Love, Lies, Bleeding, recensione: in autostop con Kristen Stewart nell'America steroidea, erotica e pulp degli anni '80

Con Love, Lies, Bleeding Rose Glass si confronta con l’America raccontata da Verhoeven, Scott e Cronenberg, reclamando la sua porzione di sesso e sangue, regalandoci un thriller fenomenale.

di Elisa Giudici

Love, Lies, Bleeding non ha paura di nulla. Del sangue, del sesso (lesbico), della violenza e soprattutto di guardare in faccia l’anima nera di un’America anni ‘80 infinitamente più adulta e brutale di quella che la stessa nazione ami ricordare e far rivivere al cinema. Era dai tempi di Showgirls di Paul Verhoeven che qualcuno non decideva di raccontare un’America così controversa, astenendosi completamente dal giudizio, dal pietismo, da qualsivoglia commento morale.

Da Nomi a Jackie: Love, Lies, Bleeding è il nuovo Showgirls?

Una giovane donne fa l’autostop su ciglio di una strada. Indossa pantaloncini vertiginosamente corti, porta in spalla uno zaino con dentro le sue cose. Potrebbe essere la Nomi di Showrgirls, invece è la Jackie di Love Lies Bleeding: entrambe vengono da un passato misterioso, con una meta ben precisa in testa. La scena di apertura in cui la muscolosa, bellissima ragazza cerca un passaggio sul ciglio della strada è solo uno dei passaggi di Love Lies Bleeding che riportano alla mente il film più controverso di Paul Verhoeven. Per chi ricorda quel fiasco clamoroso divenuto stra-cult è impossibile non vedere i tanti punti in comune. In entrambi c’è il sogno dello spettacolo a Las Vegas. Jackie vuole partecipare a un concorso per bodybuilder, tonifica il suo corpo per questo. C’è anche la costante presenza maschile come giudicante e pericolosa e una sorellanza femminile piena di tensioni, rivalità, omoerotismo. Si sente un carattere simile, una sfrontatezza comune e una capacità di provocare dietro la cinepresa: Rose Glass ha la stessa capacità di Verhoeven di prendere decisioni forti, di puntare forte, di scandalizzare con un certo gusto per la boutade, senza paura di risultare divisiva.

In realtà Love Lies Bleeding non sembra guardare a Showgirls. Il film a cui sembra fare più riferimento, di cui forse vuole raddrizzare i torti, è Thelma & Louise di Ridley Scott. Il paragone con Showgirls serve a sottolineare da quanto tempo non arrivasse nelle sale un film che guarda negli occhi con uno sguardo purissimo l’angolo di States che decide di raccontare, mostrandolo senza edulcorazioni, ingentilimenti, men che meno giudizi. L’America è anche la sua anima nera, che è parte della sua identità insieme all’amore per le armi e il machismo: va raccontata anche questa, senza giudicare chi ci vive dentro.

Amore lesbico, muscoli e pistole: Love Lies Bleeding è puro pulp

In questo film rivive l’altra faccia degli anni ‘80, quella più scomoda, dura, violenta. Ci sono le tute acetate, gli shorts da cui emergono gambe scolpite, i baffi a manubrio e i capelli lunghi per gli uomini, ma a fare rumore sono le armi e i muscoli. Il fulcro di questo thriller non poteva che essere una palestra con affissi alle pareti slogan vagamente coercitivi, in cui si allenato uomini nerboruti. Qui lavora Lou (Kristen Stewart), una giovane donna dichiaratamente lesbica che tenta di schivare le avance amorose della biondina appiccicosa Daisy (Anna Baryshnikov) e le attenzioni paterne. Il padre di Lou (un Ed Harris perennemente sospeso tra minaccia e commedia) è un uomo tanto acuto quanto pericoloso, che ha trovato il modo di tenere la figlia inchiodata in città per sempre. Lou fa una vita appartata, vive sola, cerca di mettere di fumare. È difficile farlo per una avvicinata dal FBI e perennemente sul chi vive, che teme che il marito della sorella Beth le faccia del male.

Quando la ricciuta Jackie (Katy O'Brian) arriva in città non può che convergere alla palestra: tra le due scatta immediatamente la passione. Lou s’innamora perdutamente, ma le chiede subito se lei non sia una di quelle ragazze eterosessuali curiose. Ha un codice personale di lealtà verso sé stessa e la sorella Beth (Jenna Malone) da cui non devia. Invita però Jackie subito a vivere con lei, le trova spazio nella sua esistenza solitaria, si prende cura di lei: la sua vita è profondamente scossa dalla sconosciuta, che a differenza sua ha viaggiato, ha un sogno, una meta, un piano.

Il rapporto da Jackie e Lou sarà al centro di Love Lies Bleeding, un thriller pulp violento ed erotico che si butta di testa nei codici e nelle soluzioni dei b-movie, pur essendo un titolo di altissimo livello prodotto da A24. Le interpretazioni di O’Brian e Stewart sono veramente da olimpo del cinema queer per chimica, intesa, ma anche capacità di tirarsi fuori reciprocamente il peggio. Entrambe le ragazze infatti hanno un passato intriso di sangue e navigano la relazione immergendosi nelle oscurità della vita dell’altra, rivelandone feticismi, debolezze, segreti.

Una grande Kristen Stewart guida un cast stellare

Kristen Stewart in particolare tira fuori una sincerità disarmante interpretando Lou, in un ruolo che palesemente sente come proprio e che le regala una gamma incredibile d’espressioni, che va dall’assolutamente drammatico al comico, con continui cambi di registro. Anche i comprimari sono una benedizione. Ed Harris è quel tipo di padre padrone di cui si percepisce la pericolosità anche solo dalla voce che esce dalla cornetta del telefono. Persino Jenna Malone nei panni della moglie picchiata dal marito tira fuori sul finale un nerbo inaspettato, per non parlare di Daisy; così sciocca, così irritante, così irresistibile.

Glass dal canto suo realizza una regia che sottolinea ed esaspera sia una vena di dark humour che si sposa alla perfezione con la tensione di questo thriller (i tentativi di Lou di smettere di fumare sono una perfetta punteggiatura della storia) sia un’ossessione cronenbergiana per il corpo muscolare di Jackie. Nell’altra faccia degli anni ‘80 raccontata qui c’è l’utilizzo di ormoni steroidei, regalati a Lou a Jackie, presentato in maniera assolutamente neutra, naturale.

Alle iniezioni di ormoni è legato il risvolto più inaspettato del film. Con quanto fino a qui raccontato Love Lies Bleeding sarebbe stato un ottimo film, con un certo gusto del pulp nel mostrare cadaveri e omicidi, ma tutto sommato ben piantato nella realtà. Glass decide di rilanciare, e inserisce un risvolto visionario, che trasforma il film in una sorta di leggenda metropolitana statunitense, in una lore da mostri della Universal, da American Gods. La scelta è fortissima, d’impatto e destinata a essere divisiva. Io personalmente l’ho trovata il gran colpo da maestro che eleva ancor di più il film. Rende visivamente alla perfezione come l’amore tra Lou e Jackie diventi così grande da permettere a una di salvare l’altra, di rimettere il prospettiva il dominio paterno da cui è schiacciata.

E pazienza se a unirle c’è anche una netta, radicata predisposizione a risolvere i propri problemi con l’omicidio. Lou e Jackie possono correre in un paesaggio violaceo da favola, scintillante, in cui mancano solo gli unicorni: sono diventate leggende, di quelle che vengono portate in giro dagli autostoppisti. La loro corsa liberatoria, gioiosa non incontrerà la caduta del truck di Thelma &Louise, mai mostrata ma inevitabile, come la gravità. Il loro truck continuerà a percorrere le strade d’America, fermandosi per lasciare ai lati della strada l’occasionale cadavere. Come Nomi, Jackie e Lou continueranno a percorrere le route statunitensi, perché sono riuscite a risalire, insieme, dal crepaccio dei segreti inconfessabili del loro passato di donne sole.