Crow Country, orrori dal passato – Anteprima PC

L’anteprima della demo del survival horror vecchio stampo di SFB Games, un breve assaggio di un prodotto dal grande potenziale per gli amanti del genere con qualche anno sulle spalle

di Jacopo Retrosi

Veste Grafica low poly? Check. Filtro delle immagini in stile tubo catodico? Check. Enigmi da carta e penna? Check. Gestione oculata delle poche munizioni e risorse a disposizione? Check. Ok, c'è tutto. Crow Country fa proprie le dinamiche dei survival horror degli anni ‘90 e non se ne vergogna affatto, anzi si avvicina pericolosamente all’epoca di riferimento con una presentazione che pare uscita direttamente dalla prima PlayStation, dall’impatto visivo alle atmosfere, senza trascurare effetti e piccole accortezze che danno all’opera SFB Games un look retrò davvero affascinante.

Il parco giochi abbandonato del titolo, il Crow Country per l’appunto, è un palco perfetto per proporre anfratti inquietanti e creature raccapriccianti senza venire meno a sprazzi di colore e particolari più “giocosi” che stridono con un level design costruito intorno a trappole, mostri e corridoi bui, posizionati in spazi non così angusti (almeno così ci sono sembrati gli ambienti della demo) che consentono di respirare mentre si analizzano tracce e si schivano le amenità che popolano il mondo di gioco. 

Musichette allegre alternate a motivi sinistri e versi disumani chiudono un quadro davvero allettante, creando un’atmosfera palpabile e da cuore in gola, complice l’ottima realizzazione di modelli e fondali, ricchi di dettagli ma non troppo, quasi grezzi in alcuni casi, per non tradire la sensazione di “viaggio nel tempo” che si prova esplorando le (poche) aree della demo.

La trama ci vede nei panni di Mara Forest, agente speciale alla Jill Valentine dei tempi d’oro, impegnata nelle ricerche del proprietario del Crow Country, scomparso misteriosamente due anni prima, evento che ha segnato la chiusura e l’abbandono del parco. Le prime battute di gioco sono costellate da note lasciate dai dipendenti del posto, che forniscono indizi su come proseguire e sulla storia di come il Crow Country è stato costruito e di alcune circostanze bizzarre che hanno anticipato il fattaccio. 

Il sistema di controllo è limato all’osso (lo si potrebbe giocare con il primo Dualshock per intenderci), con uno schema di movimento libero (va bene essere vecchio stampo, ma è un bene che i tank controls li abbiano lasciati a casa) e persino di mira libera, ma per farlo sarà necessario fermarsi sul posto, rischiando di lasciarsi avvicinare troppo dalla minaccia di turno. Una soluzione a singolo analogico, insomma, mentre la seconda levetta viene utilizzata per ruotare la telecamera, utile per avere un’idea quanto più chiara possibile del livello circostante.

L’HUD è minimale e compare solo in modalità mira con il conteggio delle munizioni rimanenti o durante la selezione di un oggetto chiave dall’inventario, mentre l’indicatore della salute si trova in un apposito menù (che fa molto Resident Evil d'annata), lasciando a indizi come macchie di sangue sul vestito o un passo incerto il compito di segnalare eventuali danni accumulati. Il livello di difficoltà non ci è sembrato proibitivo, con nemici lenti e tanto spazio di manovra per girargli intorno, più abbondanti pallottole e strumenti di cura, ma confidiamo che nelle fasi successive al prologo la musica cambierà radicalmente. E a proposito di musica, ottima la trovata in stile Silent Hill di indicare mostri in zona con un cambio della traccia di sottofondo, da suadenti melodie (quella usata nelle stanze di salvataggio in particolare è un bijoux) e rumore bianco a stridii e toni sgraziati. 

C’è tanto con cui interagire, tra elementi di scena, pareti e pavimenti, denotando scenari densi e molto curati, piacevoli da esplorare nonostante una compagnia poco accomodante, e in caso si rimanga bloccati (perché succederà, basta mancare un foglio di carta e si comincia a girare a vuoto) si può sempre chiedere un suggerimento (in quantità limitata e molto vaghi, ci mancherebbe).

Abbiamo già elogiato la veste grafica, i cui modelli poligonali approssimativi ricordano un po’ quelli di Final Fantasy VII, le prestazioni sono solide con tempi di caricamento però tangibili tra una transizione e l’altra (ma considerato il tipo di gioco non ci stupirebbe se fossero “simulati”), e l’esperienza, per quanto breve, è davvero avvincente, con tanti misteri ancora da risolvere ed enigmi semplici sulla carta ma di quelli in cui bisogna prestare attenzione o si perde la bussola. La nostra prova si è dimostrata dunque assolutamente positiva e non vediamo l’ora di mettere le grinfie sull’opera completa. Nel frattempo, se volete provare la demo la trovate su Steam e sul PlayStation Store, e noi ve la consigliamo caldamente, soprattutto se vi piacciono gli horror duri e puri con un tocco (ma diciamo pure una secchiata) di nostalgia.