Starhawk

Starhawk
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Finalmente nel guardingo panorama ludico si affaccia una nuova, coraggiosa IP? Niente di più sbagliato: Starhawk é infatti il terzo capitolo di una serie così eterogenea e mutevole che difficilmente la ricorderete. In origine fu Warhawk, ma non parliamo dell'omonimo shooter per C64 datato 1986 (sarebbe andare un pò troppo indietro con gli anni!) bensì quello per la prima PlayStation uscito nel lontano 1995 e parte della lineup di lancio. Si trattava di uno sparatutto in soggettiva dove ai comandi di un futuribile mezzo volante dovevamo affrontare diverse missioni, generalmente basate sul fare a pezzi altre astronavi e torrette varie per poi attaccare un nucleo centrale nascosto in una qualche struttura. Ben 12 anni dopo ecco arrivare il “remake” per PS3, che ha ben poco in comune con il primo episodio: il nuovo Warhawk é infatti un TPS online a squadre, venduto su PSN o in alternativa su disco, con tanto di headset in bundle. L'enfasi é posta sul gioco di squadra con un alto numero di partecipanti (fino a 24 se non ricordiamo male) e la possibilità di pilotare mezzi come jeep, carri armati e soprattutto i mezzi volanti che davano il titolo al gioco (i quali, manco a dirlo, hanno un design che ricordava i velivoli del prequel). L'ambientazione stavolta si trova a metà tra il fantascientifico ed il conflitto d'inizio secolo: una prima guerra mondiale ipertecnologica insomma.



Lo sviluppatore di entrambi i giochi era il team Incognito, conosciuto anche (ai suoi esordi su PSX) come SingleTrac. Per chi non lo sapesse furono i responsabili dei primissimi Twisted Metal e dell'ormai raro War of the Monsters. In tempi più recenti, tale compagnia si é sciolta ed a dato via ad altri due studi: Eat Sleep Play, impegnato con lo sviluppo del nuovo reboot di Twisted Metal uscito pochi mesi fa, ed appunto i LightBox, a cui é stata affidata la realizzazione di questo sequel spirituale della saga chiamato Starhawk.

Ancora una volta la formula di gioco cambia completamente, ma troviamo più punti di contatto con l'episodio del 2007 che non con il primo (il quale é addirittura incluso in omaggio ed é scaricabile grazie all'online-pass in dotazione). Le differenze saltano subito all'occhio: stavolta ci troviamo in una sorta di western futuribile che somiglia un po' alla serie animata degli anni '80 BraveStarr, per chi se la ricorda. Al posto dei cristalli presenti nel sopracitato cartoon però abbiamo una sorta di gas-petrolio luminoso chiamato GeoEnergia, il quale richiama operai, cercatori di fortuna e brutti ceffi di ogni tipo dai quattro angoli della galassia su pianeti decisamente brulli ed inospitali. Quindi ci troviamo in una sorta di frontiera spaziale, ricca di strane tecnologie e di mutanti assetati di sangue. Ebbene sì, perché l'estrazione della GeoEnergia ha anche l'effetto collaterale di infettare gli umani e trasformarli in creature luminescenti denominati Bestie, alcune delle quali sono in grado di imbracciare armi mentre altre si affidano alla forza bruta ed eventualmente ai loro artigli ossei. Nella campagna single-player vestiremo i panni del reietto Emmet Graves, mezzo umano e mezzo infettato, che si ritrova costretto a tornare sul suo pianeta natale per sventare una nuova minaccia e per fare in conti col suo difficile passato.

La campagna é ovviamente utile ad impratichirsi con le meccaniche di gioco: elementi, armi e mezzi sempre nuovi ci vengono presentati lungo tutta la durata dell'avventura, ma la trama riesce nel non facile compito di incorporare tali caratteristiche “tutorial” ad un gameplay molto godibile (e non privo di sfida ai livelli di difficoltà superiori) e di fornire una narrazione di buon livello allo stesso tempo. Pur non avendo i sontuosi set-pieces delle grosse produzioni videoludiche più recenti, lo story-mode riesce a divertire e ad offrire una storia suggestiva ed appagante.

> Il gameplay


Le più grandi differenze col vecchio Warhawk quindi sono fondamentalmente due: la prima é il fatto che oltre al multiplayer abbiamo anche una questa campagna in singolo, con una storia ben narrata ed una progressione soddisfacente. La seconda é che non ci troviamo davanti ad un comune shooter ma ci sono anche degli elementi da RTS molto interessanti. La componente strategica é rappresentata dalla possibilità di spendere parte della GeoEnergia accumulata per creare strutture ed installazioni che ci aiuteranno nel contrastare i nemici e gli assedi in arrivo. Infatti anche nel single player, nonostante questa caratteristica sia utilizzabile in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo (tranne nei rari spazi chiusi ovviamente), accadrà spesso che una volta raggiunto un avamposto e spazzati via i nemici dovremo affrontare alcune ondate di attacco: avremo quindi pochissimo tempo per organizzarci e potremo creare linee difensive, torri di avvistamento, scudi, torrette, avamposti (che fungono anche da punti di respawn nel multiplayer) e mezzi di vario genere. Se in single player avremo alleati controllati dall'IA che ci aiuteranno nelle sparatorie, nel multiplayer sarà opportuno organizzarsi e collaborare con gli altri compagni di squadra per crearsi dei piccoli fortini e sconfiggere gli avversari.

Tra i tanti tipi di strutture edificabili abbiamo anche gli estrattori (da posizionare sulle riserve di GeoEnergia), i bunker, le mura (che possono essere legate tra di loro grazie a delle cerniere mobili), cannoni antiaerei e docking bay per mezzi futuribili come motociclette spaziali (o cavalli meccanici, a seconda del punto di vista), jeep, carri armati o additirttura Mech. E sono proprio questi ultimi a dare il nome al gioco: gli Hawk sono dei robottoni armati fino ai denti e trasformabili in ogni momento in veloci astronavi da battaglia, che risultano estremamente simili a quelle viste nei due precedenti titoli della serie. Alla luce di tutti questi elementi “componibili” potremo dire che StarHawk, mech a parte, é a tutti gli effetti il gioco di Bravestarr: le barriere mobili, i cavalli meccanici e l'ambientazione in generale ricordano, infatti, il vecchio cartoon della californiana Filmation e la relativa linea di giocattoli. La trama fortunatamente é un po' più adulta: anche se nel vecchio cartoon c'erano un paio di episodi che parlavano di droga e di assuefazione, StarHawk affronta un argomento ancor più spinoso che sta a monte: l'ambizione e la sete di ricchezza che corrompe ben più di qualsiasi sostanza, e che rende gli uomini dei mostri. Emmet pur restandone colpito, riesce a controllare la sua infezione e contenerla nel suo corpo.



Ma riprendiamo il discorso dell'Hawk, questo robottone trasformabile che diventa una navetta da battaglia: le sezioni in volo ed in particolare il dogfight ricordano molto da vicino il gameplay del vecchio Warhawk per PSX, grazie all'utilizzo di diversi missili, flare e dell'immancabile cannoncino, ma in aggiunta abbiamo una maggiore agilità e nuove manovre evasive. I controlli sono piuttosto immediati ma diversi da quelli di comuni shooter, sia a piedi che in volo; per questo i fanatici degli FPS dai comandi ormai uniformati storceranno il naso ad un primo approccio con StarHawk, anche perché non c'é nessun sistema di coperture alla Gears ma si fa tutto a mano come i vecchi tempi: volete nascondervi? Bene, fatelo mettendovi dietro una qualche struttura e magari abbassatevi con l'apposito tasto; se non vi beccano vuol dire che siete ben posizionati. Il sistema di gioco pare quindi un po' arcaico, con poche concessioni ai moderni FPS (ad esempio abbiamo il dorsale sinistro per la mira con zoom incorporato), ma una volta fatta la mano c'é davvero da divertirsi. Gli stessi capitoli del gioco singolo sono lunghe missioni ambientate su mappe piuttosto ampie, ed alternano sapientemente momenti da shooter classico in cui avanzare falciando nemici ad altri in cui dovremo proteggere strutture, o altri ancora in cui dovremo spiccare il volo per contrastare una minaccia aerea.

Le armi sono piuttosto soddisfacenti nell'utilizzo e nel feedback visivo, persino la semplice pistola dà una discreta sensazione di potenza. La campagna é formata da dieci capitoli, ognuno con tre diversi livelli di difficoltà utili ad ottenere tutte le medaglie disponibili; il multiplayer invece vi terrà impegnati molto più a lungo, con 10 grandi mappe decisamente varie, 4 modalità di gioco e ben 32 giocatori in contemporanea. Attualmente i server sono già molto popolati ed il netcode é ottimo: le nostre prove sono state totalmente prive di lag anche in situazioni affollate, mentre abbiamo notato che la modalità più gettonata e più divertente é “Zone”, ossia una variante della classica Domination dove dovremo conquistare le fonti di energia costruendoci sopra gli “estrattori” previa distruzione di quelli avversari. Al momento in cui scriviamo é già stata rilasciata la patch 1.1 che ribilancia alcuni particolari, come le bombe a frammentazione troppo potenti. Contiamo che vengano rilasciati regolarmente degli aggiornamenti, e che vadano a migliorare tanti piccoli particolari come accadde per Warhawk. In particolare siamo certi che la skill “bruiser” verrà depotenziata a breve, in quanto consente di distruggere gli edifici sin troppo velocemente. Infine segnaliamo un particolare curioso: dal momento che una volta acquistate le strutture queste vengono istantaneamente fatte precipitare dall'alto nel punto stabilito, é possibile centrare qualche avversario sul coppino con conseguente soddisfazione.



Tecnicamente parlando, il gioco ha un aspetto accattivante e curato, ma com'é ovvio supporre non può competere con i pesi massimi (Gears, Killzone, Uncharted) da un punto di vista visivo: infatti un TPS pensato per il multiplayer, con mappe cosi grandi, risvolti RTS ed un alto numero di partecipanti non potrà mai avere un impatto estetico all'altezza dei più avanzati shooter tradizionali; tuttavia contando quanta carne c'é al fuoco, StarHawk ha una grafica molto rifinita e piacevole. La fluidità resta molto buona anche nelle fasi concitate, e in ottica di multiplayer online il gioco funziona alla grande. I modelli sono ben fatti e le texture molto definite, salvo rari casi. Gli effetti grafici sono di buona fattura, e tra di essi spicca un timido sunshaft in alcune delle mappe.

Di contro ci sarebbe da dire che il single player non é particolarmente articolato o longevo (ci é durato poco meno di 7 ore) anche se é narrativamente molto riuscito ed é possibile rigiocarlo per prendere tute le medaglie. Tra l'altro i filmati di intermezzo (animati in stile fumetto) adottano uno stile molto rapido e non sempre sono facilissime da comprendere, quindi un secondo giro può aiutare a cogliere meglio le sfumature della storia. Il doppiaggio italiano é molto altalenante (alcune voci sono eccellenti, altre mediocri) ma la parte del leone la fa la colonna sonora western-epicheggiante creata da Christopher Lennertz, di cui probabilmente Ennio Morricone andrebbe fiero.

Starhawk
8

Voto

Redazione

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Starhawk

In un panorama come quello attuale, StarHawk é destinato a passare inosservato e restare un gioco di nicchia. Non potendo contare su marketing massiccio, grafica ultra-spettacolare e controlli “stereotipati” alla Gears, il titolo degli ex-Incognito mostra il fianco alle aspre critiche degli hardcore gamers meno attenti. Ma StarHawk riesce a coniugare insieme mondi molto diversi: lo sparatutto online e quello story-based, i dogfight aerei con i massicci mech bipedi, azione serrata con risvolti strategici ed ambientazione fantascientifica con quella western. Sintesi ed evoluzione dei due precedenti Warhawk, la nuova creatura dei LightBox offre una campagna singola semplice ma riuscita, ed un multiplayer estremamente divertente e longevo. StarHawk si merita una possibilità di entrare nella vostra ludoteca: provatelo e potrebbe conquistarvi.