Delirio: dalla Colombia un mystery psicologico tra passato e presente
Miniserie Netflix in otto episodi, ha per protagonista Augustina, una donna divisa tra due uomini e mentalmente instabile.
Augustina Londoño è una giovane studentessa universitaria che resta affascinata dal professor Fernando Aguilar, intento a guidare una protesta nel campus. Ne rimane colpita e, quando lui si avvicina al suo tavolo di lettura dei tarocchi, nasce un'intesa immediata, al punto che i due decideranno presto di andare a vivere insieme.
In Delirio un flashback ci riporta a qualche anno prima, quando la ragazza e suo fratello maggiore Joaco erano al liceo. Un nuovo studente che ha vinto una borsa di studio, tale Fredy Rodriguez, si unisce alla classe di lui ma inizialmente viene deriso come "il ragazzo povero". Ciò nonostante stringe amicizia con Joaco e comincia a frequentare la sua casa, innamorandosi a prima vista proprio di Augustuna, in un sentimento che appare ricambiato.
Nel frattempo nel presente la relazione tra Aguilar e Augustina evolve sempre di più, al punto che l'uomo - già sposato in passato e genitore di figli adolescenti - pensa di fargli conoscere la sua famiglia. Ma la donna comincia a manifestare segni sempre più profondi di instabilità, legati al suo passato e alle misteriose carte dei tarocchi che è solita portare con sé.
Delirio di nome e di fatto
Sulla carta non mancavano spunti e potenzialità a questa miniserie colombiana in otto episodi, che fin dall'impegnativo titolo Delirio prometteva al pubblico una notevole quantità di follia. Ma questa nuova esclusiva del catalogo Netflix si è purtroppo persa per strada per via della convulsa scelta di ambientare la storia in due distinti piani temporali, destinati a ricongiungersi soltanto negli ultimi episodi. Una narrazione frammentaria caratterizza perciò i primi due terzi di stagione, con il rischio di confondere lo spettatore e spingerlo a non proseguirlo con la visione, irretito da una serie di eventi che hanno un filo comune molto labile, almeno inizialmente.
Un vero peccato perché dal punto di vista stilistico e registico l'operazione ha personalità da vendere e non teme di indagare in tematiche complesse e sfaccettate, con la salute mentale e discorsi sull'identità di genere che diventano capisaldi di un racconto che scava anche in un torbido contesto criminale, con almeno un paio di passaggi profondamente tesi e spaventosi nella loro cruda e drammatica verosimiglianza.
Alla base vi è l'omonimo romanzo, premiato dalla critica e tradotto in diverse lingue incluso l'italiano, di Laura Restrepo, ma ciò che poteva funzionare su carta non trova adeguata rappresentazione in una messa in scena che non mantiene tangibile la gestione tensiva del racconto, lasciando che nei vari passaggi tra ieri e oggi i personaggi perdano mordente o intensità, anche per via della scelta di ringiovanire o invecchiare il cast a seconda dell'occasione, con risultati non sempre omogenei.
Spunti e volti di una produzione imperfetta
Le fasi più visionarie, con la protagonista che soffre di spaventose allucinazioni nelle quali è circondata da decine di insetti o ancora è impegnata nel predire il destino tramite le carte, potevano essere sfruttate con maggior incisività, e l'impressione di assistere ad un esercizio di stile fine a se stesso fa capolino. Non manca naturalmente anche il sesso, ormai elemento chiave in molte delle serie contemporanee destinate al grande pubblico, anche se l'erotismo come spesso accade risulta anche in questo caso forzato e meccanico, schiavo di un romanticismo avaro di emozioni data anche la scarsa alchimia tra gli attori principali.
Non che gli interpreti manchino di impegno e latitino di carisma, con soprattutto Estefanía Piñeres a rubare spesso la scena, ma si ritrovano alle prese con personaggi che sembrano pedine inermi di un destino già scritto, incapaci di costruirsi da soli il proprio futuro. Le stesse dinamiche in seno a una famiglia a dir poco problematica, tra lutti, rifiuti e violenze, sono all'insegna del "troppo che stroppia", sacrificando la verosimiglianza in favore di facili soluzioni ad effetto.