La recensione di The Burial - Il caso O’Keefe: un legal drama con Jamie Foxx e Tommy Lee Jones tratto da una storia vera

Su Prime Video è disponibile The Burial - Il caso O’Keefe, una storia giudiziaria ispirata da fatti realmente accaduti e da una sentenza epocale. In aula Jamie Foxx e Tommy Lee Jones ci regalano due interpretazioni perfette.

di Chiara Poli

Due premi Oscar, Jamie Foxx (per Ray) e Tommy Lee Jones (per Il fuggitivo). Una storia vera. Una sentenza epocale.

The Burial - Il caso O’Keefe è l’appassionante racconto di un caso giudiziario nell’America degli anni ’90 che fece giustizia in così tanti modi che riassumerli tutti è difficile.

La corruzione, la discriminazione, lo sfruttamento della parte più povera della popolazione del Sud del Mississippi finisce al centro di un processo spettacolare, magistralmente interpretato dalle due star in questo film che unisce dramma e commedia. Con una colonna sonora notevole. Disponibile su Prime Video.

La trama di The Burial - Il caso O’Keefe


Mississippi, 1995. Jeremiah “Jerry” O’Keefe ha 13 figli. Lavora nel settore delle pompe funebri: possiede diverse agenzie funebri, oltre a un’assicurazione per polizze dedicate al settore. Dopo molti anni di lavoro si trova in difficoltà finanziarie. Il suo avvocato, Mike Allred (Alan Ruck, Succession) gli propone di incontrare in Canada l’imprenditore Ray Loewen (Bill Camp, La regina degli scacchi), magnate del settore funerario. Mike propone a Jerry di acquistare 3 delle sue agenzie, rinunciando anche a vendere polizze nel sud, la zona di O’Keefe, con una delle sue 300 e oltre compagnie assicurative. Ma il tempo passa e l’accordo non si formalizza.

Un compagno di college del figlio, Hal Dockins (Mamoudou Athie, Jurassic World - Il dominio), appena diventato avvocato, capisce che Loewen sta imbrogliando O’Keefe e gli consiglia di fargli causa. Dopo aver incontrato Mike, Hal consiglia a Jerry e di assumere un altro avvocato: Willie E. Gary, avvocato milionario che lavora in Florida e che non perde mai una causa. Willi e tutti i soci del suo studio sono neri, così come i loro clienti.  E la causa si terrà in una contea del profondo Sud, in una cittadina in cui quasi tutti i residenti sono afroamericani. Nonostante l’iniziale rifiuto di assistere un cliente bianco, alla fine Willie - specializzato in lesioni personali - accetta il caso. Willie alza di oltre 90 milioni di dollari la richiesta di risarcimento contro Loewen, che assume un avvocato con una reputazione micidiale. Lavora con tutti i migliori e più celebri avvocati afroamericani degli Stati Uniti. Si tratta di Mame Downes (la bravissima Jurnee Smollett di Lovecraft Country), che non è solo afroamericana. È anche una donna. La moglie di Jeremiah O’Keefe, Annette (Pamela Reed, Un poliziotto alle elementari), cerca di dissuaderlo da questa folle iniziativa legale, facendolo ragionare. Ma Jeremiah non sente ragioni e va avanti: sarà l’inizio di una battaglia legale appassionante, ricca di colpi di scena e di colpi bassi. Fino a una sentenza che ha fatto storia.

La recensione di The Burial - Il caso O’Keefe


Il film diretto da Maggie Betts (La scelta), regista e sceneggiatrice afroamericana che ha scritto anche il copione insieme a Doug Wright (Quills - La penna dello scandalo), nasce da un articolo. Un articolo scritto da Jonathan Harry su The New Yorker relativo al caso giudiziario in questione e al corollario sulla questione razziale che l’ha accompagnato dall’inizio alla fine.

Bett e Wright hanno studiato il processo, le carte e la documentazione relativa alla vicenda reale, ai protagonisti e alle loro vite, e hanno fatto un ottimo lavoro: The Burial è un film appassionante, emozionante, che ispira.

Il vero Willie Gary, che compare dopo i titoli di coda insieme a Jamie Foxx - suo interprete - in un cameo, segue le informazioni sulla vicenda reale che seguirono la sentenza pronunciata al processo.

E scena dopo scena, quel raro senso di giustizia che trionfa in tribunale, evento purtroppo raro nella realtà, si trasforma in una soddisfazione personale.

Siamo tutti dalla parte del querelante. Siamo tutti dalla parte delle vittime di questa storia. Siamo tutti affascinati dalla tenacia di Gary, dall’onestà e dall’integrità di O’Keefe, dal riconoscimento di un sistema sbagliato e truffaldino che faceva fare a una persona - il signor Loewen, a capo della propria azienda - una vita da milionario mentre i suoi clienti venivano trattati in malo modo.

C’è tanta storia americana in questo film. Risaliamo fino alla Guerra di Secessione e alla schiavitù. Torniamo indietro per riguardare la storia degli anni ’90 e del “processo del secolo”, quello che vedeva O.J. Simpson imputato per duplice omicidio, che ancora oggi continua a far discutere vecchie e nuove generazioni di giuristi.

La macchina da presa passa dai primissimi piani dei testimoni sul banco accanto al giudice alle riprese di ampio respiro degli alberi sorti sopra i resti di indicibili orrori.

The Burial - Il caso O’Keefe è un film che inserisce le battute e le note musicali “leggere” nei momenti emozionalmente più impegnativi, ma che sa anche restare nei canoni classici del legal drama mentre ci stupisce con un colpo di scena dopo l’altro in un’aula di tribunale destinata a rimanere negli annali.

The Burial: le tensioni razziali e la questione della discriminazione


Il caso O’Keefe divenne celebre non solo per la sentenza destinata a scrivere un pezzo di storia processuale negli Stati Uniti, ma anche perché trasformò - di fatto - una questione contrattuale in una razziale e in un eclatante caso di corruzione aziendale.

Willie Gary ha deciso di studiare legge e diventare avvocato dopo aver subito l’ennesimo episodio di discriminazione da parte di un bianco. Jerry è un brav’uomo del Sud - nato e cresciuto in Mississippi - che nonostante abbia superato i 75 anni non ha mai (ed è quindi nato nel 1920, vivendo i suoi primi 48 anni in piena segregazione razziale), mai in vita sua pensato che gli afroamericani fossero diversi dai bianchi. E che da sindaco aveva vietato ai membri del Ku Klux Klan di agire nel territorio che governava. In un’epoca in cui opporsi al KKK non era esente da rischi, anzi.

Negli Stati Uniti, soprattutto nel Sud del Paese, a oltre un secolo dalla Guerra di Secessione, a metà degli anni ’90 esiste ancora, purtroppo, una seria questione razziale. Siamo nell’anno del processo a O.J. Simpson per l’omicidio della ex moglie Nicole Brown e di Ronald Lyle Goldman. Quello che venne definito “il processo del secolo”, e che tutti sappiamo come andò a finire, proprio per paura delle conseguenze delle tensioni razziali del periodo.

Inutile girarci intorno: nel processo O’Keefe contro Loewen la questione razziale era protagonista. Sia per il luogo in cui si svolgeva, sia per il momento storico, sia - non secondario - per la “politica” dei prezzi della Loewen che, nelle contee povere a maggioranza afroamericana, aumentava a dismisura i prezzi.

Corruzione aziendale, discriminazione, truffa. Non entro nel dettaglio: guardate questo film, scoprirete tutti i retroscena della vicenda.