Resident Evil 5

di Luca Gambino
La svolta action di Resident Evil si evince anche dal numero esiguo (e dalla bassa qualità) di puzzle o situazioni dove dover utilizzare il cervello al posto dei riflessi. Al di là di qualche episodio dove sarà richiesto cercare di comporre una particolare chiave per aprire una porta o qualcos'altro di molto simile, il gioco sarà quasi interamente impostato sull'eliminazione sistematica di qualsiasi cosa si frapponga tra noi e il nostro obbiettivo finale. In questo senso va dato merito a Capcom di aver comunque spostato il peso emozionale dalla continua incertezza che si provava negli angusti corridoi dei primi episodi, alla continua tensione per la fuga da avversari che, grazie alla rinnovate possibilità della nextgen, non sono mai stati così numerosi e attivi. Come da tradizione i nostri antagonisti sono decisamente stupidi, mal assortiti e con una voglia matta di essere centrati dai nostri colpi e quindi poco faranno per non presentarsi come carne da macello. Ma l'ingente numero di avversari sullo schermo, gli scenari stretti e claustrofobici e il dover centellinare le risorse in possesso, saranno sufficienti per mettervi addosso quell'ansia necessaria per rendere divertente e interessante il gioco. Soprattutto se giocato in cooperativa.

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Per fortuna che c'é Sheva
Uno degli elementi più interessanti di Resident Evil 5 é rappresentato dalla presenza di un secondo personaggio giocante sullo schermo. Ovviamente non é una cosa del tutto nuova nell'universo di Resident Evil, dal momento che già nell'episodio “zero”, possiamo giocare affianco ad un secondo personaggio e utilizzarlo tramite il partner zapping. In RE 5, invece, la nostra compagna sarà sempre gestita dall'intelligenza artificiale, a meno che non subentri un secondo giocatore umano (in system link, split screen o xbox live) a prenderne il comando e portare congiuntamente in porto la missione.

In single player la gestione di Sheva da parte del computer gode di alti e bassi. Da una parte é vero che la nostra partner dimostra di saper badare a sé stessa e di darci sempre un valido supporto (armato e non), curandovi nel momento del bisogno e passandovi le munizioni di cui avete bisogno. Dall'altra é però altrettanto vero che spesso la gestione dell'arsenale da parta sua non é sempre delle migliori e la scelta delle armi da utilizzare non sarà sempre la più felice. Ottimo invece lo studio del pathfinding, dal momento che Sheva saprà sempre dove e come trovarci, anche se vi sarete distanziati di molto dalla sua posizione. Il discorso cambia radicalmente, invece, quando interverrà un secondo giocatore umano, dal momento che sarà solo in quel momento che la natura più cooperativa di Resident Evil 5 prenderà il sopravvento coinvolgendovi in un sistema di gioco veramente ben realizzato e divertente.

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Luci e ombre
Rispetto a Resident Evil 4, lo stacco tecnico é ovviamente notevole, presentando un comparto tecnico di assoluto rispetto. La modellazione dei protagonisti, anche se ancora non perfetta, riesce a consegnare allo schermo personaggi praticamente perfetti nelle forme e nelle azioni anche se é da segnalare il fastidioso effetto di “scivolamento”, retaggio della produzione Capcom fin dagli albori della saga. Al di là di un comprensibile decadimento dell'immagine nel gioco in split screen (dove compare un fastidioso e marcato aliasing), la mole poligonale e l'alta qualità delle texture di gioco regalano un quadro grafico pulito e reso vivo da un sapiente utilizzo delle luci e da normal mapping che rendono credibili i volti e le fattezze dei protagonisti. Ovviamente Resident Evil 5 non vivrà solo di ambienti africani tirati a lucido e illuminati a giorno, ma saprà regalare anche teatri ripresi dal passato della saga, con laboratori immersi nella penombra e densi di avversari usciti dai peggiori incubi di Rambaldi. Ovviamente un titolo come il survival horror Capcom vive moltissimo sulla violenza delle scene, per cui aspettatevi anche il classico abuso di sangue e “gore” dietro ogni angolo anche se mai gratuito ma sempre consono all'azione di gioco.

A fare da cornice (anche se il termine é un po' limitativo), ci sono gli splendidi filmati d'intermezzo realizzato con il medesimo motore grafico del gioco, girati interamente a Los Angeles e che sfruttano nel migliore dei modi le più moderne e costose sequenze di motion capture. In questo senso, Capcom non ha badato a spese, commissionando a Jim Sonzero (regista dell'horror “Pulse”) la realizzazione delle sequenze cinematiche, con risultati eccellenti. Anche l'audio, come da tradizione, incide notevolmente nell'intera produzione. La colonna sonora di Kota Suzuki sottolinea con impeto orchestrale i passaggi più importanti, aggiungendo una notevole carica emotiva alle immagini su schermo. Sugli scudi anche il doppiaggio originale in lingua inglese, realizzato dagli stessi attori che si sono prestati per il motion capture e che riescono a dare un taglio umano e credibile ai personaggi digitali.

Mission Accomplished

Resident Evil 5 é quindi il manifesto del cambiamento in atto nella saga. Chi sperava in un semplice “spin off” rappresentato da Resident Evil 4 dovrà mettersi l'anima in pace. Anche senza la supervisione di Mikami (per la prima volta dalla nascita del brand), Resident Evil 5 riesce a proporre un titolo valido e divertente, anche se forse non carico di tutte quelle novità che ci si sarebbe potuti attendere dal passaggio alla next gen. Resta comunque un gioco validissimo sia per gli amanti della serie, che troveranno finalmente risposta ad alcuni elementi lasciati in sospeso, sia da tutti coloro siano alla ricerca di un action game dal ritmo più compassato ma comunque carico di adrenalina e con un adeguato tasso di sfida nel corso delle 10 ore (qualcosa in più se siete tra quelli che devono cercare tutti i tesori-simboli-gingilli), che separano l'inizio dalla fine. Vi consigliamo, se possibile, di accaparrarvi la “limited edition”, che contiene un video-documentario assolutamente imperdibile per i fan della saga.

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