Le maledizioni: dall'Argentina una miniserie, film mancato, poco incisiva
Al centro de Le maledizioni un governatore la cui figlia dodicenne viene rapita da un suo uomo di fiducia, intenzionato a ricattarlo. Tre episodi su Netflix.
Roman Sabate, uomo di fiducia del governatore argentino Fernando Rovira, ha rapito Zoe, la figlia dodicenne del politico. Il genitore è prossimo a varare una legge, di imminente approvazione, riguardante la sorte di alcuni villaggi in favore delle compagnie private interessate al litio. Proprio per questo non si accorge subito di quanto accaduto, ma viene avvertito da Beto, l’autista della ragazzina e comprende finalmente la gravità della situazione.
Senza perdere altro tempo prezioso, Rovira chiama uno scagnozzo alle sue dipendenze, Rogelio Vargas, e il poliziotto Juan Carlos Ortiz per occuparsi del caso e ritrovare la figlia prima che sia troppo tardi. Convinto che Roman sia diventato un ambientalista e stia usando Zoe per influenzare la sua decisione, Vargas si mette sulle sue tracce. Ma la vicenda si rivela ben più complessa di quanto sembri e un segreto che i principali protagonisti della vicenda condividono, riguardante un evento accaduto molti anni prima, rischia di porre le cose sotto un'altra ottica.
Le maledizioni chi le tira?
Viene da chiedersi il motivo per quale un racconto che si svolge nell'arco complessivo di due ore scarse sia stato scorporato in una miniserie e non sia uscito come un film vero e proprio. Le maledizioni infatti, nuova esclusiva del catalogo Netflix, è una sorta di pellicola a tutti gli effetti divisa in tre atti distinti, con anche la gestione dei colpi di scena e dei vari personaggi che sembra seguire logiche più da lungometraggio che da una forma seriale. Forse la piattaforma di streaming sperava di attirare maggiormente un'audience che, secondo le leggi non scritte del binge-watching, intende divorare episodio dopo episodio, ma la logica di tale scelte appare quanto meno discutibile a un occhio critico.
Eccoci così a parlare di una vicenda che si snoda tra passato e presente, con la seconda puntata ambientata esclusivamente indietro nel tempo, atta a svelare le dinamiche alla base dell'intera operazione. Una scelta inizialmente straniante ma che si armonizza progressivamente, trovando uno sbocco - più o meno esaustivo - in quel finale unisce i vari puntini. Una sceneggiatura senza dubbio intrigante nei suoi punti chiave, ma a che a tratti rischia di lasciare qualcosa per strada e non riesce ad approfondire sempre appieno le motivazioni di tutti i personaggi.
Dalla carta allo schermo, ancora una volta
Alla base vi è l'omonimo romanzo di Claudia Pineiro, distribuito anche in Italia da Feltrinelli, che tentava di mescolare le atmosfere noir a una sorta di denuncia sociale, emergente nelle tematiche ambientaliste e nella lotta contro le multinazionali che gestiscono il potere a discapito dell'interesse comune. In questa versione live-action si cerca di combinare questi due elementi narrativi ma non si trova il necessario equilibrio, con alcune situazioni sbrigate in maniera eccessivamente rapida e la mancanza di quell'ampio respiro che avrebbe fatto risuonare tali istanze con maggior (pre)potenza.
Il flashback citato sopra è sicuramente troppo lungo e per quanto obbligatorio al fine di svelare la centralità dei legami tra il trio di figure principali, dedicare un singolo tassello a una rivelazione che avrebbe potuto impiegare metà del tempo rischia di essere controproducente ai fini dell'organicità collettiva. E al termine di Le maledizioni viene da chiedersi quanto la vicenda ivi narrata sia realmente arrivata al cuore e allo sguardo del pubblico. Pur ben messa in scena e recitata con convinzione da un cast eterogeneo guidato dalla star nazionale Leonardo Sbaraglia, l'impressione è che la formula "spezzettata" non abbia giovato a Le maledizioni, finendo forse per caricare di ulteriori aspettative una vicenda che invece bisognava asciugare ulteriormente.