Recensione Wolfenstein: Youngblood

Sisterhood...

Buon sangue non mente, recita il detto, e Youngblood è la prova provata della bontà dell’antico adagio popolare. Messo momentaneamente da parte il vecchio Blazko, Machinegames getta nella parte alta della piscina le due figlie dell’eroe antinazista per eccellenza, e il risultato è per molti versi sorprendente. L’avventura che vede protagoniste Jess e Soph inizia 20 anni dopo The New Colossus ed è ambientata in una ipotetica Parigi stretta d’assedio dal giogo nazista.

Due protagoniste tra cui scegliere, due tipi d’approccio tra cui scegliere. Potremo fare strage degli storici avversari della saga armi in pugno e grilletto perennemente premuto, oppure cercare una soluzione più stealth. A voi la scelta. Ogni soluzione è contemplata e messa coerentemente in campo, anche grazie a speciali techno-tute che aiuteranno le due gemelle a interpretare al meglio il migliore approccio al problema.


Esattamente come nei precedenti capitoli, anche Youngblood vedrà la partecipazione di personaggi più o meno storici del reboot della saga che, nascosti all’interno della catacombe cittadine, non solo ci racconteranno gli sviluppi della guerra in corso, ma ci assegneranno le missioni (spesso aggiornate via radio) che formeranno l’ossatura di gioco. Un gioco che contempla non solo la soluzione in singolo, ma che può ospitare anche un amico a farvi da spalla. Ed è qui che Youngblood risulta essere davvero molto divertente ed efficace. Perché saranno diverse le occasioni in cui una buona cooperazione tra i partecipanti sarà molto più risolutiva rispetto all’azione solitaria, affidando il controllo del secondo personaggio ad una IA che a volte si “incastra” o che comunque non sempre trova i pattern più corretti per risultare efficace.

Le due sorelle in scena corrono, picchiano, si danno il cinque prendendosi cura reciproca e scambiandosi bonus al volo. Sarà infatti possibile “regalare” un tot. Di armatura alla sorella in difficoltà, salvandole la pellaccia nei momenti più carichi. Anche perché MachineGames mette in campo una squadra avversaria di tutto rispetto, armata fino ai denti con soluzioni tanto fantasiose quanto dannatamente efficaci. Per fortuna le techno tute delle nostre eroine consentono spostamenti repentini, doppi salti e l’invisibilità, altrimenti la lotta apparirebbe impari fin da subito.


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Al contrario, invece, il nuovo capitolo di Wolfenstein risulta ben equilibrato e divertente, con una difficoltà media (se giocato in singolo) in grado di tenervi sempre sulla corda e impegnarvi il giusto. Molto buono e appagante il gunplay, che pur presentando traccia di realismo (e ci mancherebbe pure), invita all’azione e alla spettacolarità, tra scivolate e salti che possono mettervi in un attimo alle spalle dei vostri nemici. Non mancano i fattori di crescita di armi e personaggi, che possono upgradare skill e caratteristiche previa raccolta di materiale utile (monete e altro), sparso per le varie location di gioco.

Tecnicamente, invece, non ci troviamo di fronte ad un miracolo perché al di là di spazi ampi e ben studiati per il gioco in coppia, non sono presenti dettagli grafici che possano risultare interessanti, ma sicuramente non è questo lo scopo del gioco che, a tutti gli effetti, risulta essere un episodio “di mezzo”.