Brick, la recensione: una prigione misteriosa nel film Netflix che si chiude su se stesso

Gli inquilini di un palazzo si ritrovano alle prese con qualcosa di spaventoso quando ogni via di fuga dall'edificio è sigillata da un materiale di origine sconosciuta.

Brick, la recensione: una prigione misteriosa nel film Netflix che si chiude su se stesso

Tim e Liv sono alle prese con l'ennesimo tentativo di ricucire il loro rapporto dopo una tragedia che ha profondamente segnato la loro vita di coppia. Ma il vaso ormai è colmo e la donna ha deciso di andarsene, trovandosi però davanti a una sorpresa tanto inaspettata quanto inquietante. L'appartamento dove i due convivono infatti è come sigillato da una muratura magnetica di color nero, che impedisce loro di varcare la soglia di casa. 

Come scopriranno presto i protagonisti di Brick, ogni potenziale via di fuga è loro preclusa: anche le finestre sono bloccate ermeticamente da questo materiale misterioso. In preda al panico, riescono a entrare in contatto con i vicini, una coppia di tossici, e insieme a loro cercano un modo per trovare un'uscita. L'unica è "scendere" e così facendo uniranno le forze con altri inquilini del palazzo, che si sono ritrovati alle prese con la medesima situazione.

Al centro di Brick una storia già vista

La premessa, promettente sulla carta, si muove tra la metafora psicologica e il thriller claustrofobico, perdendo però progressivamente di personalità e di interesse con lo scorrere dei minuti. Questa produzione tedesca, nuova esclusiva del catalogo Netflix, è infatti ben più che derivativa, con titoli come la saga di Cube - Il cubo o il più recente dittico de Il buco a far capolino all'interno di una sceneggiatura che sottolinea la sua vena citazionistica, tirando in mezzo Matrix e le intelligenze artificiali, Squid Game e la moda delle escape room e molto altro ancora.

I cento minuti di visione sembrano un frullato di cultura pop e cinema fantascientifico entrati nell'immaginario comune, non riuscendo a trovare spunti originali in una storia che si muove su step prevedibili, soprattutto per ciò che concerne la gestione delle figure secondarie. D'altronde il cuore del racconto si focalizza su questa coppia in crisi, del quale scopriamo il dramma vissuto in passato e che l'ha portata ora sull'orlo della rottura: muri reali e muri emotivi, in un dualismo che avrebbe potuto e dovuto essere sfruttato meglio per non risultare soltanto una gratuita esposizione del dolore. 

L'isolamento forzato di questo ridotto numero di personaggi è caratterizzato su archetipi vari: troviamo la coppia di drogati potenzialmente schegge impazzite, l'anziano con la nipote, il complottista e così via, con una gestione dei rapporti interpersonali che si fa relativamente facile, fino a quell'epilogo che offre una risposta poco soddisfacente.

Idee e volti di un film che ci prova ma non ci riesce

Brick invece di amplificare la tensione finisce per annacquarla in dinamiche di gruppo sempre più surreali e poco credibili, con tanto di riferimenti al fantomatico Nuovo Ordine Mondiale e a minacce di origine sconosciuta, militari aliene esse siano. La scoperta di cadaveri, codici cifrati e ipotesi cospirazioniste cerca di variegare la narrazione, ma non riesce mai ad arrivare a un effettivo punto di svolta o a un senso di minaccia tangibile. La tensione finisce così per essere forzata e dipendente più da quel - o meglio da chi - è dentro e non da cosa si cela al di fuori, con utensili da lavoro come il martello che diventano pericolose armi da guerra e la più classica delle pistole di Cechov che come tale dovrà sparare prima o poi.

Brick, la recensione: una prigione misteriosa nel film Netflix che si chiude su se stesso

L'anima ludica ha il merito di offrire un palcoscenico discretamente suggestivo nello sfruttamento di questi spazi chiusi che diventano specchi delle prigioni domestiche, e un minimo di curiosità spinge ad andare avanti, pur sfruttando diverse forzature qua a là. Il cast non eccelle particolarmente, anche se la sintonia tra i due personaggi principali è a tratti palpabile: d'altronde si è scelto di "vincere facile", giacché i due interpreti Matthias Schweighöfer e Ruby O. Fee formano una coppia anche nella vita reale fin dal 2019. 

Il risultato è un film che ambisce al simbolismo ma inciampa nel proprio credo, costruendo un'ambientazione che mostra e non mostra, sbilanciando e mancando la giusta sintesi. Le tematiche del lutto, della colpa e dell’isolamento restano sullo sfondo, sulle superficie di quella parete apparentemente inespugnabile che diventa un silente nemico da abbattere ad ogni costo. 

 

Gallery

Brick (2025)

Rating: Tutti

Nazione: Stati Uniti

5

Voto

Redazione

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Brick (2025)

Le potenzialità c'erano tutte, ma nella fase di costruzione del racconto si è finito per cadere sotto le alte aspettative, finendo per risultare una scialba operazione derivativa del cinema post-Cube - Il cubo (1997). Un edificio dal quali gli inquilini non possono uscire, poiché bloccati da un misterioso materiale di origine sconosciuta e dalle capacità magnetiche, diventa teatro di rese dei conti amare e nuove consapevolezze. Ma il muro che oltre esternamente poteva tingersi di sfumature metaforiche non da poco resta soltanto in quella dura superficie, con la sceneggiatura che prende la storia a martellate, come quei protagonisti picchiano duro cercando una via d'uscita da quella claustrofobica prigione. Una trappola non soltanto per loro, ma anche per lo spettatore che a fine visione avrà più interrogativi che risposte, nonostante un epilogo fin troppo rivelatore. 

 

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