All Her Fault: colpe e colpevoli in una serie che esagera

Disponibile su Sky e NOW, All Her Fault vede Sarah Snook nelle vesti di una donna che deve fare i conti con il misterioso rapimento del figlioletto, tra segreti e colpi di scena.

di Maurizio Encari

Nei primi secondi della serie vediamo Marissa Irvine suonare a un indirizzo sconosciuto per andare a prendere il figlio di cinque anni Milo, ma la donna che apre la porta non è Jenny, la mamma che l'aveva contattata telefonicamente, bensì un'anziana signora anziana che non sa nulla a riguardo. Con profondo orrore Marissa scopre che il piccolo è scomparso, forse rapito, con il tracker GPS nel suo zaino che è stato disabilitato. Inizia subito trascinandoci nel cuore del dramma All Her Fault, nuova serie in otto episodi disponibile su Sky e NOW.

Marissa e suo marito Peter riescono infine a contattare Jenny, la quale però è all'oscuro di tutto, e ben presto si scopre che è stata in realtà la sua tata Carrie Finch a organizzare il sequestro. Ma per quale motivo? Mentre le indagini della polizia, affidate all'esperto detective Alcaras, brancolano nel buio, le due donne finiranno per fortificare il loro legame, con nel frattempo il mondo intorno a loro che crolla giorno dopo giorno.

All Her Fault: passato e presente

Ci troviamo davanti ad un ennesimo thriller che vede al centro della vicenda personaggi ricchi o ricchissimi che si trovano alle prese con un dramma in divenire, durante il quale verranno alla luce scheletri nell'armadio vari ed eventuali, a cercare di giustificare così una durata complessiva altrimenti inspiegabile per la mera anima investigativa. Le case da sogno diventano così prigioni dorate, e il caso dato in pasto all'opinione pubblica fa progressivamente crollare quell'aura di rispettabilità così faticosamente costruita.

Eccoci così davanti ancora una volta a una lunga sequela di flashback multipli, rivelazioni a sorpresa, sospetti che si spostano da un personaggio all'altro, in una tipica struttura a incastro dove ogni puntata toglie un velo per svelare un nuovo segreto nascosto, forzando spesso la mano per cercare l'effetto shock ad ogni costo. Qualcuno funziona, qualcuno meno, ma quel finale dove tutti i nodi vengono al pettine appare fin troppo inverosimile per poter essere preso sul serio, togliendo pathos e suspense a una storia che proprio sulla sua anima psicologicamente tensiva puntava tutte le proprie carte. 

Personaggi in cerca di autore

Dopo il trionfo di Succession, con cui ha vinto un Emmy, e il doppio successo teatrale con Il ritratto di Dorian Gray (premio Olivier e Tony per la sua performance one-woman-show in cui interpreta da sola ben 26 personaggi diversi), Sarah Snook arriva a questa che è la sua prima serie da protagonista e produttrice esecutiva post-HBO. Le aspettative erano comprensibilmente alte, nel vedere una serie in cui tutto il peso drammatico pesava sulle sue spalle. Lei va detto non delude, come gran parte del cast che in altri ruoli chiave vede interpreti di talento come Michael Peña, Sophia Lillis e Dakota Fanning, quest'ultima nelle vesti di nevrotica controparte della protagonista.

Il problema è però nella loro caratterizzazione, con una sceneggiatura sbilanciata che esplora molti background ma tralascia paradossalmente proprio quello di Marissa, che diventa una sorta di testimone, seppur comprensibilmente attiva, di quelle situazioni sempre più assurde che coinvolgono chi gli sta più vicino, con la fiducia che si sgretola a piccoli passi mentre nuove, orribili, verità vengono alla luce per distruggere il suo mondo.

Vi è un calo drastico della qualità narrativa dai primi due episodi, nel quale il senso di urgenza e di apprensione per il bambino rapito si fa palpabile e opprimente, calandoci negli scomodi panni di questi genitori afflitti, in poi, con l'insieme che sembra diluirsi e comincia a perdere colpi, dovendo ricorrere alle già citate soluzioni ad effetto per ridestare la curiosità di chi guarda.

E sta proprio qui il problema, nella mancanza di sensibilità nel trattare una serie di argomenti scomodi, che riguardano i rapporti coniugali e le colpe troppo spesso addossate alle madri, quasi a richiedere a loro un impegno maggiore rispetto ai padri. Ma invece di lasciare che le dinamiche emergano naturalmente dalle varie svolte, All Her Fault - un titolo che a conti fatti diceva già molto - sente il bisogno di articolarle esplicitamente, attraverso dialoghi e gesta eclatanti. Una scrittura che predica invece di approfondire, che teme che il pubblico non capisca il messaggio se non viene spiegato con parole chiare e a tratti urlate, con tutte le conseguenze del caso.