Correre senza mai voltarsi: l’incomprensibile Marathon showcase
Marathon di Bungie si mostra in un nuovo showcase: tanta atmosfera, ma ancora pochi dettagli su gameplay e struttura del videogioco.
È il più banale dei sabati sera, uno di quelli destinati ad essere dimenticati al primo giro di calendario. Rincaso a piedi attraversando, annoiato, il centro storico del mio paesino natale dopo un rigenerante rendez-vous con un paio di amici in chiusura di settimana lavorativa; almeno c’è una bella atmosfera nell’aria, con il primo sole primaverile a scaldare i sanpietrini e animare una piazza lasciata sempre più a morire. Valeva la pena essere all’aperto anche solo per quello, ma ora che inizia ad alzarsi la brezza di metà aprile è il momento perfetto per lasciarsi alle spalle i romanticismi sfocati della stagione e tornare nel bianco abbraccio dell’intonaco domestico. Inizio a ragionare sulla cena, magari nel frattempo accendo Twitch per seguire lo showcase di Marathon; finalmente oggi Bungie ci farà vedere qualcosa, lasciandosi alle spalle tutte le voci di corridoio. Non c’è grande hype da parte mia, principalmente per quel dichiarato formato multiplayer live service che proprio non riesce a prendermi. Ma non importa: è Bungie, un nome che per tutti i nati nel ‘95 ha un significato estremamente radicato. L’occasione perfetta per togliere la nebbia da questo progetto e mostrarci un po’ di concretezza. Mi sbagliavo…
Bungie e l’arte del non apparire trasparenti
Lo showcase, impostato come un classico panel di approfondimento, continua: gli sviluppatori ci raccontano gli anni di lavoro, cosa li abbia portati ad inclinarsi verso un certo gameplay e perché avesse senso riportare queste specifici ingranaggi dentro al reboot di Marathon. Ne parlano come grandi innovazioni, dinamiche mai viste in uno shooter di questo tipo, ribadiscono ben quattro volte la presenza di “moltissime armi”. Mi raccontano per filo e per segno come funzioni un extraction shooter, ad un passo dal citare direttamente il celebre Reddit meme “drop in, shoot, loot, extract, repeat”. Quello che sto guardando da circa un’ora non è una conferenza volta ad invogliare l’acquisto del gioco; assomiglia molto più ad un pitch a dei potenziali investitori, a cui si promettono grandi obiettivi senza aver ancora delineato i bordi degli strumenti per raggiungerli. La parola “survival” viene citata continuamente senza mai elaborarne meccaniche o importanza.
La promessa, ripetuta innumerevoli volte nelle press release, di uno stile narrativo “mai visto prima, in cui le storie e le scelte dei giocatori multiplayer influiranno attivamente sullo svolgimento e sul world building” non solo non viene dimostrata, ma si riflette in un cortometraggio conclusivo diretto da Alberto Mielgo (Love Death & Robots, Spider-Man: Into the Spider-Verse, Tron: Legacy). Quasi dieci minuti visionari, con eccellenti spunti di montaggio e un grado di sviluppo dei personaggi lontano anni luce da quanto mostrato solo qualche istante prima. È l'ennesimo rinnovo del patto con l’utenza, una parvenza di questa narrativa emergente nascosta nel gameplay, ma senza mai mostrarne le implicazioni pratiche. Il social X, come di consueto, ribolle di insulti e, persino al netto del facile odio, ciò che viene a galla è la più pura confusione: confusione per i contenuti di lancio (sei classi, tre mappe), confusione per la struttura commerciale (verrà confermato di lì a breve che non sarà venduto a prezzo pieno, ma non sarà free-to-play), confusione per quello che sarà di Bungie dopo le disastrose notizie trapelate sullo stato finanziario della società. La ‘bolla isolata’ in cui dovrebbe galleggiare il progetto è la stessa in cui negli ultimi 12 mesi, solo tra i grandi, hanno chiuso nomi come Concord, XDefiant, Foamstars, Suicide Squad e Multiversus. Marathon verrà distribuito tra meno di un semestre e ancora non mi è troppo chiaro che gioco sarà. L’ultima volta che ho avuto questa sensazione è stata guardando Redfall di Arkane; spero vivamente di sbagliarmi. Solo che stavolta al complotto del “gioco nato singleplayer e convertito in corsa” purtroppo credo anche io.