato: nella finzione della serie Laszlo Kreizler è tra i primi a intuire come "funzioni" la mente di un'omicida seriale. È lui l'alienista del titolo, come allora si chiamavano gli psichiatri ci he aiutavano i malati di mente, "alienati" dalla loro vera natura.


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Adattamento televisivo del fortunatissimo thriller psicologico a firma Caleb Carr (tradotto in più di 20 paesi) L'alienista è il punto di convergenza tra le tematiche di Mindhunter di David Fincher e le atmosfere di Penny Dreadful di John Logan. Ricorda da vicino la prima (bellissima) serie TV perché entrambe raccontano due momenti della storia criminologica in cui le forze dell'ordine hanno cominciato a sistematizzare lo studio delle devianze omicide in materia scientifica e rigorosa, mentre i costumi e una certa cupezza nelle storie personali del terzetto dei protagonisti ricordano il dramma vittoriano con protagonista Eva Green, al netto del lato fantastico.

La forza di The Alienist non sta certo nella sua freschezza, anzi: è un solida serie crime che fa della sua convinta adesione a un certo modello collaudato (alcuni direbbero sorpassato) di costruire questo genere di thriller polizieschi la sua forza. Niente di nuovo sotto il sole e tanti richiami al passato, con in più un paio di scivoloni non da poco sul gran finale, dove la serie perde un po' in realismo e concretezza.


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Eppure, dopo qualche titubanza iniziale, si rivela una visione piacevolissima e abbastanza appassionante. Il merito è indubbiamente del trio di protagonisti, che pian piano crescono nella stima e nell'affetto dello spettatore, complice un delicato triangolo di relazioni. Se Dakota Fanning e Luke Evans hanno le facce giuste per il ruolo e ci mettono del loro, il vero mattatore dell'operazione è Daniel Brühl. Interprete tedesco di cittadinanza spagnola non nuovo a ottime prove, qui Brühl nei panni di un uomo tagliente e tormentato fa davvero la differenza, portando la serie TV oltre gli ostacoli prodotti da un certa banalità di alcuni passaggi e rendendo di riflesso migliori anche le prove degli altri due protagonisti, con cui ha un'invidiabile alchimia.

L'uscita in Home video della prima stagione della serie TV è decisamente spartana: L'alienista è proposto solo su formato DVD, con quattro dischi che contengono esclusivamente gli episodi, senza il minimo sforzo di proporre extra o contenuti speciali di sorta. Data la grana particolare che ha l'estetica della serie e l'ambientazione storica, forse non si sente troppo la mancanza del Blu-ray, la cui alta qualità dell'immagine avrebbe reso forse più "finta" la resa. Ottimo anche l'ingombro del cofanetto, identico a quello di un semplice DVD. Peccato però che si sia investito il minimo del minimo dell'impegno necessario a creare un edizione Home video, quando, a partire dal libro, c'era ampio spazio per coccolare un po' i fan senza spendere cifre importanti. Basta anche solo includere trailer e featurette realizzati da Netflix per il suo lancio internazionale.