Warhammer: 40.000 Rogue Trader: recensione del rpg tattico che chiude alla perfezione il 2023

Warhammer: 40.000 Rogue Trader è un gioco Owlcat Games, un rpg tattico isometrico

di Simone Marcocchi

I discepoli del gioco Games Workshop hanno un nuovo punto di riferimento. Warhammer 40k ha visto forse l’anno maggiormente prolifico in quanto ad uscite del brand fantascientifico, non tutte così piacevoli, ma è chiaro che questo sia un marchio sempre più poderoso anche, e soprattutto, al di fuori della componente ruolustico-collezionistica che ha dato le origini alla sua stirpe e diffusione.

Nel corso degli ultimi mesi, aver avuto modo di toccare in varie occasioni lo sviluppo di Rogue Trader, è stata un’ottima possibilità di poter valutare l’evoluzione che è stata data a questo gioco. Ci sono addirittura parti del gioco e scontri che sono stati riscritti varie volte, anche e quasi sicuramente, in virtù dei feedback che sono stati mossi agli sviluppatori in corso d’opera.

Da qui si può già iniziare con un plauso degno di nota e non per nulla banale. Il bilanciamento generale è davvero ben fatto, sia per gli scontri, sia per la difficoltà, sia la gestione dei punti esperienza, così da dare a tutti i palati il giusto livello di soddisfazione. In qualsiasi modo voi iniziate il gioco, qualsiasi sia la scelta che darete all’evoluzione dei personaggi che andrete a controllare, in ogni caso (o quasi) una battaglia è segnata dal modo in cui facciate (o meno) i passi giusti nel collocare la “pedine”. Dal punto di vista estetico infatti il gioco è bello, ma non quanto avrebbe potuto; il motore grafico rivisitato dall’uscita di Pathfinder: Wrath of the Righteous non è stato spinto troppo oltre i suoi limiti. Ho particolarmente apprezzato gli effetti particellari, il fuoco su tutti, ma anche quelli meno impattanti dal punto di vista scenico hanno avuto il giusto peso in scena.

La storia narra di un eroe che per ascendere dovrà subire l’infamia del tradimento e a sua volta trasformare un marchio che potrebbe portare al suicidio o alla sconfitta morale – in un universo in cui l’ordine delle cose, gli ordini ricevuti ed impartiti e il proprio onore sono una vera e propria religione -, sarà invece una leva di riscatto per trasformarsi da reietto a liberatore. C’è davvero molto da leggere, ed è quasi tutto affascinante, compatto ma esaustivo, adatto a chi non conosce Warhammer 40.000, nonostante è ovvio che una parte di ciò che vedrà il giocatore avrebbe senso venisse esplorata a latere o che possa avere un briciolo di approfondimento personale, ma è un rischio che attraversa ogni brand – sarebbe come se per ogni gioco di Star Wars si chiedesse ad una software house di spiegare tutto ciò che esiste del mood creato da George Lucas – e nonostante ciò è comunque, perfettamente seguibile.

La grafica, dicevo, avrebbe potuto essere migliore, eppure ricorda molto da vicino le miniature da cui tutto è partito, così belle, colorate e dettagliate, anche se i livelli bloccati di zoom tradiscono i limiti tecnici. Nonostante questo i menù sono davvero ben costruiti, anche la fruibilità di ciò che c’è da fare, capire, approfondire era un difetto che è stato sistemato rispetto alle versioni preliminari. Una volta scesi in battaglia, se avete anche solo una volta giocato ad un titolo tattico, capirete come muovervi, anche se la parte più ostica – e non è un limite del gioco, ma del tempo speso a giocarlo – sarà quello di capire come effettuare le tante, fantastiche combo affinché i vostri eroi possano brillare in ogni battaglia.

Ho parlato della storia, ma è anche il cruccio principale di chi non ha conoscenza dell’inglese o lo mastica di striscio. Ci sono moltissimi dialoghi (ovviamente) e da leggere, è un inglese molto diretto e facile da capire, ma non per questo si può fare a meno di una competenza linguistica atta a seguire il filo della narrazione. Questo non è un indie, ma il budget di produzione non è a livelli stellari, in queste circostanze infatti spesso si sceglie di investire nella traduzione dei mercati di maggior interesse e per questo l’Italia non è rientrata in questo cerchio. La speranza è che gli eroici team di traduzione indipendente faccia il proprio lavoro, lo fecero anche con Divinity 2: Original Sin e venne inserito poi ufficialmente, ma è ovvio che allontanerà chi vuole metterci le proprie mani già ora.