Airhead, quando non sai dove mettere la testa – Recensione PC

La recensione del puzzle-platform di Octato e Massive Miniteam, astruso e fascinoso, ma anche criptico e talvolta parecchio frustrante

di Jacopo Retrosi

In inglese il termine “airhead” si usa per indicare chi ha spesso la testa tra le nuvole, una zucca vuota (o una nota marca di caramelle gommose), ma nel titolo odierno assume tutt’altro significato. In Airhead dovremo infatti gestire letteralmente una testa piena d’aria, nei panni di un corpo che decide di prenderla con sé e salvarla da una perdita, che nell’arco di secondi la porta a svuotarsi e quindi a perire.

Può suonare strano, ma ha perfettamente senso non appena si prendono i comandi di Corpo e si raccoglie per la prima volta da terra Testa. Questo capoccione rigonfio sarà infatti il perno dietro i numerosi puzzle ambientali che la produzione Octato e Massive Miniteam ci propor, in cui dovremo studiare l’area circostante e manipolare oggetti e fauna locale per poter proseguire. 

Airhead si pone inoltre un po’ come un metroidvania, poiché regolarmente otterremo nel corso dell’avventura una serie di nuove abilità per Testa, come la possibilità di irradiare luce oppure un comodo doppio salto, tramite le quali esplorare nuove porzioni dell’alieno mondo di gioco, una fitta e interconnessa rete di cunicoli naturali e artificiali, costruiti all’interno di una montagna spazzata da forti venti. Non c’è backtracking, ma si deve spesso fare la ronda nei livelli per scovare percorsi segreti e indizi utili a farsi strada.

Indizi che lo stesso gioco fornisce (volendo si possono disattivare), rendendo molti enigmi un pelo più abbordabili. Non forniscono mai la soluzione vera e propria al problema, ma una serie di consigli su come analizzare la situazione, un po’ come farebbe un insegnante con il suo allievo. Con tutto l’aiuto del mondo però è facile incartarsi in quel di Airhead, con attimi che sì incentivano a ragionare fuori dalla scatola, ma possono risultare anche criptici, obbligando a manovre non sempre intuitive. 

Si tratta di prove stimolanti, e c’è tanta soddisfazione quando si arriva finalmente al nocciolo della questione, ma nel frattempo si è costretti a convivere con la costante spada di Democle sulla testa di... Testa, che la porta a sgonfiarsi inesorabilmente e rapidamente. Ci sono frequenti checkpoint (leggasi bombole d’aria) sparsi un po’ ovunque, e il respawn in caso di morte è immediato, però come “gimmick” diventa in fretta una seccatura, e non aggiunge granché se non pressione gratuita.

Diciamo che si tratta dell’elemento che contraddistingue l’opera, senza cui non sarebbe troppo distante da un Limbo a caso, quindi gli perdoniamo questa scelta di vita alquanto infelice, ma originale nondimeno. Occasionali bug, come collisioni che sfarfallano e caricamenti che si inchiodano, rovinano un po’ l’esperienza, tuttavia non sono così frequenti da risultare impattanti. 

Il duo dinamico Corpo e Testa si controlla piuttosto bene, e il motore fisico risponde discretamente agli input. Non mancano situazioni un pochetto “janky”, specie sott’acqua o quando si deve trafficare con le creature indigene, ma in genere se non ci si blocca a ragionare su qualche rompicapo l’avventura scorre liscia e senza intoppi, e anzi ne esce una formula platform niente male, ricca d’inventiva.

Visivamente Airhead applica alla perfezione il paradigma “show, don’t tell”, con una storia dell’universo di gioco narrato attraverso scorci affascinanti e dettagli in background (più un simpatico compendio nel menù di pausa). I livelli sono intrisi di una fitta atmosfera di abbandono e solitudine, rafforzata dalla colonna sonora che alterna rumore bianco a orecchiabili jingle in occasioni dei rari momenti d’azione (in pratica quando sfasciamo qualcosa). Anche le prestazioni sono solide e mettono in risalto l’ottimo stile grafico, colorato e dai forti contrasti.