Il cuculo di cristallo: la serie mystery-thriller spagnola di Netflix
Sei episodi per il nuovo adattamento dei romanzi di Javier Castillo, ambientati in un paesino di montagna teatro di inquietanti eventi tra passato e presente.
La storia de Il cuculo di cristallo ha inizio nel 2023. Clara Merlo, giovane medico al primo anno, è vittima di un infarto improvviso durante un turno in ospedale. Dopo un mese in coma nel quale è stata tenuta in vita dalle macchine, Clara si risveglia con un cuore nuovo: un trapianto le ha infatti salvato la vita, offrendole una seconda possibilità. Ma questo dono prezioso porta con sé anche un peso e Clara viene spinta da un'ossessiva curiosità per scoprire a chi appartenesse l'organo ora dentro il suo petto.
La ragazza, tra illeciti e arguzia, riesce a scoprirne l'identità e quando Marta, la madre del giovane donante, la invita a visitare il piccolo paese di Hervás per conoscere meglio la storia di suo figlio, lei accetta senza esitazione. Ma quello che doveva essere un incontro emotivo e catartico si trasforma rapidamente in un incubo. Clara si ritrova così intrappolata in un labirinto di segreti familiari e non, di bugie accumulate nel tempo e catapultata in qualcosa di irrisolto che risale a vent'anni prima, quando Miguel, il marito di Marta, scomparve in circostanze mai chiarite. Perché su quella piccola comunità aleggia da lungo tempo un mistero, che toccherà proprio alla nuova arrivata risolvere prima che sia troppo tardi.
Un adattamento meno ispirato
Lo scrittore spagnolo Javier Castillo torna a collaborare con Netflix dopo il grande successo de La ragazza di neve, con un'altra miniserie di sei episodi che combina suspense e dramma familiare, ma che soffre di una narrazione troppo frammentata che si muove alternandosi tra più linee temporali. La vicenda vede infatti una coesione più o meno forzata tra tre distinti decenni, che ci portano a scoprire progressivamente cosa sia accaduto a coloro che non ci sono più mettendo la figura centrale di Clara quale alpha e omega narrativo, con lo scopo di svelare pian piano quegli scheletri nell'armadio tenuti nascosti fino ad oggi.
Conosciamo così il corrispettivo di Clara, ovvero la guardia civil Miguel, impegnato vent'anni prima a dare la caccia a un serial killer di giovani donne, con il quale ha un conto personale in sospeso giacché proprio sua sorella è stato ucciso da questo assassino ancora sconosciuto. Ma proprio nell'abuso di salti temporali Il cuculo di cristallo rischia di perdersi, generando confusione in diverse situazioni e forzando di sovente la mano per far combaciare tutto: basti vedere la "resa dei conti" finale, a dir poco inverosimile nelle reazioni e rivelazioni dei personaggi.
Una scelta che su carta funzionava sicuramente meglio ma che nella relativa messa in scena impedisce di costruire delle figure credibili, a cominciare dalla stessa protagonista che rimane appena abbozzata, nonché spesso alle prese con decisioni poco accorte che la mettono in grave pericolo, soprattutto anche per via delle sue condizioni di salute, gioco-forza non propriamente ottimali dopo un trapianto di cuore. Lo stesso Javier Castillo ha detto di aver autorizzato importanti variazioni rispetto all'opera originale, al fine di renderla più adatta alla serializzazione, ma evidentemente qualcosa è andato storto, con questa girandola di flashback e flashforward che toglie fluidità all'insieme.
Nel cuore del bosco
Uno degli aspetti più riusciti dell'operazione è l'utilizzo della suggestiva ambientazione naturale, con i boschi della Valle del Ambroz (colpiti da un devastante incendio dopo le riprese, come ci informa la scritta al termine di ogni puntata) e le imponenti montagne di Hervás a fare da palcoscenico rurale per l'anima thriller di un racconto che cerca proprio nelle sue contaminazioni folk-horror il modo migliore per aizzare la curiosità del pubblico.
Il titolo fa riferimento al cuculo, uccello noto per il particolare comportamento riproduttivo e per la sua condizione parassitaria: depone le proprie uova nei nidi di altri uccelli, che inconsapevolmente cresceranno il pulcino intruso come fosse il proprio. È una metafora non esattamente sottile che aleggia nel cuore di tutta la narrazione, invitando lo spettatore a chiedersi se ci sia qualcuno nella storia che non è figlio di chi crede di essere. La serie gioca con questa suggestione fin dall'inizio, e anche il folklore locale viene integrato nella trama attraverso feste di paese, dove alcuni dei partecipanti indossano delle inquietanti maschere da animali.
L'operazione soffre di un difetto che affligge molte serie contemporanee: parte lentamente, rischiando di smarrire l'attenzione di chi guarda già nelle prime puntate, per poi unire i vari tasselli del puzzle in fretta e furia. Anche qui come in altre occasioni sei episodi appaiono eccessivi, con almeno un paio d'ore superflue nella gestione del disegno complessivo: i tagli in montaggio avrebbero probabilmente giovato ad una vicenda che doveva essere asciugata e non inutilmente tirata per le lunghe.