Sleeping Dogs: Russell Crowe in un neo-noir che scava nella memoria infranta
Il popolare attore veste i panni di un ex detective affetto da amnesia, che si ritrova a indagare su un suo vecchio caso di cui non serba ricordi. Su Amazon Prime Video.
Roy Freeman, è un ex detective della omicidi che, in seguito a un devastante incidente stradale, ha perso la memoria. Casa sua è piena di note sparse che lo aiutano a ricordare chi è, mentre si sta sottoponendo a una cura sperimentale, atta alla rigenerazione sinaptica. Tra le attività prescritte, il medico lo esorta a risolvere dei puzzle, ma ben presto il protagonista di Sleeping Dogs si ritroverà a dover collegare i tasselli di qualcosa di molto più complicato.
L'inattesa riapertura di un caso, un cold case vecchio di dieci anni, funge da catalizzatore per la nuova indagine, che diventa via via sempre più personale. Roy viene contattato da Emily Dietz, un'avvocatessa che lo spinge a riesaminare l'omicidio di Joseph Wieder, un professore di psicologia assassinato brutalmente. Il condannato per il delitto è un tale Isaac Samuel, che Roy stesso aveva arrestato in passato, e che attende la condanna a morte in una cella.
Ma il poliziotto scopre ben presto che chi si trova dietro le sbarre potrebbe non essere il vero colpevole e mentre raccoglie indizi avrà modo di fare i conti con le memorie danneggiate di una mente sempre più frammentata, e la verità potrebbe nascondere inquietanti risvolti.
Sleeping Dogs: un ricordo dopo l'altro
Non svegliare il can che dorme, dice un vecchio proverbio. E gli Sleeping Dogs - ovvero i cani dormienti - del titolo sono proprio quei ricordi smarriti che avrebbero dovuto rimanere nell'oblio, ora invece pronti ad esplodere in quest'investigazione dal taglio noir che si tinge di atmosfere sempre più criptiche e misteriose, fino al colpo di scena finale che rivoluziona ulteriormente le carte in tavola, sfruttando per l'appunto la malleabile premessa di partenza.
Adattamento cinematografico di romanzo molto apprezzato dalla critica letteraria, Il libro degli specchi di Eugen Ovidiu Chirovici, il film poggia la maggior parte del peso sulla massicce spalle di un Russell Crowe sì bolso mai assai combattivo e determinato, in quella che è una delle sue interpretazioni più convincenti dell'ultima parte di carriera. Un personaggio sfaccettato, con gli sguardi spesso persi nel vuoto e sempre pronto a fare i conti con quel passato, che si srotola davanti ai suoi occhi con tutta la sua rinnovata, drammatica, consapevolezza.
La forza del testo originale risiede nella sua struttura complessa e "a incastro", dove la narrazione si sviluppa attraverso le testimonianze multiple e spesso contraddittorie di diversi personaggi. Nella trasposizione in carne e ossa questo crea un po' di confusione, soprattutto in quella prima metà dove vengono introdotti velocemente i diversi personaggi secondari, bene o male ognuno determinante nella risoluzione degli eventi.
Volti e parole
Ecco così che la narrazione rischia di diventare fin troppo segmentata in alcuni passaggi, con il racconto da parte delle varie pedine della storia che toglie organicità alla vicenda principale, che acquista nuovamente campo in quell'ultimo terzo dove i nodi sono infine destinati a venire al pettine. Ma questo corollario di visioni soggettive può parzialmente spaesare lo spettatore, ingannandolo anche all'occorrenza salvo poi offrire l'effettività complessiva a spiegoni gratuiti affidati ai dialoghi stessi, recitanti i necessari flashback.
La regia dell'esordiente Adam Cooper, che debutta dietro la macchina da presa dopo diverse esperienze da sceneggiatore - tra cui citiamo Exodus: Dei e re (2014) di Ridley Scott e il controverso live-action di Assassin's Creed (2016) - ha un certo stile e sfrutta al meglio quel taglio noir che la vicenda nasconde nei suoi più segreti meandri. Peccato che non tutto funzioni a livello di coerenza e di ritmo e che alcune soluzioni facili facili depotenzino la forza del materiale alla base, che avrebbe meritato un approccio più viscerale e cerebrale, rispetto a questo pur onesto compitino per un pubblico che vuole tutto spiegato senza troppe contorsioni. Si sacrifica il sottotesto metanarrativo in favore di un thriller di routine, con i contro che superano i pur presenti pro dell'insieme.