Recensione Shadow Warrior 3

La via del Drago ha le lame un pò spuntate

di Simone Marcocchi

Wang sei tu, ma è anche il protagonista, un pazzo ex-shogun che ci racconta il suo passato con delle marionette mentre è in mutande. La nostra missione? Catturare un drago e sfruttare una maschera di un dio che è morto (no, non è il seguito orientale di una canzone dei Nomadi). Per fermare un nutrito bestiario, partorito probabilmente dalla mente di un pazzo visionario, altro non dovremo fare che sfruttare la nostra amata katana e un improbabile numero di armi da fuoco dai poteri strani e devastanti, semplice no?

LA VIA DEL DRAGO
Si corre in continuazione da una zona all’altra, sia lungo pareti, ma anche in arrampicate vertiginose o scivolando attraverso i pendii naturali, magari sfruttando qualche appiglio da sfruttare grazie al rampino con il quale emulare le gesta di Tarzan e salvarsi all’ultimo. Sparare è sempre divertente, ma è ovvio che dovremo fare i conti con nemici specifici, debolezze particolari e i proiettili che avremo a disposizione, miscelando con saggezza questi ingredienti, per regalare fiumi di piombo a profusione in azioni roccambolesche.

La katana viene sempre in aiuto, elargendo spargimenti di sangue grazie ad una lama affilata – certificata chef Tony – ma anche le finisher di alcuni nemici possono a loro volta diventare armi nei confronti dei loro compagni, un po’ come avviene in Doom con la motosega o le “fatality”, appunto. I villain non sono particolarmente variegati, anche se tutti folli e diversi tra loro, salvo poche varianti, che andremo ad incontrare, ma è ovvio anche che ciascuno di loro ha delle peculiarità specifiche che cambiano nel momento in cui si trovano all’interno di un’orda e che dovremo valutare nel giro di una manciata di decimi di secondo, prima di scegliere con che arma vaporizzarli.

LA LAMA SPUNTATA
Il gioco in sé è purtroppo estremamente breve, poco più di una manciata di ore, le quali oltretutto sono estremamente lineari. Nei fatti la sequenza è sempre corridoio-piazza-corridoio, che è una formula che in qualche modo viene presa di prepotenza dal noto FPS di ID Software sopraccitato, con la differenza che (oltre ad un budget molto diverso) è estremamente variegata l’ambientazione e la zona in cui si combatte, cosa che in Shadow Warrior 3 non avviene.

Ci sono sicuramente le aree in cui sfruttare qualche accrocchio meccanico che ci aiuti a decimare le orde o al contrario a cui stare attenti per evitare di finir male, ma la creatività è davvero ai minimi termini. Si maciulla e ci si diverte, su questo nulla da dire, anzi una difficoltà ben calibrata (un po’ troppo facile in realtà), ma che in certe situazioni, visto che alcuni combattimenti si protraggono a lungo, si avrebbe il rischio di causare una certa frustrazione dovendo ripetere all’infinito le sequenze. Non è sempre fluido nell’azione e nei movimenti, con vistosi cali di frame rate, anche se non noterete questa cosa in tutte le situazioni e basterà qualche patch a sistemare il tutto.