Nomen omen. Unreal, in italiano, significa irreale e mai nome fu più azzeccato nella storia del videogioco per raccogliere in una sola parola le doti di un titolo destinato a segnare una pagina leggendaria nella storia dell'intrattenimento elettronico. Il primo titolo, rilasciato nel 1998 per PC in uno scontro testa a testa per la palma di miglior gioco 3D con il meno fortunato Forsaken, avrebbe potuto finire presto nel dimenticatoio, con l'etichetta di ennesimo clone di Doom, bello ma senza troppa anima. Oltretutto, all'epoca, ai Lan party e sulle reti ancora in gran parte analogiche imperversava un pezzo da novanta come Quake II, anch'esso ambientato nel solito universo futuristico popolato di marines in armatura e xenomorfi dall'aspetto demoniaco e sponsorizzato dalla blasonatissima iD Software, “mamma” del mitico Doom.
Tipi poco raccomandabili...
Le navi Necris ricordano i disegni di Hans Ruedi Giger
A quella distanza le chance di evitare il colpo sono pari a zero
Il gioco Epic, però, non impiegò più di tanto a ritagliarsi un posto di prepotenza, forte di un motore grafico che porta ancora il suo nome e che, dopo dieci anni e numerosi aggiornamenti, si batte ancora ad armi pari con il concorrente Havok senza cedere terreno, capace di affermarsi in pochissimo tempo come benchmark per schede 3D. Il resto della storia é noto a chiunque non sia appena uscito da una cella d'isolamento della Cayenna, compresa la deriva sempre più spinta verso una vocazione completamente (o quasi multiplayer) che ha portato al marchio Unreal Tournament.
In fondo, visto che alla gente piaceva darsele di santa ragione in sanguinosi combattimenti online capaci di provocare, in un decennio, più caduti (virtuali) di un conflitto termonucleare globale, perché non sfruttare la cosa e dare alla formula una dimensione, per così dire, sportiva, generando una dimensione futuristica in cui tecnogladiatori armati fino alle gengive si disputano il titolo di più efferato ed efficiente assassino della galassia a colpi di frag, all'interno di arene futuristiche arricchite di teletrasporti, piattaforme di salto e power-up. Generazioni di gladiatori telematici hanno raccolto con entusiasmo il guanto virtuale lanciato attraverso la rete dalla Epic Games, generando un fenomeno di massa che ha fatto conquistare al franchise un posto d'onore tra i titoli ufficiali delle Olimpiadi del videogioco.
UT3, ultimo nato della serie, ha debuttato su PC alla fine dello scorso 2007, e approda oggi su piattaforma Sony a otto anni di distanza dalla deludente esperienza di Unreal Tournament, in attesa dell'imminente porting per Xbox 360. La coerenza logica con la formula del gioco, consolidata con i precedenti episodi della serie, é impeccabile. Anche qui siamo in presenza di un solidissimo comparto tecnico, di un single-player ai minimi termini e di un'assoluta vocazione multigiocatore che proietta senza troppa difficoltà il titolo verso il podio di miglior FPS online per PS3 di quest'anno.
Per questi motivi, é bene dirlo fin dall'inizio, il gioco si propone in modo quasi esclusivo a chi ha collegato ad Internet la propria console, abbonandosi gratuitamente al Playstation Network. Chi ancora si ostina a non collegare il cavo di rete o il router wireless alla sua console, infatti, rischia di rimanere profondamente deluso da una campagna in solitario piuttosto breve, pensata come una successione di scontri con bots di mediocre abilità solo allo scopo di fungere da campo d'addestramento virtuale per coloro che si apprestando ad affrontare gli impegnativi ed affollati server online.
Proprio su quelli, infatti, esce alla luce la vera anima di UT3, attraverso le sei modalità di gioco, in grado di accontentare i difficili gusti degli appassionati dello shooter estremo. Deathmatch, e deathmatch a squadre, ovviamente, ma anche capture the flag con e senza veicoli e deathmatch testa a testa fra due giocatori (duello). La chicca, però, si chiama warfare e permette ai giocatori, fino a 16 su ciascun server, d'impostare tattiche e lavoro di squadra per catturare gli obiettivi avversari, collegarli tra loro e distruggere, infine, la base nemica. Contrariamente ad altri titoli del genere, comunque, il ritmo del combattimento resta sempre elevatissimo al punto che solo una buona conoscenza delle mappe, costellate di “colli di bottiglia” che rendono inevitabili scontri furibondi, e una buona tecnica di gioco consentono di sopravvivere per più di qualche secondo alla mira implacabile dei veterani.
KABOOOM! Questa sì che é un'esplosione!
Guardati le spalle, marine!
Non v'illudete. E' solo un filmato d'intermezzo!
Oltre tutto, il gioco permette, a chi lo desidera, di sostituire il controller SixAxis con mouse e tastiera, garantendo a chi lo fa tempi di risposta e precisione di puntamento imbattibili. Per fortuna esiste l'opzione di poter scartare dalla lista tutte le partite dove sono presenti giocatori equipaggiati con periferiche “alternative”, che potrebbero falsare l'equità del confronto. La panoplia di armi, ne sono più che sicuro, soddisferà gli appetiti sanguinari degli hardcore gamers e sbalordirà per la sua varietà i neofiti.
Ci sono tutti i classici del marchio, dal Bio-rifle al Flak cannon, dal Lanciarazzi al mitico Stinger spara cristalli, fino all'inedito Impact Hammer che sostituisce lo Shield gun, fungendo da “livella” in grado di rimuovere l'effetto dei power-up dei nemici. Utile anche il missile spalleggiabile Redeemer, da adoperare per liberarsi dei veicoli avversari.
Le fazioni in gioco, infatti, gli umani Axon e gli alieni Necris, sono ciascuna dotate di un parco mezzi personalizzato, veri protagonisti dello scontro, capaci di aumentarne ancora il tasso di mortalità e di velocità. Ai già visti carri armati leggeri, gipponi armati di mitragliatrice stile “tecnica” e hovercraft d'assalto, si aggiungono succulente novità come il mastodontico Leviathan, con il suo micidiale cannone ad alto esplosivo, alternativa corazzata ad un bombardamento nucleare tattico sulla testa dei vostri avversari. O il Nightshade, capace di occultarsi. O ancora il Dark Walker, micidiale incrocio tra una vedova nera e un tripode della Guerra dei Mondi.
Dulcis in fundo, in deroga a quanto sono abituato a fare, ho tenuto il commento al comparto tecnico. Finalmente! In quest'avverbio c'é tutta la rabbia di chi ha speso quasi seicento euro per assicurarsi una console che prometteva mari e monti e che poi ha saputo concedere a noi affamati di FPS solo le briciole, come nel caso del mediocre Resistance, o porting di altre piattaforme come i pur ottimi Call of Duty.
Ma anche tutta la soddisfazione di ritrovarci per le mani, finalmente, un titolo capace di spremere tutta la potenza del gioiello nipponico, sparando sulla matrice attiva del nostro televisore HD, plasma o LCD che sia, bordate di texture straordinarie, torrenti di colori ed effetti grafici mai visti e, in generale, un livello qualitativo tale da farne, assieme ad Uncharted, un benchmark assoluto per chiunque, di qui in avanti, desideri arrogarsi la patente di sviluppatore di giochi per PS3.
Mentre i vostri occhi gioiranno, comunque, anche le vostre orecchie non avranno di che lamentarsi, straziate più che cullate, dalle casse del vostro impianto surround, da pezzi adrenalinici accompagnati da un'apprezzabile cacofonia di esplosioni, spari, effetti speciali e urla forsennate. A questo i possessori di cuffie-microfono USB o Bluetooth saranno liberi di aggiungere i loro commenti e/o improperi, chattando liberamente ingame.
Unico neo di tanta meraviglia é che, alla fine, Unreal Tournament é... Unreal Tournament! Il che vuol dire che, se non fate di secondo lavoro il gamer online professionista o, quanto meno, vi attestate ad ottimi livelli dilettantistici, finirete per fare da carne da macello ogni qualvolta (accadrà di frequente!) vi ritroverete a partecipare ad una partita in rete. Quella di diventare, dopo poche settimane dall'uscita, appannaggio esclusivo di una peraltro fitta schiera di hardcore gamers monomaniaci, é prerogativa diffusa di molti FPS online, a partire da Gears of War.
La presenza di componenti tattiche considerevoli, però, implementata in molti degli shooter di ultima generazione, interviene in qualche modo come calmiere, permettendo anche a chi la notte dorme e il giorno lavora di godersi la sua mezz'ora di gioco senza frustrazioni e complessi d'inferiorità eccessivi. UT3, al contrario, conserva l'impostazione di gameplay dei suoi predecessori, premiando i “grilletti” più veloci e precisi e gli “strafer” più agili ed abili. Per gli altri, a meno di non addestrarsi con tenacia e dedizione o d'imbroccare un server popolato di newbies, resta poco spazio di manovra.
Ciò non toglie nulla, però, all'ottima qualità complessiva, facendo del titolo Epic un acquisto doveroso per tutti gli appassionati del genere. I guerrieri da divano con un briciolo di fegato e autostima troveranno nelle sue arene insanguinate pane per le loro vibrobaionette, e svago sufficiente ad ammazzare il tempo, in attesa di misurarsi con blockbuster annunciati come Killzone 2 e Resistance 2. Mettete il colpo in canna. Vi aspetto in rete.
Proteggete la bandiera!
Altro che Warthog! Master Chief, dove sei?
Bel tatuaggio facciale! Scommetto che non é solo henné!
Irruento e dissacrante, adrenalinico e tecnico allo stesso tempo, accattivante e intimidatorio assieme, nei confronti di chi non ha trascorso le migliori ore della sua adolescenza sulle arene online, l'ultimo capitolo del franchise Epic arriva sulla super console Sony. Forte di una grafica che da sempre fa scuola per tutti e che qui spreme il suo meglio dai processori della PS3, UT3 scarica a tavoletta le sue doti senza mezze misure, costringendo chi non ha ancora maturato la patente di hardcore gamer ad aggrapparsi ai braccioli della poltrona. Una volta scaldati gli smorzatori della vostra corazza d'assalto con la quasi risibile mini campagna single player, verrà il momento di fare sul serio ed accettare la sfida dei server di rete, affollati dai più sanguinari guerrieri virtuali che madre natura e anni d'allenamento e di LAN party sono riusciti a partorire.
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