Adolescence, Hacks, The Studio, The Pitt sono le serie dell’anno secondo gli Emmy Awards
Snobbati alcuni dei favoriti dell’edizione, gli Emmy hanno incoronato quattro serie dell’ultima stagione come le migliori dell’annata, facendo ottime scelte rispetto al passato.
Nonostante le tante nomination raccolte, quella appena trascorsa non è stata l’annata né di The Bear né di The White Lotus. Con Shgun in panchina (le riprese della stagione due cominceranno a Vancouver il prossimo gennaio), Succession ormai concluso e Stranger Things ai blocchi di partenza, i votanti degli Emmy Awards si sono finalmente decisi a guardare oltre i titoli che attenzionano ormai da anni, premiando alcune serie recenti o esordienti che sono state molto amate dalla critica e dal pubblico.
Adolescence si conferma la miniserie dell’anno
La vittoria di Adolescence l’aspettavano un po’ tutti: la serie inglese più vista di sempre su Netflix non aveva o quasi virtualmente concorrenza nella categoria dedicata alle miniserie, dal ridotto numero di episodi. Così si è portata a casa ben sei statuette: quella di miglior miniserie e ben tre premi agli intepreti nominati, tra cui l’emmy come miglior attore non protagonista al giovanissimo Owen Cooper, l’adolescente del progetto (il più giovane attore di sesso maschile a vincere un Emmy nella storia del premio). Sarebbe da definire come una serie imperdibile, se non fosse che i numeri raccontano di come gran parte del pubblico l’abbia divorata, nonostante il tema non facile da affrontare, tra incel e violenza contro le donne. Adolescence infatti esplora una caso di cronaca nera drammatico che coinvolge un giovane adolescente non da vittima, ma da perpetuatore. Con l’espediente del piano sequenza cala lo spettatore totalmente nella storia, al fianco del ragazzino, degli investigatori e dei genitori del ragazzo, che rimangono sconvolti nel scoprire un lato oscuro che non avevano mai sospettato nel figlio.
The Studio stravince e fa la storia, sotto molti aspetti
Altra grande conferma delle previsioni della vigilia è stata la vittoria, anzi, il trionfo di The Studio, la comedy targata AppleTV+ che ha come ideatore e protagonista Seth Rogen. È una vittoria storica, per molte ragioni, a partire dal fatto che per la prima volta la casa di Cupertino diventa l’emittente con la serie più premiata della serata: nessuno batte i tredici premi raccolti da questa commedia a sfondo hollywoodiano che racconta le peripezie di un produttore che diventa colui che prende le decisioni a capo di una major hollywoodiana in un momento di grande crisi per la stessa. HBO mantiene il comando come emittente con più premi complessivi nella serata. ma Apple cercava con le sue serie un’affermazione simile da tempo.
C’era andata vicino con un’altra comedy, Ted Lasso, qualche anno fa. Stavolta ha fatto breccia nel cuore dei votanti, complice l’amore che da sempre Hollywood dimostra di provare per film e serie che la raccontano nei suoi dietro le quinte. La particolarità di The Studio infatti è di includere nel suo cast una grande quantità di guest star nel ruolo di sé stesse (o di una versione ironica ed esagerata del proprio personaggio pubblico), un po’ come accade nella serie francese Call My Agent. Insomma, la serie risulta tanto più divertente quanto più si ha familiarità con i meccanismi che regolano hollywood, tra party a casa di Charlize Theron a cui finalmente si viene invitati quando arriva al promozione, progetti di Martin Scorsese (alla sua prima nomination agli Emmy come attore) da cassare con tatto e tutta una serie di battute e riferimenti da veri insider.
Il trionfo di The Studio è tanto più importante considerando che è entrato in corsa con la sua prima stagione, all’esordio, mentre storicamente le comedy ci mettono qualche stagione a entrare davvero nelle grazie di questo premio. È stata davvero al serata di Apple dunque, che ha centrato anche due premi per gli interpreti di Scissione, altra grande hit esplosa alla sua seconda stagione. A portare a casa la vittoria sono stati la “innie” Helly R. di Britt Lower e il Milchick di Tramell Tillman, primo attore afroamericano a conquistare l’Emmy come miglior attore non protagonista in una serie drammatica.
The Pitt è la serie più amata negli Stati Uniti dell’ultima stagione
Sarebbe potuta diventare una doppietta storica che Apple avesse centrato anche la vittoria nella categoria come miglior serie drammatica per la seconda, acclamatissima stagione di Scissione, così come alcuni pronosticavano, sottovalutando però il fenomeno The Pitt. Il medical drama di HBO, che doveva essere una costola della storica serie ER prima che la vedova di Michael Crichton bloccasse il progetto e spingesse i creatori verso una serie originale, è stata la serie più seguita negli Stati Uniti degli ultimi mesi (anni?). Un vero e proprio fenomeno, che settimana dopo settimana ha segnato numeri da record durante la trasmissione in diretta (come non si vedevano a tempo) e poi in streaming su HBO.
Volto di questa rivalsa del genere è Noah Wyle, diventato celebre negli anni ‘90 per il personaggio del dottor John Carter proprio in ER. Con una famiglia da sempre impegnata in ambito medico, l’attore sente da vicino la sensibilità e le istanze di una professione sempre più sotto pressione. Così quando il creatore di ER John Wells l’ha contattato nel post pandemia, è salito subito a bordo del progetto, che ha rinnovato e ammodernato il genere.
Niente love story tra le corsie, niente “investigazioni mediche” alla House MD: The Pitt è il racconto che sfiora il documentaristico di un lunghissimo turno al pronto soccorso di un ospedale della Pennsylvania di un gruppo di nuove leve, internisti e responsabili del primo soccorso. Ogni episodio copre più o meno sessanta minuti del suddetto turno, muovendosi tra la sala d’attesa, le aree di visita e le sale operatorie, seguendo i destini dei medici e dei pazienti, intrecciati in un racconto che affronta senza ingentilirle le asperità di una professione divenuta più difficile nel post pandemia, tra deliri pseudoscientifici, aggressioni al personale medico, necessità di “aziendalizzare” le istituzioni sanitarie e burn out del personale. È un dramma sentito, appassionante e veritiero, che ha tenuto incollata l’America allo schermo settimana dopo settimana e conquistato cinque statuette, tra cui quella per Noah Wyle, a cui sfuggì per ben cinque anni di fila nel ruolo del timido e gentile dottor John Carter al picco della popolarità di ER. I primi episodi di The Pitt arriveranno settimana prossima, dal 24 settembre 2025, su Sky.
Hacks si conferma il titolo bello e invisibile, da riscoprire, dei premi Emmy
L’altra hit di HBO è Hacks, che invece viene premiata dagli Emmy da parecchio, ma in Italia è ancora abbastanza sconosciuta, in quando sparpagliata tra Netflix e Prime Video nelle varie stagioni da cui è composta. Giunta alla quarta stagione, Hacks in un certo senso è il contraltare di The Studio nel mondo della comicità. Le due protagoniste, unite da un rapporto lavorativo non semplice, sono la famosa comica Deborah Vance (interpretata da Jean Smart) e Ava Daniels (interpretata da Hannah Einbinder). La prima è una star che sta perdendo rilevanza a causa dell’età e quindi assume la seconda, una giovane autrice di commedie che ha avuto problemi dopo un tweet controverso ed è stata cancellata, per rinverdire il suo repertorio. La serie, più di nicchia rispetto alle altre finora raccontate, quest’anno è finalmente riuscita a centrare i premi per entrambe le sue protagoniste.