La recensione di Adolescence, la miniserie di Netflix che rasenta la perfezione
4 episodi da vedere tutti d'un fiato
Scritta da Stephen Graham (ottimo interprete - lo ricorderete in Boardwalk Empire, Taboo, e tanti altri titoli - e già creatore di Boiling Point) e Jack Thorne (Toxic Town), diretta da Philip Barantini (Boiling Point, sia il film che la miniserie) con Brad Pitt produttore esecutivo: Adolescence è la miniserie inglese di Netflix in 4 episodi che rasenta la perfezione.
Come spesso accade, le produzioni britanniche in fatto di crime drama sono spesso superiori a tutte le altre serie, incluse quelle made in USA.
La trama di Adolescence
Ci sono due cose particolarmente rilevanti in Adolescence. La prima: tutti i risvolti psicologici - di cui ovviamente non vi parlo per evitare spoiler - della vicenda. Una famiglia come tante, semplice, “normale”, che si ritrova catapultata nel peggior incubo immaginabile. E la famiglia che da quell’incubo non riuscirà mai a uscire.
Jamie Miller è spaventosamente bravo, ma non è l’unico. L’intero cast dà il meglio, coinvolgendoci al punto da farci sussultare, commuovere, arrabbiare.
Adolescence ci strappa il cuore. Ci dice come i genitori non conoscano davvero i figli. Come nessuno, in effetti, conosca davvero gli altri.
Il secondo elemento di grande interesse è quello che accomuna Adolescence a una serie TV (non una miniserie) molto diversa Happy Face, di cui vi abbiamo parlato qui (sempre senza spoiler): l’attenzione per la famiglia di chi viene arrestato per omicidio, e non solo per la famiglia della vittima. Il modo in cui un arresto stravolge la vita di persone comuni, che potrebbero essere i nostri vicini, i nostri parenti.
Le colpe dei padri ricadono sui figli, così come le colpe dei figli ricadono sui padri: che sia giusto o no, che sia corretto o no, che corrisponda alla verità processuale o no, questa è la società in cui viviamo.
E Adolescence ce la racconta con tutte le sue complessità, le sue ingiustizie, la sua pericolosità. Viviamo in tempi in cui tutto - dalla scuola al lavoro, dall’intimità alla salute - è condizionato dai social media. Le relazioni, le fasi della crescita, l’eduazione: tutto è cambiato e Adolescence ci riassume come.
Per chi ricorda - o ci è cresciuto - il mondo senza internet e smartphone, Adolescence è una specie di incursione in una realtà tanto spaventosa quanto verosimile. Per chi con internet ci è nato, sarà la rappresentazione di esperienze e dinamiche sociali fin troppo familiari.
Per questo andrebbe vista tutta d’un fiato - sono solo 4 episodi, per gli appassionati di serie TV è quasi come vedere un film lungo. Andrebbe vista e al tempo stesso studiata, con il tentativo d’immergersi nel significato di ogni singola sequenza e di ogni singola scelta stilistica e narrativa.
Perché qualsiasi parola, perfino i dialoghi apparentemente più insignificanti, così come qualsiasi inquadratura, contribuisce a fare leva sui nostri sentimenti, sulla nostra emotività, spingendoci a riflettere sul mondo di oggi, su come la storia di Adolescence potrebbe riguardare ciascuno di noi, da un lato o dall’altro della barricata. Senza mai calare la tensione… Proprio come fa la vita vera con noi.