Recensione FAR: Changing Tides: Un viaggio emozionale in un mondo post-apocalittico

 

COSA ABBIAMO FATTO!?

Al primo avvio del gioco sembra quasi di trovarsi di fronte a uno scenario molto simile a quello di Waterworld, il film del 1995 con Kevin Costner diretto da Kevin Reynolds, quello con il tizio che dietro le orecchie aveva le branchie, e doveva salvare una bambina per via del tatuaggio/mappa che li avrebbe condotti verso l’unica porzione di terra rimasta in questo globo acquatico.

FAR: Changing Tides è un po’ diverso, ma sfrutta la stessa tipologia di cataclisma per mostrarci un mondo apparentemente raso al suolo da diversi tsunami, che al contempo sembrano aver spazzato la maggior parte della popolazione sulla Terra. Noi vestiamo i panni di Toe, un giovane naufrago che cerca di trovare qualcuno di sopravvissuto oltre a lui.

Per farlo muoverà navigherà in lungo e in largo grazie a una nave di fortuna, un mezzo di trasporto dai connotati quasi steampunk, che nel corso della nostra avventura subirà diverse modifiche, arrivando addirittura a essere un sottomarino o, perché no, persino una nave volante.

L’elemento più sorprendente di questa avventura a scorrimento, appartenente al genere platform, è che viene narrata semplicemente tramite le azioni di Toe. Non esiste infatti un narratore, o qualsivoglia altro elemento che possa ricondurre il giocatore aldilà dello schermo a comprendere cosa sia accaduto veramente prima del nostro naufragio, perciò a tutti gli effetti non ci è dato sapere come siamo arrivati a questo punto. Da un lato si rivela un punto di forza, quell’elemento trainante pensato per spingere il giocatore a cercare una verità tramite il gameplay, ma dall’altro finisce per essere un po’ spaesante, soprattutto per via della mancanza di qualsivoglia documentazione a riguardo.

Insomma, bella l’idea di poter veder raccontato un viaggio tramite il viaggio stesso, peccato però che procedendo nell’intero gioco non si arrivi poi ad una vera e propria risposta alla domanda principale: la si immagina, certo, ma oltre a qualche murale dipinto nelle rovine esplorate da Toe non ci è dato sapere come e perché sia accaduto tutto questo.

MOLLATE GLI ORMEGGI

A differenza di Lone Sails, Changing Tides sposta l’ambientazione in un luogo praticamente ricoperto d’acqua, trasformando perciò il cingolato visto nel primo gioco in una nave che può navigare sia tramite la forza del vento, sia tramite un motore a vapore. La struttura del gameplay è rimasta praticamente la stessa: i due prodotti si assomigliano molto quando si gestisce il mezzo di locomozione, tranne per qualche piccola differenza visualizzata nella formula esplicativa, poiché ora ci tocca navigare per le acque impervie di questo mondo desolato sia sopra che sotto il livello del mare.

Fa impressione constatare come la formula sfruttata nel prodotto precedente sia risultata ben collaudata già al tempo, elemento che in questo ultimo prodotto viene accompagnato giusto da qualche piccolo enigma ambientale in più. La struttura ludica del gioco cerca di enfatizzare il viaggio ricalcando un po’ le idee espresse con un walking simulator, se non altro perché ipoteticamente le sensazioni trasmesse da FAR: Changing Tides potrebbero essere diverse a seconda del giocatore che le vive aldilà dello schermo. Può capitare di veder distrutto il proprio mezzo di trasporto, sia che si tratti di un danno alle vele o di un surriscaldamento degli ingranaggi all’interno del motore, niente che non possa essere riparato con qualche oggetto ad hoc trovato in mezzo ai relitti sopravvissuti alla forza del mare.

Interessante anche l’idea di accrescere le capacità dell’imbarcazione con l’avanzare del gioco, così da emulare un po’ l’esperienza e il disagio di dover affrontare un viaggio difficoltoso e mai scontato. Le meccaniche gestionali viste in Lone Sails evolvono, rendendo Changing Tides un prodotto più completo.

Graficamente non ci sono stravolgimenti, tutto segue le forme sinuose non troppo complesse del platform bidimensionale, reso in questo caso accattivante dalla realizzazione del mondo di gioco, uno scenario post-apocalittico toccante che susciterà più di qualche domanda sul nostro presente e su come, inutile girarci intorno, il mondo sta andando avanti nei confronti del cambiamento climatico. Questo tsunami emozionale, perdonate il gioco di parole, saprà insomma catturarvi grazie anche alla forma della colonna sonora, una track list basica ma non per questo scontata, capace insomma di trainare il gioco anche stuzzicando l’udito oltre che la vista.

Troviamo un peccato non aver ricevuto qualche approfondimento in più sul background narrativo del mondo di gioco, elemento che forse avrebbe accresciuto l’esperienza in compagnia del giovane Toe.