Caramelo: un film che scalda il cuore senza sorprendere
Un giovane chef e un cane randagio stringono un legame indissolubile quando il primo riceve una diagnosi che cambierà tutto. Dramma brasiliano su Netflix.
Pedro è un giovane cuoco con la testa piena di sogni e le mani abili di chi ha fatto della cucina la propria ragione di vita. Lavora come chef in seconda in un rinomato ristorante di San Paolo, creando ricette innovative che possano elevare i piatti della tradizione locale e popolare. La sua routine quotidiana viene scombussolata dall'incontro casuale con un cane randagio dal pelo color caramello. Il primo incontro avviene al mercato, dove Pedro assiste divertito ai tentativi del quadrupede di rubare una salsiccia dalla bancarella del macellaio. Da lì l'animale finirà per seguirlo fino al ristorante e poi anche sotto casa, manifestando un'insistenza che va oltre la semplice fame.
È Camila, l'affascinante proprietaria di un rifugio per animali, a notare un comportamento insolito e ricorrente, ovvero come Caramelo - il nome dato alla bestiola ormai adottata - continui a leccare ossessivamente la testa del suo nuovo padrone, un atteggiamento che potrebbe indicare la percezione di qualcosa che non va. Il protagonista, che da qualche tempo soffriva di forti mal di testa e capogiri, decide di sottoporsi a dei controlli medici e la diagnosi è devastante: un tumore al cervello potenzialmente mortale. In questo momento di panico e incertezza assoluta, Pedro realizza che non è Caramelo ad aver bisogno di essere salvato, ma il contrario, ed è lui che necessita come non mai della compagnia incondizionata del suo fresco amico a quattro zampe.
Caramelo: tutti i colori del dramma
Caramelo, diretto da Diego Freitas che qui co-firma anche la sceneggiatura, si inserisce in quella lunga lista di produzioni che vedono gli animali determinanti per le esistenze dei loro compagni umani, puntando sull'emotività schietta e su un messaggio quanto mai positivo riguardo l'adozione di cani randagi piuttosto che all'acquisto di razze costose. In questo caso si è scelto di ibridare le atmosfere solitamente più zuccherose con quelle più cupe del cancer-movie, in una confezione che strizza sicuramente l'occhio al grande pubblico di Netflix ma che, pur cedendo ad alcune ovvietà, riesce a dare un ritratto relativamente credibile della malattia e dei vari step di accettazione ad essa relativi.
Fin dal titolo l'operazione intende celebrare apertamente la "caramelo", quella razza mista dal pelo fulvo che popola le strade brasiliane e che rappresenta un simbolo di resilienza e adattabilità in condizioni estreme, creando una sorta di più o meno (in)volontario parallelismo con le sorti del protagonista. Il regista dirige con una certa sensibilità, lasciando che sia il rapporto tra Pedro e Caramelo a guidare gli eventi chiave della narrazione, con la più banale, ma non disprezzabile, love-story d'ordinanza a supporto per infondere un sentimento di speranza. La storia alterna momenti di leggerezza - con il cane che semina scompiglio nell'appartamento di Pedro o si intrufola in cucina causando piccoli o grandi disastri - a passaggi più tesi e sofferti, legati alla patologia estremamente grave. Si cerca un approccio misurato, che punta alla speranza e alla celebrazione della vita piuttosto che alla commiserazione, e in questo anche la pur presente retorica risulta più genuina del previsto.
Tutto come previsto?
Il problema principale dell'operazione risiede nella sua prevedibilità di fondo. Fin dalle primissime scene è chiaro dove la storia andrà a parare, e lo stesso epilogo finisce per essere abbastanza scontato date le premesse e l'anima comunque commerciale del film, che tale rimane anche nei suoi istanti più sinceri e verosimili. Il percorso emotivo di Pedro appare prestabilito: negazione della malattia, accettazione, riscoperta di ciò che conta davvero nella vita prima che sia troppo tardi e l'amore salvifico, sia quello materno o quello appena trovato con la ragazza dei suoi sogni, mentre il legame con il cane cresce ed evolve in scene clou. Scelte legittime, ma che tolgono il potenziale effetto sorpresa.
Rafael Vitti interpreta Pedro con discreta naturalezza, riuscendo a rendere credibile il percorso del suo personaggio senza scadere in un eccessivo patetismo. Certamente il co-protagonista a quattro zampe rischia di rubargli spesso la scena, ma l'alchimia tra i due è comunque palpabile e in grado di emozionare uno spettatore pronto a farsi commuovere.
Ci troviamo davanti a un film che conosce perfettamente i propri limiti e si muove all'interno di essi con una certa dimestichezza, puntando sull'usato assicurato di messaggi positivi e buoni sentimenti, trovando nel cast - sia questi su due piedi o su quattro zampe - un credibile veicolo di coinvolgimento.