Wil: il film di guerra di Netflix che risponde alle domande della storia

Perché non avete fatto niente? La storia esige una risposta, ma non ce n'è mai una sola...

di Chiara Poli

Grigio, confuso, spaventoso. Sporco e spietato. Il mondo di Wil è così: il mondo del 1942, nell’Anversa occupata dai nazisti.

Il film di Netflix diretto da Tim Mielants (Legion), che firma anche da sceneggiatore insieme a Carl Joos dal romanzo di Jeroen Olyslaegers, ci offre un altro punto di vista sull’orrore della guerra, e lo fa fin dal principio, con le parole del protagonista: perché non avete fatto niente? Una delle domande che la storia stessa si è posta di fronte allo sterminio degli ebrei, ma la storia - come ci ricorda Wil (Stef Aerts, Callboys) - va vissuta. Studiare date, luoghi e nomi non ci permette di capirla. Dobbiamo vedere coi nostri occhi cosa è successo, per riuscire davvero a comprenderlo.

E Wil ci porta indietro nel tempo, a vivere ciò che in molti altri Paesi la popolazione inerme ha vissuto.

I soprusi, le torture, gli omicidi a sangue freddo, le esecuzioni sommarie da parte dei nazisti. In un mondo in cui il valore della vita non esiste più e la disumanità è l’unica legge in vigore.

La trama di Wil


Wilfred, noto come Wil, e il suo compagno di pattuglia Lode (Matteo Simoni, Amateurs) sono due giovanissimi agenti di polizia. Il loro compito è quello di fare da tramite fra i nazisti che occupano la città, Anversa, e la popolazione. In realtà, come spiega loro il comandante, devono limitarsi a osservare senza intervenire.

Durante la loro prima uscita, Wil e Lode, due reclute al primo incarico, vengono costrette da un soldato nazista ad accompagnarlo a un indirizzo. Il nazista cerca di estorcere denaro a una famiglia ebrea, che poi porta via e cerca di uccidere sotto gli occhi di Wil e Lode. La situazione è drammatica, e Wil decide di intervenire, rispondendo alla domanda “Perché non avete fatto niente?”. Da quel momento, la sparizione del soldato tedesco genera mostruose rappresaglie contro i civili e Wil, con Lode, si trova a vivere un incubo fatto di segreti, sospetti, corruzioni e opportunisti… Ma Wil sceglie da che parte stare e corre dei rischi per proteggere la famiglia che ha salvato da un’esecuzione sommaria.

La recensione di Wil: la storia è fatta di scelte impossibili


Nella Seconda Guerra Mondiale, come in tutte le guerre, a essere coinvolti non sono solo i soldati, ragazzi anche giovanissimi mandati a uccidere e a farsi uccidere perché qualcuno gliel’ha ordinato.

La complessità della guerra, in un Paese occupato, si declina sotto molti punti di vista. La propaganda diventa un’arma incredibilmente potente, scatenando e trascinando le folle come succede dopo la proiezione del filmato nazista sull’antisemitismo.

I giudei, gli israeliti, gli ebrei: ogni modo in cui gli abitanti dell’antica Giudea, che sono in parte migrati verso altre zone del mondo - come racconta lo stesso filmato nazista - vengono trasformati nell’origine di tutti i problemi del mondo.

Wil è un artista, per ottenere aiuto si è rivolto alla persona sbagliata: un fervente antisemita, molto potente, che lo prende sotto la sua ala. Lode crede che il suo amico e collega sia diventato un antisemita, ma Wil usa l’influenza dell’uomo potente per aiutare la famiglia ebrea che il soldato nazista aveva intenzione di sterminare.

Come in ogni città occupata del mondo, anche ad Anversa ci sono dei movimenti di resistenza che si occupano di aiutare e nascondere gli ebrei per sottrarli allo sterminio. Lode e la sua famiglia ne fanno parte e quando capiscono che Wil è fidato lo accolgono fra loro. La sorella di Lode, Yvette (Annelore Crollet, Familie), inizialmente molto ostile, si avvicina a Wil quando capisce che può fidarsi di lui.

Con nomi da battaglia e parole in codice, la resistenza di Anversa diventa la nuova famiglia di Wil.

Il film di Netflix racconta la storia di un ragazzo che è vissuto durante l’occupazione nazista di Anversa. Un ragazzo che si è trovato in mezzo a un’indicibile tragedia e che ha scelto da che parte stare, come molti altri. Wil risponde a tutte le domande che vogliono sapere “Perché non avete fatto niente”: lui ha fatto qualcosa, insieme a milioni di altre brave persone, coraggiose e pronte a rischiare la vita, in tutto il mondo.

Si dice che possiamo sapere come agiremo in una determinata situazione solo vivendola. Wil dimostra che è vero: la storia ci insegna che ciascuno individuo coinvolto nell’orrore della guerra dell’odio ha agito secondo coscienza, coraggio, convinzioni. I nazisti sono famosi per essersi giustificati dinanzi ai tribunali ripetendo “Stavamo solo eseguendo gli ordini”. Ma molti, a quegli ordini, si sono ribellati.

Wil vive un delicato equilibrio fra la facciata - il lavoro in polizia, il finto collaborazionismo, la condotta impeccabile - e la sua realtà privata, in cui combatte i nazisti e tutto ciò in cui credono.

Vive il primo amore, le emozioni della giovinezza, la speranza in un futuro migliore, e fa quello che può per assicurarsi che il mondo ne abbia uno.

Il bisogno di fare qualcosa, però, espone Wil e i suoi amici a dei rischi. Senza contare che, non trattandosi di spie professioniste, sono incapaci di dissimulare il disgusto che provano per i gerarchi nazisti che occupano la città, e ai quali Wil viene ufficialmente presentato tramite la zia, che ha una relazione con uno di loro: Gregor Schnabel (Dimitrij Schaad, Killing Eve).

Ci sono state tante persone che hanno interpretato il ruolo del collaborazionista per avere informazioni da passare ai movimenti di resistenza. Hanno recitato, finto, dissimulato. Ma Wil non è mai stato in grado di farlo, non nel momento cruciale. E questo ha determinato il suo destino.