La meravigliosa storia di Henry Sugar, la recensione del mediometraggio di Wes Anderson

Il mediometraggio tratto da un racconto breve di Roald Dahl

La meravigliosa storia di Henry Sugar la recensione del mediometraggio di Wes Anderson
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"Lo so: sarà difficile spiegare al pubblico che vale la pena uscire ed andare al cinema per assistere ad un film dalla durata di 40 minuti. Ma mettiamola così: a me piace sia andare al cinema sia andare a cena fuori...con questo film è possibile fare entrambe le cose!".

Sono queste le ironiche dichiarazioni di Wes Anderson che accompagnano la sua nuova opera presentata alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia numero 80, e che segue di pochi mesi la croisette di Cannes del suo Asteroid CityLa meravigliosa storia di Henry Sugar.

Il mediometraggio si pone dunque in piena continuità sia con la poetica sia con la filmografia del cineasta texano, che non vede questa opera come un intermezzo rispetto ai suoi classici lungometraggi ma come una pellicola che può inserirsi a pieno titolo nella sua carriera.

Del resto sin dai tempi di Fantastic Mr. Fox, Anderson si è sempre dimostrato molto legato ad un grande della narrativa per ragazzi come Roald Dahl.

In questo film, realizza dunque una trasposizione di un suo racconto breve molto sottovalutato.

La storia narrata in prima persona da Dahl stesso (Ralph Fiennes) è una piccola matrioska in cui le storie si intrecciano fino a tornare al punto di partenza dello stesso scrittore inglese.

Rendendoci dubbiosi (aspetto questo da non sottovalutare nell'ambito della settima arte) fino all'ultimo sulla veridicità o meno della storia narrata.

La meravigliosa storia di Henry Sugar, la recensione del mediometraggio di Wes Anderson

Roald Dahl racconta la storia del ricco ed avaro Henry Sugar (Benedicth Cumberbatch) che trova casualmente dentro la sterminata biblioteca di famiglia un curioso libro sulla storia di un uomo (Ben Kingsley) che nell'India pre-indipendenza ha la capacità non solo di leggere, ma anche di vivere appieno ed a tutti gli effetti anche se sprovvisto di vista.

Compresa la tecnica del saggio indiano, Sugar decide di dedicare tre anni della sua vita all'apprendimento di questa tecnica.

E con successo. Salvo poi rendersi conto che una tale capacità più che per l'arricchimento o la gloria personale conferisce gioia solo se messa a disposizione della comunità.

Come scritto, il film si configura come un'opera a pieno titolo di un regista. E non come un mero intermezzo.

Troviamo dunque tutti i capisaldi della filmografia di Anderson: gli attori feticcio (i quattro attori principali interpretano ognuno più di un ruolo), le inquadrature simmetriche, le definite scelte cromatiche.

Una narrazione che gioca col pubblico dando vita a dialoghi sia rivolti ai personaggi sia al pubblico in sala.

Ma è proprio questa ordinarietà nell'opera che porta ad un senso di straniamento. Come se ci si trovasse di fronte al solito film di Anderson ma dalla durata più breve.

La meravigliosa storia di Henry Sugar, la recensione del mediometraggio di Wes Anderson

Senza particolari innovazioni di linguaggio o che possono portare un valore aggiunto allo spettatore.

Un altro Anderson (Paul Thomas) quando ha deciso di realizzare mediometraggi ha compiuto invece scelte diametralmente opposte. Come ben testimonia il documentario (a proposito di India) Junun sul viaggio del musicista Jonny Greenwood tra la musicalità del Rajasthan.

Un'opera dunque per i patiti di Wes Anderson. E che nonostante la forma innovativa, non toglie e non aggiunge nulla su questo su quello che sappiamo del cineasta texano.

 

La meravigliosa storia di Henry Sugar

Rating: Tutti

Durata: 37'

Nazione: Stati Uniti d'America, Regno Unito

5

Voto

Redazione

Il protagonista de La meravigliosa storia di Henry Sugar Crediti NetflixAmerican Empirical Pictures

La meravigliosa storia di Henry Sugar

Wes Anderson porta a Venezia uno strano mediometraggio tratto da un racconto breve di Roald Dahl, ma tenendo ben saldi i suoi principi di cinema che lo hanno reso famoso in tutto il mondo.