Ultimate Spider-Man: Incursion Recensione - Miles Morales (ri)torna nell'Universo Ultimate
Con Ultimate Spider-Man: Incursion #1 Marvel mette subito in chiaro che la nuova stagione dell’Ultimate Universe non è un semplice esercizio nostalgico. La scelta di affidare a Miles Morales il ruolo di protagonista non è casuale: il personaggio nato come alternativa al mito di Peter Parker diventa oggi il tramite ideale per verificare la solidità di un universo narrativo appena rinato. Non più il giovane eroe che osserva con stupore, ma una figura capace di portare con sé l’esperienza del multiverso e di interrogare il futuro stesso della saga ragnesca.
L’incontro con un Peter Parker adulto e con il figlio Richard non viene gestito come un puro “evento crossover”, ma come un confronto intimo, quasi familiare, che apre a riflessioni più ampie: chi è, oggi, l’Uomo Ragno quando a incarnarlo non è più soltanto Peter? E cosa significa trasmettere quel ruolo a una nuova generazione in un contesto ancora fragile come quello dell’Ultimate rinato?
Questa impostazione, volutamente più sobria rispetto a saghe spettacolari come Spider-Verse o Spider-Geddon, definisce l’identità del progetto editoriale. Non si tratta di moltiplicare versioni alternative dell’eroe, ma di osservare come un personaggio consolidato come Miles possa fungere da specchio critico per il nuovo corso. È un approccio che parla non solo ai fan di lunga data, ma anche a chi cerca nel fumetto supereroico una riflessione sui cicli della crescita, sull’eredità e sulla trasformazione del mito.
Sul fondo resta l’ombra del Creatore, minaccia latente che ricorda quanto accaduto in Secret Wars (2015): non c’è bisogno di un’apparizione diretta perché il lettore avverta che ogni gesto di Miles, anche il più piccolo, rischia di produrre conseguenze su scala più ampia. È un esordio che non cerca l’effetto immediato, ma sceglie la via della costruzione lenta, trasformando Miles in una vera e propria coscienza critica del nuovo Ultimate Universe.
La trama di Ultimate Spider-Man: Incursion ci mostra una nuova squadra di supereroi
Ultimate Spider-Man: Incursion #1 si apre con un pretesto narrativo che porta Miles Morales a varcare la soglia dell’Universo Ultimate. È un espediente rapido, quasi forzato, che lascia la sensazione di un motore narrativo debole, non del tutto all’altezza dell’importanza di un debutto crossover. L’idea che un elemento così fragile spinga Miles a compiere un passo tanto decisivo rende l’inizio meno incisivo di quanto ci si potesse attendere.
Una volta all’interno del nuovo mondo, però, l’attenzione si sposta sul confronto con un Peter Parker adulto e con suo figlio Richard. È qui che l’albo trova la sua dimensione più interessante: non tanto nella spettacolarità dell’azione, quanto nella dinamica familiare che emerge. Vedere Peter nel ruolo di padre introduce una variante significativa rispetto al Peter di Terra-616, tradizionalmente segnato dall’eterno conflitto tra vita privata e responsabilità eroiche. Qui, invece, la figura paterna aggiunge una nuova stratificazione: l’Uomo Ragno non solo deve proteggere una città, ma anche guidare un figlio che si affaccia a un destino supereroico.
In questo scenario entra in gioco Spot (villain storicamente legato a Spider-Man, capace di aprire portali interdimensionali), recentemente rivalutato anche nel film Across the Spider-Verse. Nei fumetti, la sua funzione è meno catastrofica e più contenuta, ma proprio per questo appare interessante come strumento narrativo: più che alzare la posta, serve a mostrare il contrasto tra l’entusiasmo di Richard e l’esperienza di Miles. Il paragone con la versione animata aiuta a comprendere quanto il personaggio sia duttile: capace di incarnare una minaccia universale su grande schermo e, al tempo stesso, un ostacolo più intimo e funzionale in questo contesto editoriale.
Sul fondo, quasi a ricordare che nulla in questo mondo è innocuo, agisce il Consiglio del Creatore. La loro presenza rimane discreta, ma il fatto che osservino e reagiscano al passaggio di Miles suggerisce che la sua incursione non sia un dettaglio passeggero. Ogni movimento, ogni incontro, diventa così parte di un disegno più ampio, in cui le dinamiche familiari si intrecciano con equilibri politici e minacce sistemiche.
Camp e Ziglar mettono in scena una narrazione interessante, ma forse un po' debole
Se la trama lavora più come un prologo che come un vero evento, molto dipende anche dal modo in cui Deniz Camp e Cody Ziglar hanno deciso di impostare la scrittura. La coppia di sceneggiatori privilegia un registro che non punta all’effetto immediato, ma alla costruzione graduale di dinamiche interpersonali. È una scelta coerente con la volontà di dare spessore a Miles e alla sua interazione con Peter e Richard, ma che rischia di rallentare l’albo, lasciando la sensazione di un debutto meno incisivo di quanto ci si potesse aspettare. L’equilibrio tra dialoghi e azione non sempre regge: se da un lato i momenti di confronto familiare sono interessanti, dall’altro il conflitto con lo Spot appare come un’occasione mancata per alzare davvero la tensione narrativa.
Sul piano visivo, Jonas Scharf porta avanti un tratto solido e funzionale, lontano però dal respiro epico che ci si potrebbe attendere da un albo d’esordio. Le sequenze d’azione tra gli Spider-Men e lo Spot mostrano spunti di energia e inventiva, ma restano isolate in un impianto complessivo dominato da “talking heads” e soluzioni grafiche convenzionali. La resa dei personaggi è convincente, soprattutto nella dinamica padre-figlio che emerge tra Peter e Richard, ma manca quel colpo d’occhio capace di trasformare la lettura in un’esperienza memorabile.
A compensare interviene la palette cromatica, che grazie al lavoro dei coloristi riesce a dare spessore ad ambienti e figure, differenziando i toni domestici da quelli più cupi del Consiglio del Creatore. È un elemento che arricchisce la lettura, ma non basta a mascherare l’impressione generale di un albo che, pur ben confezionato, non possiede la forza visiva di un grande evento.
Sul piano editoriale, Ultimate Spider-Man: Incursion #1 assume un ruolo particolare. Non è l’albo che scuote le fondamenta dell’universo Marvel, ma quello che deve legittimare il nuovo corso Ultimate mostrando come possa dialogare con l’eredità di Miles Morales. È un banco di prova più che un manifesto, e il suo valore sta soprattutto nel segnalare la volontà di costruire un universo coerente, in cui ogni titolo contribuisca a definire il senso complessivo del progetto. In questo senso, l’impatto di Incursion è meno spettacolare e più sotterraneo: serve a stabilire coordinate, a creare un linguaggio condiviso, a preparare il terreno per eventi futuri che dovranno dimostrare di meritare davvero la definizione di “epocali”.