A sei mesi dal lancio sul Live Arcade di Xbox360 e dopo l'ottimo riscontro di critica e pubblico ottenuto sulla console di casa Microsoft, Chime fa la propria apparizione sui nostri PC approdando nel catalogo di Steam. Sviluppato dagli specialisti di Zoe Mode, questo music game rappresenta la prima produzione di OneBigGame, casa da una costola di Guerrilla Games e votata a una causa più che nobile: tutti i guadagni ottenuti dalla compagnia, che a pieno titolo si presenta come il primo pubblisher videoludico non profit, saranno infatti devoluti in beneficienza ad associazioni per i diritti dell'infanzia come Save the Childern o Starlight Children's Foundation, e basterebbe solo questo come motivazione per investire 4 Euro in questo gioco. Per una volta, avremo modo di divertirci sapendo di aver fatto del bene, e questa non é una cosa da poco.
Tutto ha inizio così...
Non manca un livello a tema per Still Alive
Completato un quadrilatero!
Chime, in ogni caso, non sembra affatto intenzionato di vivere unicamente di buone intenzioni, ma anzi, punta a giocare la carta della personalità, proponendo qualcosa di fresco e a suo modo unico, sebbene lo faccia pescando e mescolando tra loro elementi non proprio originali: l'ultimo titolo di Zoe Mode é un puzzle game a sfondo musicale, che si inserisce in quel filone di giochi in cui la colonna sonora agisce in piena sinergia col gameplay e ne diventa un elemento cardine; un genere che, anche discostandoci dalle produzioni più blasonate, dai microfoni, pedane da ballo o chitarre-controller, sta vivendo un momento di grande prolificità, in cui molti "piccoli" giochi hanno saputo tirare fuori dal cilindro idee vincenti, si vedano i vari Audiosurf, Beat Hazard o Lumines. E' proprio quest'ultimo il termine di paragone maggiormente avvicinabile a Chime, con cui condivide il versante rompicapo fortemente debitore dello storico Tetris, e soprattutto le modalità d'interazione con la musica: se con i rythm games ci siamo abituati a giocare in funzione della soundtrack, qui si verifica lo scenario esattamente opposto, in cui saranno le nostre azioni e i nostri progressi a influenzare e plasmare la musica di sottofondo.
Le modalità con cui Chime ci affida i comandi del mixer sono semplici che più semplici non si può: abbiamo a disposizione una spaziosa griglia dentro la quale possiamo collocare a piacimento svariate forme composte da cinque blocchetti (dura non pensare a un certo "rompicapo sovietico"!). Lo scopo é quello di costruire quadrilateri dalle dimensioni minime di tre blocchi per tre, fatto quello, la forma si "attiverà" e avrete qualche secondo bonus per "completarlo" ampliandone le dimensioni e aumentare di conseguenza il vostro moltiplicatore di punteggio. Una volta completati, i quadrilateri si "stamperanno" sullo sfondo, incrementando la percentuale di copertura (per superare un livello dovrete infatti arrivare alla scadenza del tempo a disposizione con almeno metà della superficie di gioco coperta) e al contempo lasciando libera l'area per poter collocare nuovi pezzi, così come verranno periodicamente spazzati via dalla griglia i frammenti residui non utilizzati. Nulla di più e nulla di meno il gameplay di Chime, del tutto immediato e come detto, dalla semplicità spaventosa. Forse addirittura eccessiva, per i giocatori dai palati più raffinati o per chi semplicemente si aspetti grande varietà o quantomeno qualche sorpresa.
Ma, l'annunciata interazione con la musica? Detto fatto. Rigorosamente a tempo col brano selezionato (di cui inizialmente sentiremo soltanto la base ritmica), infatti, lo schermo sarà continuamente percorso da una barra luminosa che, entrando in contatto con i pezzi da noi collocati, genererà i suoni che andranno a formare la melodia, e nel caso di quadrilateri completi, attiverà samples di un certo effetto; senza contare che, man mano che accresceremo la percentuale di copertura della griglia, il brano suonato aumenterà di intensità. Che il fulcro del gioco sia effettivamente più orientato verso il versante puramente "music-maker", é supportato dalla presenza di una modalità libera, in cui é possibile dare sfogo a tutte le nostre velleità di geometri-compositori senza l'assillo di dover lottare contro il cronometro, una sorta di sequencer a misura di videogioco.
In effetti, gli esiti di questo gameplay quantomeno sperimentale possono dirsi assolutamente soddisfacenti: nonostante una struttura potenzialmente molto "random" la musica risponde sempre in maniera armonica e orecchiabile ai nostri stimoli, adempiendo allo scopo prefissato di far sentire noi giocatori come co-autori dei brani che via via ci troviamo ad "affrontare". Complice di ciò, é con ogni probabilità, l'ottima scelta della soundtrack: i cinque pezzi che la compongono (rispettivamente di Philip Glass, Paul Hartnoll, Moby, Markus Schulz e Fred Deakin), privilegiando elettronica e atmosfere ambient, sfoggiano sonorità semplicemente perfette per l'occasione e finiscono per conferire al gioco un alone tutto particolare; anche se non mancheranno -specie nella modalità a tempo- momenti piuttosto frenetici, Chime si dimostra, in netta antitesi con i ritmi forsennati e le sfide all'ultimo decibel proposte da buona parte degli altri videogame musicali, un'esperienza rilassante e ipnotica. Ricordiamo inoltre che la versione PC includerà anche Still Alive, il tema di Portal come canzone extra da affiancare alle cinque originali. Un omaggio sicuramente simpatico, ma che, se proprio vogliamo essere sinceri, tende a stonare un pò col resto della colonna sonora, anche come adattabilità alle meccaniche di gioco qui proposte.
A questo punto, potete intuire qual'é il vero limite di Chime: sei brani e due sole modalità di gioco; é vero che stiamo parlando di un gioco a basso, bassissimo costo (senza contare la causa benefica di fondo), ma oggettivamente, a livello di contenuti siamo davvero al minimo indispensabile e nulla di più, senza contare che l'estrema semplicità di fondo potrebbe far esaurire il possibile interesse entro un ammontare di ore non proprio consistente. E volendo, potremmo constatare che neppure una veste grafica minimalista ai limiti dello spartano aiuta a rendere il tutto più stimolante a lungo termine; c'é da credere che sia stata una scelta voluta, ma esteticamente, un pò di "ciccia" in più, sicuramente avrebbe giovato.
In conclusione, Chime ci é piaciuto, su questo non c'é dubbio; il titolo di Zoe Mode si é dimostrato ben più che un semplice esercizio di stile applicato al videogame, e più che un pretesto per fare beneficienza (cosa che sarebbe comunque stata lodevole). Questo é un gioco che ha qualcosa da dire e che può vantare buone idee applicate in maniera assolutamente felice. Ci duole solo di dover lamentare come l'assenza di una varietà di contenuti in grado di mitigare una struttura non particolarmente ricca di spunti al di là del concept di fondo, possa limitare un potenziale che di certo non é trascurabile.
Premendo il tasto R é possibile visualizzare comodamente quali parti di griglia abbiamo già coperto e quali no
Abbiamo raggiunto un discreto moltiplicatore di punteggio
Terminate le canzoni proposte, l'unica sfida sarà aggiornare i vostri high score
Chime nasce per una causa benefica, ma trova ragione di esistere anche ben al di là delle ragioni umanitarie: la prima produzione di OneBigGame é infatti un gioco musicale (rythm game sarebbe una definizione fuorviante) come pochi o nessuno se ne trovano in circolazione, pur combinando elementi già visti. Plasmare musica attraverso un buon puzzle non é mai stato tanto rilassante e "addictive". Se non fosse, purtroppo, per una certa scarsità di contenuti, Chime avrebbe potuto ambire a essere qualcosa di veramente importante, ma allo stato attuale può "accontentarsi" di essere un interessante esperimento, e un gioco che vale sicuramente il (piccolo) investimento richiesto.
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