Ogni maledetto fantacalcio, lo sport diventa un'ossessione in una commedia sbilenca

Un gruppo di amici appassionato di fantacalcio deve scoprire che fine abbia fatto uno di loro, scomparso nel nulla. Su Netflix.

di Maurizio Encari

C'è un confine sottile tra l'ossessione e la psicosi, e il fantacalcio, dato il gran numero di utenti che finisce per coinvolgere, spiega meglio di tutti come come il calcio sia lo sport più seguito nel nostro Paese, con tutti i pro e i contro del caso. Sicuramente per coloro ogni anno perdono soldi, scommesse e pazienza, quel confine è stato ampiamente superato e un film come Ogni maledetto fantacalcio non fa che esasperare il tutto a più non posso, per costruire su una ben fragile premessa una commedia dalla partitura thriller.

In questa nuova esclusiva del catalogo Netflix si parte da una situazione che tutti i "fantallenatori" conoscono: una chat di gruppo intasata da screzi e battibecchi, con i nomi degli attaccanti tra i più contesi dai vari giocatori. Questi amici da una vita, che si conoscono fin da quando erano ragazzi, sembrano basare pressoché tutta la loro esistenza sul gioco del pallone ed ecco che per loro il fantacalcio diventa una vera e propria ragione di vita. E quando Gianni svanisce nel nulla, i sospetti si concentrano proprio sulla sua cerchia di compari, rischiando di svelare segreti che dovevano rimanere tali.

Ogni maledetto fantacalcio, da una stagione all'altra

La pellicola si presenta come un tentativo di raccontare le manie e le idiosincrasie di un fenomeno sociale che, piaccia o meno, è assai diffuso anche tra i vostri conoscenti. Eppure, fin dalle prime battute, questa promessa si sgonfia lentamente, mostrando il fiato corto quando la narrazione si affida per gran parte a uno smaccato citazionismo senza filtri, con i nomi dei calciatori che vengono nominati a più non posso in dialoghi che cercano un continuo doppio senso. Una pigra esecuzione ad uso e consumo del principale target di riferimento, composto per lo più da sodali o da appassionati, ma che difficilmente risulterà interessante per un pubblico più eterogeneo.

Il cast sembra muoversi all'interno di un clima di amicizia e spensieratezza, ma se i protagonisti appaiono divertiti durante le riprese difficilmente potrà dirsi per lo spettatore cimentatosi con la visione, che si ritrova alle prese con un improbabile e assurdo whodunit la cui risoluzione sarà poi alquanto ovvia e grossolana. Non mancano rimandi soprattutto visivi a grandi classici del genere, su tutti l'immancabile I soliti sospetti (1995), ma tutto appare come un raffazzonato tentativo di copia-incolla in favore di una cinefilia entrata nell'immaginario comune che di un'effettiva necessità a livello narrativo.

L'importante è buttarla in rete

Ecco allora il via a "partecipazioni d'eccellenza", almeno per il relativo contesto. Troviamo l'arbitro Daniele Orsato intercettato al pub con un tentativo di corruzione, il telecronista Pierluigi Pardo a cui viene chiesto di contenere la telecronaca a favor di voto sui giornali e la punta Leonardo Pavoletti in quello che, sullo scorrere dei titoli di coda, è uno dei passaggi più divertenti dell'ora e mezzo di visione. Un metodo che prosegue anche per la colonna sonora, con tanto di Guasto d'amore del genoano Bresh ad accompagnare per l'appunto i credits.

E poi ancora i riferimenti a Castolo e Milanda e alla mitica Master League che tutti coloro che hanno giocato a PES ben ricordano, le aste per comprare la potenziale stella e così via: ogni singolo istante di Ogni maledetto fantacalcio si aggrappa a quell'immaginario, ma non fa altro. L'anima "gialla", con tanto racconto che prende via nei flashback rimembrati all'interrogatorio della caparbia giudice di Caterina Guzzanti, è ai minimi storici e così è anche lo scavo dei personaggi, principali o secondari poco cambia, che risultano chi più chi meno inermi macchiette, schiacciati a forza in una sceneggiatura che corre e accumula, ma che ha veramente poco da dire