The DioField Chronicles: la recensione del nuovo strategico Square Enix

di Fabio Fundoni

Se amate la strategia, sicuramente avrete seguito con particolare interesse lo sviluppo di DioField Chronicles, titolo nato dalla mente dello studio Lancarse, già apparso sui nostri schermi per giochi come il recente Monark il particolare El Shaddai e lo stupendo Zanki Zero: Last Beginning. Se lo sviluppo arriva da un team che ha già dimostrato di saper lavorare bene, la produzione vede un nome ancora più altisonante, cioè quello di Square Enix. Sin dai primi annunci, The DioField Chronicles ha mostrato di volersi approcciare al mondo della strategia sia prendendo chiari spunti da titoli famosissimi, sia inserendo una propria visione del genere.

 

Bastano poche ore per notare chiaramente l’ispirazione derivata da Fire Emblem e Final Fantasty Tactics, giusto per citare due mostri sacri del genere. Come da copione, tutto parte dai venti di guerra che soffiano, dopo tanti anni di pace, sull’isola di DioField (ecco spiegato il titolo). La tranquillità ha i giorni contati e le guerre esterne vanno a mescolarsi con i conflitti interni, in una trama che sin da subito fa capire quanto sia importante nell’equilibrio del racconto l’intreccio politico e l’influsso che avrà tanto sulla nazione, quanto sui sui nostri protagonisti. A dire la verità, sebbene sin dalle prime battute sia chiaro che la vittoria dipenderà sempre dal gioco di squadra, il protagonista principale è uno: Andris Rhondarson e sarà proprio lui che guideremo e impersoneremo durante le fasi esterne alle battaglie, mentre sul campo avremo una gestione di tutti coloro che schiereremo.

 

 

Probabilmente l’incipit non vi sembrerà poi troppo originale, ma tramite Andris muoveremo la sua truppa mercenaria, i Blue Fox che si ritroveranno a combattere al soldo del duca Hende, mentre Impero e Alleanza saranno sempre più ai ferri corti e decisi a procurarsi i maggiori giacimenti di giada, materiale necessario per magia e tecnologia… indovinate qual’è uno dei territori con più giada a disposizione? Esatto, l’isola di DioField, ed ecco qui che non farete fatica a capire come gli avvenimenti ci metteranno davvero poco a dare svariate occasioni a Andris e compagnia per scendere sul campo di battaglia. Senza cadere in evitabili spoiler, la trama ci è piaciuta molto e ha mostrato tinte decisamente adulte, prendendo a piene mani dal fantasy occidentale, senza però rinunciare ad alcuni stilemi di quello orientale. The DioField Cronicles è stato lanciato sul mercato praticamente per ogni piattaforma sul mercato: console di nuova e vecchia generazione, Nintendo Switch e Personal Computer.

 

Noi lo abbiamo provato per PlayStation 5, vista la curiosità di capire come un titolo del genere fosse riuscito a adattarsi all’utilizzo del controller. Il gioco si snoda attraverso un sistema abbastanza tradizionale, dove il protagonista si muove in un edificio/hub centrale molto simile al monastero di Fire Emblem: Three Houses da cui può avere accesso a negozi, miglioramenti, dialoghi vari e, ovviamente, missioni e combattimenti. Si segue la strada e si ha occasione di cimentarsi sia con le quest principali che con quelle secondarie, senza scordare la possibilità di rigiocare quelle già portate a termine. L’esplorazione è in terza persona, ma il fulcro sono le battaglie, a cui potremo accedere tramite un vero e proprio tavolo strategico.

 

Ovviamente le prime missioni saranno dei veri e propri tutorial per imparare a padroneggiare il sistema di gioco, denominato Real Time Tactical Battle. A dire la verità, sebbene il team di sviluppo abbia presentato questo “RTTB” come una novità, va detto che ricorda molto da vicino il sistema che abbiamo visto negli RPG classici in stile Baldur’s Gate, dove si mette in pausa il gioco, si decide che mosse far fare a ogni personaggio e poi si torna allo scorrere del tempo, dove tutte le forze sul campo si muovono all’unisono. Va sottolineato che i nostri eroi avvieranno comunque un sistema di combattimento automatico quando avranno dei nemici a tiro, ma avremo modo di bloccare il tutto per poter accedere a vari menù personali per sceglierne movimenti, colpi speciali o l’utilizzo di oggetti.

 

Non si faccia l’errore di pensare che basti poco per aver ragione dei nemici, perché sebbene la curva di apprendimento sia tutt’altro che ripida, ci ritroveremo in diverse situazioni in cui scegliere una giusta posizione o sfruttare colpi e magie al momento opportuno faranno la differenza tra sconfitta e vittoria, senza contare che ogni missione potrà regalarci diversi bonus se la porteremo a termine rispettando specifiche richieste. Insomma, la componente strategia è più ampia di quello che le prime partite potrebbero far pensare e sarà il caso di prendersi il tempo necessario per studiare le varie tattiche da mettere in campo.

 

 

Il lato artistico della guerra

 

Partiamo dal fatto che in battaglia potremo portare un massimo di quattro guerrieri appartenenti al nostro esercito, più un personaggio di supporto per ognuno. Questo già impone una scelta tattica a monte, così da creare un party adeguatamente vario per sostenere qualsiasi battaglia, andando a soppesare pregi e difetti di ogni unità. I nostri protagonisti sono suddivisi per classi e dovremo districarci tra cavalieri, maghi, arcieri e via dicendo. Il gameplay necessita di qualche ora per essere metabolizzato, ma dopo un po’ si rivela cucito per bene addosso al controller. Indubbiamente con mouse e tastiera il gioco ha una marcia in più, ma anche con il Dual Sense non abbiamo trovato difficoltà di sorta, dopo le prime partite necessarie per prendere la mano con le scelte fatte dal team di sviluppo.

 

Ovviamente non abbiamo dubbi che anche i controller delle altre console riescano ad assolvere alla perfezione al compito, anche perché tutto passa attraverso l’utilizzo dei dorsali e dei classici pulsanti. Il fatto di avere un numero limitato di truppe sul campo rende più agevoli le operazioni e dopo un po’ si riesce a capire quali sono i comandi vitali, come la selezione multipla di tutti i personaggi, la scorciatoia diretta verso le mosse speciali e via dicendo. Non neghiamo di aver avuto uno smarrimento iniziale dovuto alla mancanza di un input vero e proprio dedicato alla pausa, ma dopo poco ci si rende conto come la selezione di tutta la squadra o quella del singolo tramite pulsante “X” siano, di fatto, i comandi principali che permettono di pianificare le proprie mosse.

 

 

I livelli di gioco ci mettono contro avversari di varia natura e caratura, offrendo una sfida sempre ben bilanciata, fermo restando che il gioco permette di “grindare” e verso la fine della trama ci si potrebbe trovare, in alcune battaglie, ad essere un po’ troppo forti, anche grazie all’uso delle micidiali evocazioni (puro stile Final Fantasy) che permettono di scatenare l’inferno contro i propri avversari. I personaggi che avremo usato, a fine battaglia riceveranno i classici punti esperienza e attraverso l’hub di gioco avremo accesso a diverse opzioni per renderli sempre più forti. C’è una discreta possibilità di personalizzazione, fatta principalmente dalla scelta di equipaggiamento (le armi vi regaleranno interessanti sorprese), mentre la crescita, sia dei personaggi che del quartier generale è abbastanza lineare, per quanto ampia e soddisfacente.

 

Le abilità da far crescere vi daranno modo di modellare le battaglie in base al vostro stile di gioco, sebbene la strada più semplice sia quella di tenere il gruppo compatto senza dividersi su più fronti, nonostante questo in alcuni livelli potrebbe significare usare troppo tempo per vincere e far perdere preziosi bonus. Tenete da conto che la crescita delle skill non è legata al singolo protagonista, ma alla classe, motivo per cui se sbloccherete una abilità per un arciere, questa sarà utilizzabile anche dal suo compagno d’armi: questa è l’unica scelta del gameplay che ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca riguardo alla personalizzazione dei nostri eroi. Insomma, Lancarse ha costruito un gameplay capace di dare soddisfazioni sia su PC che su console e questa non era assolutamente una sfida facile da portare a termine. Forse qualcuno avrebbe gradito la presenza di un livello di difficoltà più elevato, ma DioField si è rivelato comunque soddisfacente e potrete anche scegliere tre velocità di gioco, per snellire le partite a vostro piacimento. Unico appunto: durante le battaglie non c’è possibilità di salvataggio, ma un semplice sistema di checkpoint.

 

Tecnicamente la situazione è un po’ ambigua: l’esplorazione del palazzo lascia alquanto a desiderare e il gioco, che in questa versione gode di modalità “prestazioni” o modalità “4k” ha delle animazioni un po’ troppo legnose e qualche titubanza nel frame rate delle situazioni più affollate. Però il lavoro artistico di Taiki è davvero superbo e ci si perde a guardare la realizzazione di protagonisti e ambientazioni, tanto che questa volta più che mai è consigliato spendere qualcosa in più e portarsi a casa l’edizione con artbook digitale e colonna sonora, anch’essa di grandissima qualità. La stessa trama offre svariati colpi di scena, ma la caratterizzazione dei protagonisti è un po’ lasciata da parte.

 

Purtroppo il titolo non ha una localizzazione in italiano, ma solo in inglese e giapponese, lasciando un po’ l’amaro in bocca visto che l’inglese usato non è sempre scolastico. Rimane comunque un buon doppiaggio in lingua originale, superiore per intensità a quello anglofono. The DioField Chronicles è un buon gioco e ci ha fatto divertire nonostante alcuni difetti che non gli hanno permesso di elevarsi al top della strategia. Vista la qualità messa in campo, c’è da augurarsi che Square Enix non abbandoni il brand e dia nuovamente occasione ai ragazzi di Lancarse di cimentarsi su questi campi di battaglia, magari mettendo qualche risorsa in più nelle loro mani. Ad ogni modo se amate la strategia, non possiamo che consigliarvi di contattare Andris e arruolarvi tra le fila dei Blue Fox!