Mad God – In 2K il film di Phil Tippet con 30 anni di lavorazione

Tra effetti speciali affascinanti quanto antichi, un disturbante viaggio per un mondo creato da un dio malevolo

di Claudio Pofi

Prodotto, scritto, diretto, disegnato e in gran parte animato dal leggendario maestro degli effetti visivi Phil Tippett (franchise Guerre Stellari, Starship Troopers, Twilight, Robocop, e Jurassik Park solo per citarne alcuni), questa straordinaria opera realizzata per lo più con animazione in stop-motion, qualche interprete umano e la successiva aggiunta di elementi digitali, è stata in sviluppo a fasi alterne per circa 30 anni - il che l'ha resa una delle produzioni temporalmente più lunghe della storia del cinema.

Secondo quanto riferito da Tippett, creava e portava in scena le sue creature per paesaggi infernali nel tempo libero, al di fuori degli impegni lavorativi sui set. Mad God è un'opera affascinante per la messa in scena, articolata realizzazione all'interno di una sarabanda di elementi narrativi in parte solo tratteggiati e più sfuggevoli, con una sceneggiatura costretta a sforzarsi di tenere le fila del racconto.

Il fil rouge è quello di una sorta di palombaro, calatosi per ambienti infernali per svolgere una misteriosa missione, mentre il testo del Levitico a prologo del racconto prende forma. Parole che tratteggiano la follia di un dio spietato e sanguinario, padrone di un universo soffocato nell'oscuro e macabro, con un insidioso grado di contaminazione che non sembra aver risparmiato nulla e nessuno. 

Il film è privo di dialoghi, eccetto alcuni grugniti e versi da parte di creature altrettanto spiacevoli. Al fascino delle immagini non segue più di tanto quello narrativo, con troppi elementi fine a sé stessi affogati in un'atmosfera che sa di rancido. Influenzato dall'arte di Hieronymus Bosch, chissà quale avrebbe potuto essere il risultato finale se Tippet avesse unito le forze con artisti visionari del calibro di David Lynch, Jan Švankmajer, Hansi Rudi Giger e certo non ultimo Guillermo del Toro. Nel piccolo cast anche il regista e attore Alex Cox e il bulbo oculare dello stesso Tippett.



Tra riprese digitali (presumibilmente 2K) e analogiche 35 mm, questa edizione presenta il film nella versione 1.78:1 (1920 x 1080/23.97p) prossima all'originale 1.85:1, codifica AVC/MPEG-4 su BD-50 doppio strato. Tecnicamente di altissimo livello, il risalto dei dettagli anche nei campi lunghi è eccellente, percependo anche i più piccoli particolari rendendo possibile seguire l'incredibile lavoro animato. Un viaggio affascinante tra scelte di luce e colore, un quasi costante chiaro scuro in cui è immerso il racconto. Considerando il materiale nativo di partenza è da escludersi una (sensata) edizione 4K con rescaling forzato. L'unica traccia DTS-HD Master Audio 5.1 canali (24 bit) è uno spettacolo tutto da ascoltare, suggestiva, inquietante, carica di elementi sia frontali che posteriori, con qualche buona entrata del subwoofer.

Tra gli extra segnaliamo il making of di 10' minuti alla scoperta della produzione; dietro le quinte delle ultime scene a conclusione dell'opera (12'); il regista e l'ispirazione artistica (6'); il processo creativo con i ricordi di Tippett e altri elementi d'influenza (12'); il regista riflette sul lavoro realizzato e l'opera finita (4'); gli studenti dell'Academy of Art University parlano della collaborazione con il Tippett Studio (5'): trailer. Sottotitoli in italiano. Incluso libretto di approfondimenti testuali a cura di Nocturno editore.