La recensione di Territory: il western australiano di Netflix fra serpenti e veleni
Anna Torv fra crimini e violenza in Territory
Anna Torv torna in TV da protagonista con una sorta di Yellowstone versione Australia? Neanche lontanamente. I Lawson australiani del grande allevamento Marianne Station sono molto diversi dai Dutton del Montana. A radunare le mandrie non si va a cavallo, si usano auto, moto ed elicotteri perché la strada da percorrere è davvero tanta.
Non siamo solo in un contesto completamente diverso, geografico e culturale - l’Australia del nord - siamo anche a un livello decisamente diverso. Non c’è lusso, qui. Nessun lusso nella vita dei Lawson.
Territory su Netflix dal 24 ottobre ci mostra il lato brutto, sporco e cattivo del lavoro del mandriano in Australia.
Mentre l’outback infestato da serpenti e coccodrilli e dai branchi di dingo non rappresentano certo il pericolo più grande…
Pascoli e miniere
Ci sono tanti elementi che distinguono questo western contemporaneo da quelli più famosi, firmati da Taylor Sheridan e ambientati in un altro continente.
Tanto per cominciare, la storia della famiglia Lawson è una storia di violenza domestica, di abusi appartenenti a una cultura spietata. Con la convinzione che per tirare su un uomo e renderlo un “duro” bisogna massacrarlo di botte fin da piccolo. E poi ci sono i crimini continui, tanti furti da sembrare tollerati dalle autorità locali. Sembrare, dico. Perché la realtà è che il territorio è tanto vasto da risultare di fatto incontrollabile. Senza contare la legge della giungla che lo regola: ci si spara a vista. Senza complimenti. E senza conseguenze penali.
Quelle arrivano, però, se ti presenti armato in un locale pubblico e punti il fucile contro qualcuno. Allora si finisce in prigione, e da quella prigione si esce cambiati.
Ma Territory è regolato dalla violenza. È la violenza stessa, contro gli animali o gli esseri umani non fa differenza, a dettare legge. E quando le cose iniziano ad andare meglio, appena spunta la pallida idea di un arcobaleno, la violenza è in agguato. Determina il corso delle vite del Lawson e di chiunque sia accanto a loro.
La violenza ha impregnato quella terra, in cui i nativi aborigeni - la cui comunità si è ritrovata emarginata, spinta in un angolo - sono stati sacrificati in nome dell’unico, vero ideale: il potere. Quel potere che solo il denaro può garantire, come sanno bene sia i Kirby che i Lawson, gli Hodge e tutte le altre famiglie coinvolte.