Alone in the dark

Alone in the dark
Central Park, ovvero l'oasi verde situata nel bel mezzo dei maestosi grattacieli di New York, si tinge di oscuro grazie all'ennesimo episodio appartenente a una saga (iniziata nel lontano 1992 su PC) che si colloca tra i capostipiti della categoria horror, ma che tuttavia non é mai riuscita a restare nelle zone alte della classifica del genere una volta che sono approdati i vari Silent Hill e Resident Evil.

Dopo una lunga attesa e un biennio di sviluppo approda questo quinto capitolo, che vede protagonista, come del resto nel prequel, il nostro Edward Carnby in un'epoca contemporanea, proprio nel polmone verde di New York, che si sta trasformando in porta di ingresso per una minaccia proveniente dal mondo dei morti che sta tentando di approdare sul nostro pianeta con conseguenze inimmaginabili.

Un parcheggio mal frequentato
Un parcheggio mal frequentato

Questa é la trama che sta dietro il gioco e, a dire il vero, non brilla propriamente per originalità, ma riesce a incuriosire il giocatore e tenerlo sulle spine.
A proposito di trama, la prima caratteristica che salta all'occhio é la struttura di questo AitD, organizzato in 10 differenti capitoli della durata di 30 - 40 minuti ciascuno, scollegati tra loro e che potrete affrontare con l'ordine che preferirete. Ciascun capitolo é caratterizzato da un breve riassunto introduttivo (un collage delle azioni di gioco delle puntate precedenti) e da un finale ricco di suspence, tale da invogliarci a passare immediatamente all'episodio successivo. Siamo di fronte, quindi, a una sorta di telefilm interattivo.

Gioco a puntate
Nonostante sia possibile, non é tuttavia consigliabile dirigervi immediatamente alla fase finale in quanto, prima di affrontare l'atto conclusivo, vi sarà richiesto di impratichirvi con il sistema di controllo, con le armi e con i vari mostri (ciascuno dei quali caratterizzato da specific punti deboli) prima di tentare di conquistare i titoli di coda, senza contare l'evoluzione della trama, da non perdere.

La sensazione é quella che il tutto sia riuscito piuttosto bene, con il notevole vantaggio di regalare al giocatore la possibilità di skippare una fase particolarmente ostica prima che diventi frustrante, per poi tornarci eventualmente in un secondo momento.
L'avventura (quella con i capitoli in ordine cronologico) inizia mostrandovi immediatamente il livello di realismo a cui aspira il gioco: vi sveglierete intorpiditi e con la visuale che tenderà ad offuscarsi, a cui voi dovrete porre rimedio sbattendo le palpebre ritmicamente con il tasto R3. Tutto ciò finché non raggiungerete un lavabo, dove finalmente riuscirete a riprendere il pieno controllo del vostro senso visivo.

Avrete ben presto anche la percezione della varietà di gameplay che saprà fornire questo AitD: vi dovrete cimentare con fasi platforming, risolvere enigmi, esplorare le aree di gioco, combattere contro i vari mostri, interagire con l'ambiente circostante, sparare all'impazzata da veicoli in movimento, guidare voi stessi un'auto in una folle corsa e così via. Il lato negativo di tale abbondanza é il fatto che non tutte le fasi sono godibili allo stesso modo. Un esempio lampante sono le fasi che vi vedranno al volante di veicoli, davvero terribili a causa di un modello di guida delle auto davvero da dimenticare.

Interattivo
Una nota particolare se la merita l'interazione con l'ambiente: in questo AitD, al contrario dei vari Resident Evil, non dovrete assolutamente preoccuparvi di cercare chiavi per sbloccare le varie serrature, bensì sarete tenuti ad abbattere le porte chiuse con estintori oppure elementi facenti parte dell'arredo. Allo stesso modo potrete raccogliere sedie di legno, incendiarle e quindi utilizzarle come torce per illuminare il vostro cammino oppure utilizzarle come armi infuocate contro i vari mostri. Le sedie infuocate non saranno le uniche armi artigianali di cui vi servirete: raccogliendo bottiglie di alcool e fazzoletti potrete produrre delle molotov, così come la combinazione accendino e bomboletta spray si tramuta in un interessante lanciafiamme. Insomma, l'interazione con l'ambientazione circostante offre spunti piuttosto interessanti.



Un altro spunto positivo é offerto dal metodo con cui é stato gestito l'inventario: invece di scorrere il classico menu, vedrete il vostro avatar aprire il giubbotto e mostrare gli oggetti contenuti nelle tasche interne. Ovviamente non potrete portarvi appresso camionate di oggetti, bensì solo pochi items di dimensioni contenute. Un dettaglio non da poco é inoltre rappresentato dal fatto che in tale istante il gioco non si posiziona in pausa, bensì continua a scorrere, con la possibilità di essere colpiti dai nemici, con effetti benefici per quanto riguarda il mantenimento della tensione e del coinvolgimento.
É infine assente del tutto ogni sorta di indicazione sullo schermo: nessuna barra di energia, nessun numero a testimoniare le munizioni rimaste e così via, come già visto tra l'altro in alcune altre produzioni.

Gestione delle telecamere
Ora però veniamo ai difetti di questo AitD: la gestione delle telecamere su tutti. La visuale può essere in prima o in terza persona: la vista sarà in soggettiva quando dovrete affrontare le fasi di combattimento con armi da fuoco, quando tenterete di estinguere gli incendi e così via, mentre balzerà obbligatoriamente in terza persona quando dovrete arrampicarvi tra le varie piattaforme. Nelle altre circostanze la scelta della visuale sarà a vostra discrezione.

Mentre la visuale in soggettiva non é male, quella dalle spalle pecca in vicinanza del personaggio e soprattutto nella sensibilità con cui la movimentazione della telecamera risponde alle indicazioni dello stick analogico, facendola sembrare del tutto imbizzarrita. A causa di ciò spesso e volentieri non riuscirete a percepire la distanza che vi separa dalla zona in cui volete saltare, così come dovrete combattere più con la regia che con i vari mostri, rendendo il tutto frustrante (anche perché ogni volta che perirete dovrete ripercorrere lo spazio che vi separa dal punto critico, dovendovi oltretutto sorbire più e più volte i vari filmati fino a impararli a memoria).

Un altro difetto é rappresentato dall'estrema linearità del titolo, nonché dai vari enigmi: talune volte rimarrete piantati in alcune aree senza capire come procedere, non tanto perché gli enigmi sono troppo difficili, bensì perché non ci sarà nulla a suggerirvi cosa fare per procedere.

Graficamente
Nemmeno graficamente la situazione migliora troppo: decenti si mostrano le ambientazioni, tutte sufficientemente tetre e macabre e che si diramano tra musei, sotterranei, edifici desolati e il famoso parco newyorkese, ma i vari modelli sono piuttosto scarsamente definiti, con textures tutt'altro che splendide, un numero di poligoni non poi così entusiasmante e animazioni piuttosto legnose.
Non mancano nemmeno spiacevoli inconvenienti come bug: noterete ad esempio svanire nel nulla una molotov appena lanciata, così come vi capiterà di vedere l'assenza della capote nella visuale interna delle sessioni di guida. Noterete inoltre che colpire con quattro proiettili uno zombie (peraltro tutti uguali) al braccio avrà esattamente lo stesso effetto di colpirlo altrettante volte alla testa.

Dal punto di vista sonoro, invece, siamo di fronte a un titolo notevole, con una track list degna di tal nome e capace di immedesimare sempre il giocatore. Buono inoltre il contributo del doppiaggio, capace di rivelarsi più che discreto.
In conclusione, la sensazione che si prova dopo aver giocato alcune ore a questo Alone in the Dark é quella di assistere al classico dejà vu. La sensazione, tuttavia, non chiama in causa i vari prequel della serie, bensì il mediocre Enter the Matrix uscito sul mercato, che guarda caso era stato realizzato dalla stessa Atari sull'ombra del successo del secondo capitolo della saga cinematografica. Siamo di fronte quindi all'ennesimo titolo mediocre che tenta di sfruttare un franchise di successo, ma senza apportare spunti sufficientemente brillanti. Peccato.



Alone in the dark
6

Voto

Redazione

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Alone in the dark

Alone in the Dark ritorna sulla PS2 ancora una volta con un titolo caratterizzato da pochi elementi originali e coinvolgenti (la storia a capitoli, l'interazione con le ambientazioni), ma é tuttavia guastato da una serie di difetti che lo condannano ad essere il classico mediocre titolo, incapace di posizionarsi a fianco delle stelle del genere.