Yooka-Laylee

di Roberto Vicario

Come vi dicevamo nel nostro precedente hands on sul gioco, c’è stato un tempo in cui Rare dettava (quasi) legge all’interno del mondo dei platform. Suoi sono infatti diversi capolavori che, stando alla voce di molti appassionati, hanno trovato il loro apice su Nintendo 64.

Mentre la nuova Rare ha imboccato una strada di sviluppo videoludico molto lontana da quella del passato, un manipolo di ex sviluppatori fortemente nostalgici, ha deciso di fondare Playtonic e chiedere l’aiuto ai proprio fan - tramite la piattaforma di crowfounding Kickstarter - per poter realizzare quello che a tutti gli effetti viene inquadrato come il vero seguito spirituale di Banjo & Kazooie.

Dopo uno sviluppo neanche troppo travagliato, Yooka & Laylee è finalmente arrivato sugli scaffali e all’interno degli store digitali Microsoft, Sony e ovviamente PC, in attesa della versione Switch. Abbiamo passato un po di tempo in compagnia del simpatico duo composto da un pipistrello e da un camaleonte e siamo pronti a dirvi se si tratta di una semplice operazione nostalgia oppure no!

Impariamo nuovamente a giocare

La storia che sta alla base di Yooka-Laylee segue la tradizione del genere da cui attinge, offrendo una trama che serve più da pretesto per esplorare mondi di gioco, che per una effettiva necessità narrativa. Quindi, nei panni del simpatico camaleonte Yooka e della sua spalla Laylee (una “pipistrella”) dovremo andare alla ricerca di oltre 100 pagine di un libro magico che ci è stato sottratto da una perfida multinazionale che vuole il monopolio del mercato dei libri, assorbendoli tutti grazie ad un potente marchingegno messo a punto da Capital B e dal suo assistente Dr. Quack.

Una mero pretesto, come dicevamo, per buttarci all’interno di una serie di livelli che ci hanno ricordato tantissimo quelli di Banjo. All’interno di questo titolo si respira la stessa filosofia, la costante aria di sfida che viene camuffata dai colori accessi e vivaci di mondi e personaggi, ma soprattutto, la necessità di imparare a calibrare ogni singolo salto, ogni singola azione.

Sottolineiamo questo ultimo punto perché nella struttura di Yooka-Laylee c’è proprio il DNA del vero platform game. Inizieremo l’avventura con poche mosse, e raccogliendo le piume sparse nel gioco potremo sbloccarne di nuove che andranno ad ampliare le nostre possibilità, ma soprattutto ci permetteranno di raggiungere zone altrimenti inaccessibili. Tutto questo starà però a noi, perché, il gioco non aiuta minimamente il giocatore, lasciandogli la totale libertà di esplorare, cercare ma soprattutto sperimentare.

Guardando in questa direzione, possiamo tranquillamente affermare che il gameplay di Yooka-Laylee è il più fulgido esempio di esperienza old school, in cui niente ti viene “regalato” o “indirizzato” ma tutto deve essere fatto seguendo una logica e incastrando i poteri che vengono sbloccati. Parlando sempre di esperienza ludica, è bene sottolineare che il gioco è anche poco permissivo sia nelle boss fight ( di gran lunga più toste di molti altri esponenti del genere usciti in questi anni) quanto nella precisione che viene richiesta nell’effettuare i salti sulle varie piattaforme.

Ma se da una parte l’elenco fatto porta Yooka-Laylee ad essere uno dei titolo che più strizza l’occhio ai nostalgici di un tempo, come risvolto della medaglia dobbiamo segnalare una telecamera che non sempre asseconda i giocatori, con inquadrature scomode e poco utili nello studio dei salti. Niente di tragico, però rimane comunque un neo che va assolutamente sottolineato.


Come bisogna ugualmente sottolineare un comparto di animazioni non sempre perfetto, e che meritava sicuramente un minimo di cura in più. Tolti questi difetti però, il gioco di Playtonic rimane un’esperienza appagante e divertente, con un level design studiato bene e in grado di offrire location che spaziano tra luoghi differenti e variopinti. Inoltre, all’interno di ogni mondo di gioco avremo un sacco di cose da fare, collezionabili da raccogliere, sfide da superare e personaggi strampalati con cui parlare, e il tutto ovviamente focalizzato nella raccolta delle pagine del libro magico. Pagine che, oltre a sbloccare nuovi livelli raggiungibili da un hub comune, permetteranno anche di ampliare quelli già esplorati, rendendoli ancora più ricchi di segreti e vasti. Infine, a chiudere il cerchio, ci pensano delle simpatiche comparsate come quella di Shovel Knight, giusto per citarne una.

Un piccolo sforzo in più…

Se della telecamera vi abbiamo già detto qual è il nostro pensiero, è bene anche fare qualche piccola riflessione sul comparto tecnico. I mondi di giochi oltre che vasti sono colorati e piacevoli da vedere nel loro insieme; tuttavia entrando nel dettaglio è impossibile non notare una pulizia dell’immagine non proprio impeccabile. Oggetti grezzi e una quantità di poligoni non sempre soddisfacente sono il sintomo di quello che è stato uno sviluppo realizzato da un team contenuto ne numeri, ma sicuramente ambizioso.

Stesso discorso per quanto riguarda la componente sonora, con cui bisogna scendere sicuramente a patti. Da una parte troviamo musiche ed effetti sonori davvero piacevoli, dall’altra, invece, la mancanza di un doppiaggio con i dialoghi dei personaggi affidati semplicemente ad una serie di scritte comunque localizzate in lingua italiana.

Fortunatamente, a mitigare la mancanza del parlato ci pensano una serie di dialoghi simpatici e metaludici che vi faranno sorride in più di una occasione. Insomma, anche sotto questo aspetto si torna alla fine degli anni ’90.