Journey To Foundation - recensione del gioco VR ispirato alla saga di Asimov

Journey To Foundation titolo action e di esplorazione di Archiact basato sul ciclo della Fondazione

di Simone Marcocchi

La recensione del titolo Archiact è capitata a me, che oltre ad amare questo genere di giochi in VR, mi sono anche letto tutta la saga di Asimov sulla Fondazione. Andiamo quindi ad esplorare insieme lo spazio per capire come se l’è cavata questo primo capitolo di una (possibile) serie in sviluppo.

Partiamo subito dicendo che il codice che abbiamo ricevuto è stato per PlayStation VR 2, ma è disponibile anche per Meta Quest, la precisazione non è secondaria, dato che la piattaforma Sony ha insita la funzione dell’eye-tracking che è stata implementata e adattata per questo dispositivo. Prima di parlarne nel dettaglio, facciamo un passo indietro. Journey To Foundation è un gioco che fa un mix tra tanti generi e lo fa discretamente, sicuramente il colpo d’occhio di chi indossa un casco per realtà virtuale è di avere tra le mani una produzione capace di rendere piuttosto bene gli ambienti di un prodotto che è ambientato in un mondo fantascientico, con astronavi, folgoratori laser, stazioni spaziali e pianeti da esplorare.

UN VIAGGIO... CHE INIZIA MALE!

Da quando si fa "play" la prima volta, è chiaro che "parlare" sia importante quanto saper prendere bene la mira o risolvere alcuni puzzle ambientali per proseguire lungo il cammino, ma anche avere qualche dote di chi sa arrampicare la roccia non è secondario. Non è propriamente un’avventura grafica, ma fin dalle prime battute è chiaro che i dialoghi e la narrazione giocano un ruolo fondamentale. Per quanto l’amalgama degli elementi di cui sopra è sfruttato in modo “furbo”, lo è anche la scelta di ambientare la trama nel mondo creato da Isaac Asimov. Dico furbo non a caso, ci sono moltissime citazioni alla saga fantascientifica e il mood di fondo si percepisce, ma lo è in modo un po’ superficiale, si sfrutta sicuramente il brand, si parla di “Hari Seldon” e certamente alcuni de personaggi o delle capacità mentali sono quelle prese dal ciclo di libri, ma francamente non si avverte così tanto quel tipo di realtà del brand, come potrebbe esserlo al contrario da un’opera originale, anche se sicuramente ha più presa per il pubblico.

Il fattore dei dialoghi è interessantissimo, sfruttare l’eye-tracking per indicare con gli occhi la scelta giusta, e sono davvero ben scritti, anche se non si ha sempre la percezione di aver realmente una scelta, dato che alcune parti della storia proseguono solamente nel momento in cui vengono prese determinate risposte e non altre. A vantaggio però di quest'ultimo elemento, è giusto aggiungere che i poteri mentali del protagonista, che possono scandagliare la mente di chi ha di fronte, aggiungono polpa alla trama. Lo shooting e il sistema di copertura è invece “dannatamente” buono, nonostante non sia nato come uno shooter nel proprio DNA, è incredibile come con un casco VR sia stato ben pensato il fuoco libero, sporgendo il braccio da dietro un riparo e funzioni alla grande, come se fosse nella realtà, o l’alta precisione delle armi nei combattimenti, con un’ottima risposta dell’IA sia in copertura, sia nel tentativo di rispondere a tono al fuoco.

L’esplorazione dei pianeti o delle strutture non è propriamente libera, per ovvi motivi e i limiti al momento intrinsechi nelle produzioni dei giochi VR, ma viene sfruttata ad esempio nelle arrampicate in stile Horizon Call of the Mountain o nelle passeggiate libere o tramite teletrasporto, oltre a dover risolvere mini-puzzle o quest lungo il cammino.

La qualità poligonale e grafica è buona, anche se la natura indie si fa sentire pesantemente, per quanto le idee ci siano – anche se non del tutto originali – e data anche l'accessibilità del prezzo d’accesso a questa esperienza è comunque molto consigliato come gioco per una qualsiasi variante VR che abbiate in casa.