Simon the Sorcerer Origins è una bella magia

Il maghetto più famoso del mondo (ehm...) è tornato!

di Claudio Magistrelli

A trentadue anni di distanza dagli esordi su Amiga e a quindici anni dall’ultimo capitolo della saga, Simon the Sorcerer torna sui nostri schermi con un Origins, prequel che affonda le sue radici nel nostro paese. Arriva infatti dalla mite Liguria la nuova avventura del giovane mago realizzata da Smallthing Studio, start up con base a Chiavari che ha recuperato la licenza caduta un po’ nell’oblio, ma ha anche (e soprattutto) coinvolto nel progetto Mike Woodroffe, il creatore di Simon, e Chris Barrie, la voce originale del giovane mago. Siete pronti a un tuffo nel tempo?

Simon the Sorcerer Origins ci riporta nei ‘90

Se bazzicate l’ambiente dei videogiochi da un po’ di tempo, la frase che avrete sentito più di frequente nella vostra vita di vidogiocatore è senza dubbio alcuno: "Le avventure grafiche sono morte". L’elegia è iniziata nella seconda metà dei ‘90, il funerale si è protratto per tutti i 2000, mentre i pianti e peana riecheggiano ancora oggi. Nel frattempo, le avventure grafiche hanno attraversato i decenni, resistendo quasi clandestinamente al declino del genere, provando con tentativi spesso vani ad attualizzarsi, avventurandosi nel 3D o ibridizzando le proprie meccaniche. Ogni luogo comune, però, accoglie in sé un amaro fondo di verità, e a dirla tutta nonostante gli encomiabili tentativi di sopravvivere in un mondo ormai poco ospitale, le avventure grafiche non se la sono passata bene negli scorsi anni. Alla luce di tutto ciò, risulta ancora più interessante la decisione di Smallthing Studio di recuperare non solo un’icona del genere, la cui fama è tuttavia piuttosto sbiadita rispetto ad altri illustri colleghi dediti alla pirateria, ma anche la sua formula originale, adattata quel tanto che basta a renderla digeribile oggi, senza stravolgerla. 

Simon the Sorcerer Origins è un’avventura grafica con tutti i crismi e (almeno per quanto mi riguarda) non potrebbe esserci notizia migliore. Ci si muove con il mouse (certo, volendo anche col pad, ma il mouse è di sicuro più comodo), con un click il protagonista cammina e con due corre, si interagisce con gli oggetti, si parla coi personaggi, si coltiva un inventario colmo di stramberie assortitte da combinare tra loro e con lo scenario. Insomma, Smallthing è tornata alla formula magica originale, che non potrebbe essere tale senza abbondanti dosi di ironia e un pizzico di cinismo, ammodernando certo il comparto tecnico, ma presentano al pubblico mainstream di oggi un genere con cui ormai pochissimi hanno confidenza. E non si può che applaudire per questa scelta così “radicale” in un mercato sempre più guidato da trend e algoritmi di gradimento.


Le origini del giovane Simon

Come detto in apertura, Simon the Sorcerer Origins è un prequel, ovvero colloca i propri eventi prima delle avventure vissute dal protagonista nei giochi pubblicati a partire dal 1993. Eppure, quando lo incontriamo, Simon è un ragazzino come tanti, un ragazzino di oggi, magari giusto un po’ scocciato dalla decisione dei genitori di cambiare casa, ma comunque dotato di un’affilata ironia. Tutto cambia quando aprendo la porta della sua nuova camera si ritrova catapultato in un altro universo, dove la magia è reale e condiziona le vite del villaggio, in qualche modo bloccato in un’epoca che assomiglia al medioevo europeo. Un giorno, tutti qui conosceranno le gesta di Simon, ma per il momento è solo un estraneo in cerca di un modo per tornare a casa. Ma qualcuno, all’Accademia di magia, sembra tramare altri piani.

Ora, se mettete insieme tutti i pezzi, tra il giovane mago e le trame oscure all’Accademia, so già chi vi sta venendo in mente: ma a ben pensarci il nostro Simon è precursore di colui che oggi è il mago più famoso del mondo e ovviamente questa sua nuova avventura è colma di riferimenti, rimandi e battute. Ma Harry Potter non è solo il bersaglio del caustico spirito di osservazione di Simon: come da tradizione la sua avventura grafica è costellata di ironia, battute e assurdità (come le gigantesche puntine che piombano nelle ambientazioni una volta fissate sulla mappa!). 

Al centro di un gioco di questo tipo ci sono però, ovviamente i puzzle, e anche in questo caso Simon the Sorcerer sfodera un apprezzabile coraggio. Solo parte degli enigmi, infatti, sono narrativamente spiegati durante un dialogo con un qualche personaggio. Altri, invece richiedono semplicemente di ragionare intorno alle necessità di Simon, gli oggetti disponibili nell’inventario e i luoghi al momento accessibili. Detto in altri termini, non troverete da nessuna parte un indizio che vi spieghi le proprietà adesive dei tentacoli viscidi sui barattoli che rifiutano di aprirsi: Simon the Sorcerer Origins lascia che sia il vostro fiuto ad arrivarci, conservando per voi tutta la soddisfazione. Il che ovviamente implica la possibilità di girare a vuoto, in attesa che le meningi trovino il giusto incastro, andare per tentativi, riprovare dialoghi: tutte attività che l’attempato giocatore di avventure grafiche ricorda con affetto, indispensabili al genere, ma che oggi potrebbero non risuonare con un pubblico che ha visto la propria soglia dell'attenzione costantemente frammentata da minacce esterne. 

Simon the Sorcerer Origins tra ieri e oggi

Consapevoli che un atteggiamento oltranzista sarebbe ben poco produttivo, i ragazzi di Smallthing Studio hanno liberato il loro Simon the Sorcerer Origins da alcuni ostacoli non fondamentali. Dimenticate il pixel hunting, ad esempio: per individuare gli oggetti interagibili basta premere un tasto (ma non dimenticate di ricontrollare ad ogni passaggio perché alcuni eventi cambiano gli scenari). L’adattamento più evidente, tuttavia, non riguarda le meccaniche, ma il comparto estetico: la pixel art dell’epoca è sostituita da illustrazioni digitali realizzate a mano e sembra quasi di scorgere le diverse mani che coi loro stili differenti aggiungono strati di caratterizzazione ai personaggi, senza tuttavia alterare l’armonia generale dell’immagine. 

Se giocando Simon the Sorcerer Origins le mani possono avere l’impressione di trovarsi ancora nei ‘90, gli occhi hanno invece pochi dubbi sulla modernità (e la bellezza!) di ciò che osservano: una sintesi perfetta di questo titolo d’esordio di Smallthing Studio, che guarda al passato con rispetto e consapevolezza, ma è altrettanto consapevole di ciò che serve per funzionare oggi. Difficile dire oggi se Simon the Sorcerer Origins porterà a una nuova rinascita delle avventure grafiche (Ah, noi ce lo auguriamo, NdClod), ma l’approccio utilizzato da Smallthing Studio è apprezzabile a prescindere. In ogni caso, il sodalizio tra Smallthing Studio e avventure grafiche è comunque destinato a continuare: è infatti già annunciato per il prossimo anno il remake dell'originale Simon the Sorcerer a cui ovviamente questo prequel si ricollega (ma non saremo certo noi a rovinarvi la sorpresa del come!)