Dark Quest 4 Recensione: il dungeon crawler digitale che porta HeroQuest su PC e console

Tra nostalgia e innovazione, l’avventura fantasy che trasforma il gioco da tavolo in un’esperienza videoludica moderna.

di Antonio Cordone

Il fascino dei dungeon crawler non si è mai spento. Dagli anni ’80 e ’90, quando giochi da tavolo come HeroQuest e RisiKo! riunivano famiglie e amici attorno a un tabellone, fino alle reinterpretazioni moderne in chiave digitale, il genere ha mantenuto intatta la sua capacità di coinvolgere. In questo panorama si inserisce Dark Quest 4, nuovo capitolo della serie indie sviluppata e pubblicata da Brain Seal Ltd., studio indipendente britannico che ha scelto di puntare sulla nostalgia e sulla passione per il boardgame fantasy. Il titolo è disponibile su PC tramite Steam e su tutte le principali console, da PlayStation 4 e 5 a Xbox Series X|S fino a Nintendo Switch, con l’intento di raggiungere un pubblico ampio e variegato, interessato a vivere l’esperienza del gioco da tavolo direttamente sullo schermo.

Un omaggio a HeroQuest

La saga di Dark Quest ha sempre oscillato tra il tributo al celebre boardgame HeroQuest e il tentativo di aggiornare la formula con elementi moderni. Con il quarto capitolo, Brain Seal Ltd. compie un passo deciso verso la maturità, proponendo una campagna composta da trenta missioni disegnate a mano che sostituiscono la generazione procedurale dei dungeon dei precedenti episodi. L’estetica richiama in maniera esplicita il tabellone fisico, con una HUD che simula le caselle, la presenza di un dungeon master digitale e miniature virtuali che rievocano le pedine. Non si tratta però di un semplice omaggio retro: Dark Quest 4 costruisce una propria identità narrativa e ludica, capace di parlare sia ai nostalgici sia ai nuovi giocatori.

Il cuore dell’esperienza è rappresentato dal gameplay, che riprende la formula del boardgame digitale e la rende più immediata. Le partite si svolgono su mappe isometriche a caselle, dove ogni eroe dispone di un numero limitato di movimenti e azioni per turno. Le abilità sono gestite attraverso un mazzo di carte personali che rappresentano attacchi, cure, buff e poteri speciali. La tradizionale meccanica del dado viene sostituita da un sistema di Random Number Generator legato alle carte e alle statistiche dei personaggi, che restituisce un senso di incertezza simile a quello del gioco da tavolo ma incanalato in regole più chiare e immediate per il videogiocatore.

La componente gestionale si sviluppa nell’accampamento, hub centrale dove il giocatore può interagire con fabbro, mercante e addestratori per acquistare e migliorare carte ed equipaggiamenti. Le risorse vengono accumulate esplorando i dungeon, ma in caso di fallimento della missione il bottino viene perso, aumentando la tensione e il peso delle scelte strategiche. Un sistema di fatica penalizza la salute dei personaggi utilizzati più volte, spingendo il giocatore a ruotare la rosa di eroi disponibili. Nel corso della campagna si sbloccano fino a dieci eroi, ma la squadra attiva è composta da tre membri, controllati dal singolo giocatore o dai partecipanti in modalità cooperativa fino a tre persone, sia in locale sia online. Questa struttura crea un loop tattico semplice da apprendere ma ricco di spunti di profondità, grazie alla composizione delle squadre, alla gestione delle carte e al posizionamento sul tabellone.

Particolarmente interessante è la modalità Creatore, che consente di disegnare mappe, piazzare nemici e obiettivi e condividere le proprie creazioni con la community. La rigiocabilità ne esce enormemente rafforzata, trasformando Dark Quest 4 in un titolo potenzialmente infinito grazie ai contenuti generati dagli utenti.

Dal punto di vista tecnico, Dark Quest 4 non punta al fotorealismo ma a un’estetica isometrica che ricorda un “boardgame vivente”. I dettagli grafici rafforzano la sensazione di avere un tabellone fisico intorno allo spazio di gioco, mentre la colonna sonora accompagna con efficacia il tono pulp-fantasy tipico dello Sword and Sorcery. Le prestazioni sono generalmente solide, con un framerate stabile e l’assenza di crash rilevanti sulle piattaforme testate. Tuttavia, non mancano alcune criticità: l’interfaccia risulta poco intuitiva nella selezione di tile specifici come botole o porte, e la gestione dell’equipaggiamento in accampamento è macchinosa, con passaggi di user experience che rallentano il ritmo di gioco, come la riassegnazione di pozioni e oggetti. Il bilancio tecnico resta positivo, ma l’ergonomia dell’interazione limita la fluidità nelle sessioni più lunghe.

Un confronto con gli action RPG moderni

È importante chiarire cosa Dark Quest 4 non è. Non si tratta di un action RPG moderno con interfacce superfluide e microgestione rapida. Chi cerca un’esperienza simile a Diablo o Baldur’s Gate potrebbe rimanere deluso. Dark Quest 4 è invece un titolo che premia la semplicità tattica e la dimensione cooperativa, più vicino al gioco da tavolo che al videogioco hardcore. La sua forza sta nella capacità di evocare la nostalgia e di proporre un gameplay immediato ma con spessore, grazie alle carte, alla rotazione degli eroi e alla gestione dell’hub.

Dark Quest 4 è un successo relativo ma significativo per chi cerca un dungeon crawler “da tavolo” in digitale. La campagna di trenta missioni disegnate a mano, il roster di eroi ben caratterizzato e la modalità creatore che allunga la vita del gioco oltre la campagna principale rappresentano i punti di forza di un titolo che punta sulla semplicità tattica piuttosto che sull’eccesso di meccaniche. Non è privo di difetti, soprattutto sul fronte dell’interfaccia e della gestione dell’equipaggiamento, ma la sua natura indie e la presenza di un editor comunitario lasciano intravedere margini di miglioramento futuri. Per i fan di HeroQuest e dei giochi da tavolo cooperativi, Dark Quest 4 è una valida alternativa digitale. Per chi invece cerca un action RPG moderno, l’esperienza potrebbe risultare meno soddisfacente.